SANTI E BEATI

Dicendo santi e beati della famiglia vincenziana ci riferiamo a quelle persone esemplari che hanno praticato le virtù in grado eroico oppure hanno dato la vita, per testimoniare, come martiri, la loro fedeltà al nome di Cristo e al suo insegnamento. Alcuni di questi, circondati da grande fama di santità, sono stati additati come modelli eccelsi di quella santità a cui tutti siamo chiamati. Essi sono, come dice l’Enciclica di Papa Benedetto XVI Deus caritas est (n. 40), i veri portatori di luce all’interno della storia, perché sono uomini e donne di fede, di speranza e di amore. La Famiglia Vincenziana comprende tante congregazioni, associazioni, gruppi e persone che si ispirano a San Vincenzo de’ Paoli, Santa Luisa De Marillac e al loro spirito.  Nell’elenco è presente anche S. Elisabeth Ann Seton, la prima santa statunitense che fondò le Suore della Carità di S. Giuseppe, adottando le Regole delle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli. In questa pagina raccogliamo non solo quelli che sono giunti alla canonizzazione e alla beatificazione ma anche quelli che sono in itinere verso di essa. Abbiamo inserito nell’elenco dei nostri santi e beati anche quelli per i quali è terminata l’Indagine Diocesana con la conseguente consegna alla Congregazione dei Santi per gli ulteriori adempimenti e giudizi. Una volta riconosciute ufficialmente le loro virtù eroiche oppure il loro martirio, si procederà ad una ulteriore indagine diocesana e ad un ulteriore giudizio a Roma su un miracolo ottenuto per loro intercessione (per la beatificazione di un martire tale miracolo non è richiesto). Il Papa Benedetto XVI, ritornando alla tradizione che il Papa Paolo VI e soprattutto il Papa Giovanni Paolo II avevano interrotta, ha stabilito che le Beatificazioni pur autorizzate dal Sommo Pontefice non vengono celebrate dal Papa direttamente, ma da un suo Delegato o dal Vescovo nella Diocesi cui appartiene il Beato. Una volta riconosciuto un ulteriore miracolo richiesto dopo la Beatificazione (ciò vale anche per i martiri), il Papa con la canonizzazione autorizza per questi Santi e Sante il culto pubblico e universale. Senza entrare in un’anali storiografica propriamente critica ed analitica, abbiamo voluto indicare le vie per ulteriori approfondimenti e soprattutto abbiamo voluto suscitare il desiderio di una maggiore conoscenza. Davanti alla figura dei santi il desiderio di conoscere si trasforma in desiderio di imitare. Per citare ancora una volte la Deus caritas est (n.42): Alla vita dei Santi non appartiene solo la loro biografia terrena, ma anche il loro vivere ed operare in Dio dopo la morte. Nei Santi diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino.

Santi

San Giustino de Jacobis

Conosciuto come il padre della Chiesa d’Etiopia, Giustino nacque a San Fele nel 1800. Trasferitosi a Napoli, a 18 anni venne indirizzato verso la comunità dei missionari vincenziani e ordinato sacerdote a Brindisi nel 1824. Nel 1836 tornò a Napoli dove imperversava il colera e lì ebbe modo di dimostrare il suo spirito di dedizione verso i tantissimi malati che i vincenziani curavano. Nel 1839 arrivò in Etiopia e divenne responsabile della regione del Tigrè, operando ad Adua e Adi Kwala dove eresse un seminario per preti locali. Aperto al dialogo con la chiesa copta volle avvicinarla al cattolicesimo con rispetto e amicizia, senza pretendere conversioni ma valorizzandone la cultura. Divenuto vescovo crebbe la sua popolarità, ma causa dello sviluppo della chiesa cattolica nella regione si aprì un conflitto col vescovo copto che sfociò in una persecuzione intrapresa dall’imperatore della zona. De Jacobis e i suoi sacerdoti furono imprigionati. Alcuni morirono in catene ma a Giustino, insieme a pochi altri, venne risparmiata la vita. Espulso, morì di sfinimento presso Zula, in Eritrea. Fu proclamato santo da papa Paolo VI il 26 ottobre 1975.

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Santa Caterina Labouré

Visse con grande umiltà il dono della veggenza, nel servizio dei poveri. Nata nel 1806 in un villaggio della Borgogna, divenne a 24 anni Figlia della Carità. Il 21 aprile 1830, mentre Parigi onorava s. Vincenzo de’ Paoli, Caterina ebbe l’apparizione del santo sopra un piccolo reliquiario nella cappella in rue du Bac. Durante il suo noviziato ebbe diverse visioni, ma le più importanti furono le apparizioni dell’Immacolata della “Medaglia Miracolosa”. La più nota è quella avvenuta il 27 novembre 1830 quando una voce interiore ingiunse a Caterina di far coniare una medaglia che riproducesse la visione con la giaculatoria: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Nessuno, tranne i superiori, seppe mai dei favori celesti concessi a Caterina che, in umiltà e nel silenzio, servì fino alla morte i poveri dell’ospizio di Enghien a Parigi. Quando la sua salma fu esumata le mani che avevano toccato la Madonna e gli occhi che l’avevano veduta apparvero straordinariamente conservati. Fu canonizzata da Pio XII il 27 luglio 1947. Le sue reliquie riposano nella cappella in cui ebbe le apparizioni.

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San Giovanni Gabriele Perboyre

Donò la sua vita per l’annuncio del Vangelo in Cina. Nato in Francia nel 1802, per volere del padre lavorò nella fattoria di famiglia e poté intraprendere gli studi accompagnando il fratello minore a scuola. Era la scuola di Montauban, quella voluta dallo zio sacerdote vincenziano per preparare i ragazzi ad entrare nel seminario. Lì, nel 1817, scoprì la sua vocazione. Possiamo ricostruire la sua storia attraverso un nutrito numero di lettere che si conservano tutt’oggi. Apprendiamo così che si impegnò molto negli studi fino a diventare professore di Teologia, e che una salute molto precaria lo accompagnò tutta la vita, impedendogli inizialmente di poter partire in missione. In una lettera dalla Cina scriverà poi che fin da quando frequentava la scuola aveva avuto l’idea che quella era la destinazione che Dio gli aveva riservato. Nei 5 anni di missione in Cina si impegnò affinché le condizioni dei missionari lì presenti fossero conosciute nella loro reale concretezza. Fu catturato nel 1839 durante una feroce persecuzione anticristiana e giustiziato dopo un anno di prigionia. Venne canonizzato il 2 giugno del 1996.

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San Francesco Régis Clet

Senza riserve spese la sua vita per il Vangelo nelle missioni in Cina. Nacque nel 1748 a Grenoble, eccelse negli studi e divenuto sacerdote vincenziano insegnò Teologia morale ricoprendo importanti uffici nella congregazione. Durante la rivoluzione francese anche la Casa Madre dell’ordine subì gli sconvolgimenti e nel 1791 il Superiore Generale decise di inviare tre confratelli in Cina. Francesco si offrì volontario: aveva 43 anni. Dal suo epistolario apprendiamo che fu un uomo dal grande senso pratico e con un sano umorismo, un uomo ricco di “santità, cultura, salute, fascino”. Nel 1792 raggiunse l’interno della Cina dove predicò in clandestinità e nonostante la difficoltà della lingua, confessando ed esortando i cristiani. Riteneva fosse meglio vivere per la gloria del Signore che morire per essa, “specialmente in Cina, dove i preti scarseggiano”. Fu arrestato nel 1819 con l’accusa di ingannare e corrompere il popolo cinese predicando loro il Cristianesimo. Anche dal carcere, insieme ad alcuni confratelli, continuò a celebrare l’Eucarestia. Fu giustiziato il 18 febbraio 1820. Venne canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 1 ottobre 2000.

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Santa Elisabetta Anna Baley Seton

Donna di carità, attinse la sua forza dalla Santa Comunione. Elisabetta nacque a New York nel 1774 da una famiglia protestante; sposatasi con un ricco commerciante ebbe cinque figli che educò con grande spirito religioso, praticando l’assistenza dei poveri con frequenti e fraterne visite. L’incontro nel 1803 a Livorno coi Filicchi, nobile famiglia cattolica intrisa di virtù cristiane, l’avvicinò al cattolicesimo. L’esempio della loro profonda fede infatti la portò nella basilica di Montenero dove ebbe come una rivelazione circa la presenza reale di Gesù nell’Eucarestia. Tornata negli Stati Uniti dichiarò ufficialmente di staccarsi dal protestantesimo e di voler entrare nella chiesa cattolica. Venne osteggiata e isolata. Solo la Comunione le dava forza e consolazione. Per provvedere alla famiglia aprì una piccola scuola e successivamente venne chiamata a Baltimora con altre sue amiche per aprire una Scuola Femminile Cattolica. Fu il primo nucleo dell’Istituto Religioso «Figlie della Carità di S. Giuseppe» da lei fondato ad Emmitsburg nel 1809. Morì il 4 gennaio 1821. Papa Paolo VI l’ha proclamata Santa il 14 settembre 1975.

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Santa Giovanna Antida Thouret

Donna energica, fece di Gesù Crocifisso nei poveri il suo Sposo e modello. Nata nel 1765 in una famiglia contadina, divenne presto orfana e a 16 anni pronunciò il voto di verginità. Il suo carattere serio e dolce la contraddistinse come catechista e animatrice del gruppo dei giovani nella sua parrocchia, dove si dedicò anche alla cura e assistenza dei malati. Questa propensione per chi soffre la portò nel 1787 tra le suore di San Vincenzo de’ Paoli di Parigi. Nonostante la sua salute precaria si distinse per dedizione, carità e prudenza, sempre. Nel 1789 in Francia scoppiò la Rivoluzione e anche le Figlie della Carità dovettero sciogliersi e rifugiarsi nei paesi di origine. Minacce e intimazioni non la scoraggiarono mentre portava avanti il suo lavoro. Giovanna Antida avviò una nuova scuola libera, gratuita e cattolica, insieme alla distribuzione di brodo ai poveri, in Francia così come a Napoli. Il riconoscimento pontificio dell’ordine da lei fondato avverrà nel 1819 ad opera del papa Pio VII. La sera del 24 agosto 1826 lascerà questa terra per il cielo. Nel 1934 papa Pio XI riconosce la sua grandezza umana e spirituale e la proclama Santa.

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Santa Agostina Pietrantoni

Martire della carità, suor Agostina fu sempre dolcissima, umile e pronta nel servizio ai malati. Nata nel 1864 in una famiglia contadina dai sani principi morali e religiosi, Livia sviluppò un atteggiamento intuitivo, protettivo, gratuito e oblativo. Nell’adolescenza, con altre giovanette, si dedicò alla raccolta delle olive, divenendo il punto di riferimento delle compagne, con le quali sopportò fatiche e disagi. Animata dal desiderio di lavorare giorno e notte entrò nella congregazione delle suore della Carità col nome di suor Agostina. Dal 1877 lavorò all’Ospedale Santo Spirito di Roma servendo Gesù Cristo povero nei bambini ammalati e nei tubercolosi, testimoniando un amore tenero e premuroso per ogni malato. Sopportò con pazienza le continue vessazioni di un malato che, anche allontanato dall’ospedale, la intimoriva provocandola anche con sfide indecenti. La mattina del 13 novembre 1894 la pugnalò a morte. Mentre moriva dalla sua bocca non uscivano che parole di perdono e invocazioni alla Vergine Maria. Fu proclamata santa da papa Giovanni Paolo II il 18 aprile 1999 e nel 2003 venne dichiarata Patrona degli infermieri.

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Beati

Beati Louis-Joseph François e Compagni Martiri

I cinque sacerdoti vincenziani martirizzati per la loro fede in Cristo durante la Rivoluzione Francese sono: Luigi Giuseppe François, nato a Busigny il 3 febbraio 1751. Ordinato sacerdote nel 1773, divenne superiore nel seminario parigino di San Firmino dove fu ucciso insieme agli altri confratelli. Tra questi ci fu Gian-Enrico Gruyer, nato a Dole il 13 giugno 1734, ordinato sacerdote a St. Cloud e incaricato della formazione dei seminaristi; Jean-Charles Caron, nato il 30 Settembre 1730 ad Auchel e Nicolas Colin, nato il 12 dicembre 1730 a Grenant. Essi furono beatificati in San Pietro il 17 ottobre 1926 nel gruppo dei 191 Martiri della Rivoluzione Francese. Dei 191 Martiri suddetti ben 72 furono uccisi il 3 settembre 1792 nel Seminario di S. Firmino a Parigi. Insieme a loro si ricorda anche Pier-Renato Rogue. Nato a Vannes l’11 giugno 1758 e ordinato sacerdote il 21 settembre 1782, si impegnò nell’insegnamento in seminario e nel ministero parrocchiale nonostante i pericoli della rivoluzione. Fu ghigliottinato nella sua città natale il 3 marzo 1796. Venne beatificato il 10 maggio 1934.

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Beato Pier Renato Rogue

Martire dell’Eucaristia e della Carità, spese la sua vita al servizio di Dio e dei fratelli. Pierre-René nacque l’11 giugno 1758 a Vannes. Divenuto orfano di padre fu affidato al Collegio gesuitico di Sant’Ivo, dove maturò il desiderio di diventare sacerdote. A 18 anni entrò nel seminario diocesano di Vannes, diretto dai vincenziani, e nel 1788 emise i voti solenni. Dio lo dotò di doni preziosi per la conquista delle anime, tra i quali un aspetto sereno ed una bella voce che lo aiutava nella predicazione, insieme a un carattere dolce ed affabile. Instancabile nel confessionale, vi dedicò la gran parte del tempo. Durante la persecuzione del clero in Francia proseguì la sua opera di visita ai malati e di incoraggiamento dei più deboli, tra cui i carcerati. Fu catturato mentre portava il viatico a un moribondo e non oppose resistenza ai suoi persecutori. Durante la prigionia dalle sue labbra mai uscì un solo lamento. Il 3 marzo 1796 fu condotto alla ghigliottina. La folla, compresi i soldati, tornarono dalla esecuzione pieni di rispetto ed ammirazione per l’eroico martire. Fu dichiarato beato da Papa Pio XI il 10 maggio 1934.

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Martiri di Angers, suor Maria-Anna e Suor Odilia

Versarono il loro sangue per amore a Cristo durante la rivoluzione francese insieme a molti altri martiri. Maria Anna Vaillot nacque a Fontainebleau il 13 maggio 1736 e Odilia Baumgarten a Gondrexange il 15 novembre 1750. Preso l’abito di Figlie della Carità, servirono con amore i poveri e gli ammalati dell’ospedale di Angers. In un’epoca di forti tensioni e terrore non vollero prestare giuramento alla Costituzione Civile del clero che imponeva loro di abbandonare l’abito, pur consapevoli che l’unica prospettiva sarebbe stata la condanna a morte. Marie-Anne e Odile, insieme alla superiora, furono arrestate il 19 gennaio 1794. Vennero legate assieme e in questo modo andarono incontro al martirio, sempre con passo fermo. Nel lungo percorso di tre Km che conduceva quella singolare processione dalla prigione al luogo del massacro, intonarono canti e preghiere alla Vergine. Rimasero salde nei loro principi fino all’ultimo istante della loro vita, nonostante le continue vessazioni dei cittadini armati. Sono state beatificate da Giovanni Paolo II, insieme ad altri 97 martiri, il 19 febbraio 1984.

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Martiri di Arras

Coronarono con il martirio nella città di Arras il loro servizio dei poveri durante la rivoluzione francese; note come martiri di Cambrai esse sono: Maria Maddalena Fontaine, nata il 22 aprile 1723 a Entrepagny; Maria Teresa Lanel, nata il 24 agosto 1745 a Eu; Teresa Maddalena Fantou, nata il 29 luglio 1747 a Miniac-Morvan e Giovanna Gerard nata a Cumièrs il 23 ottobre 1752. Nella città di Arras, insieme alle consorelle, queste quattro Figlie della Carità lavoravano tra i poveri e per i poveri dedicandosi all’istruzione delle bambine, alla visita dei poveri e all’assistenza agli ammalati. Giunta la rivoluzione con le sue imposizioni le suore furono arrestate come antirivoluzionarie e imprigionate a Cambrai. Quando i carnefici si avvicinarono alle vittime per legare loro le mani dietro la schiena gliele trovarono chiuse in una stretta che custodiva la corona del rosario; strappatoglielo di mano glielo misero attorno alla testa. Così ornate, le quattro suore salirono la scaletta della ghigliottina verso il sacrificio della vita data per la fede. Era il 26 giugno 1794. Furono beatificate il 13 giugno 1920.

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Beato Michele Ghebre

Nello studio e nella preghiera cercò sempre la vera fede e suggellò con il martirio la sua ricerca della Verità. Nato nel villaggio di Dibo nel 1791, Michele fu allevato nella fede della sua patria che negava la doppia natura di Cristo. Una grave malattia lo privò dell’occhio sinistro, ma ciò non gli impedì di impegnarsi nello studio. L’amore per la scienza e per la virtù lo indussero ad abbracciare la vita monastica. La conoscenza con San Giustino De Jacobis poi, e il suo virtuoso esempio, provocarono in lui ammirazione e stima. Aiutato da Giustino a dissipare gli ultimi dubbi, si decise ad abiurare. Fu presto associato all’attività apostolica del maestro che gli diede l’incaricò di insegnante presso il suo seminario. Fu anche consigliere nella composizione di un catechismo adatto al popolo abissino e nella traduzione in lingua locale di un’opera atta alla formazione del clero indigeno. Per la sua conversione al cattolicesimo dovette patire il carcere e tredici mesi di marce forzate con pesanti catene ai piedi, finché morì sfinito dalle fustigazioni, dalla sete e dalla fame. Fu beatificato il 3 ottobre 1926.

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Beato Marco Antonio Durando

Predicò la misericordia di Dio e si dedicò alla valorizzazione delle vocazioni. Marco Antonio nacque a Mondovì nel 1801 e la sua passione missionaria lo portò giovanissimo tra i Missionari di San Vincenzo che gli affidarono le missioni popolari in patria. Col pensiero fisso alle Missioni estere, diffuse l’opera della Propagazione della Fede. Divenuto Visitatore Provinciale permise a tanti Confratelli di raggiungere le missioni e si occupò inoltre della difficile riorganizzazione della Provincia, attaccata dal laicismo imperante. Constatata la carenza delle Figlie della Carità nel tessuto sociale piemontese le invitò a lasciare la Francia alla volta di Torino. Nel 1833 esse inaugurarono la prima opera di assistenza in città rivolta ai soldati infermi dell’ospedale militare. Con coraggio singolare guidò le sue Suore ed i suoi Missionari anche in Crimea, per assistere i soldati feriti o ammalati sui campi di battaglia. Fondò la comunità delle Suore Nazarene nel 1865 a cui affidò l’incarico di offrire assistenza a domicilio agli ammalati, sia di giorno che di notte. Morì il 10 dicembre 1880. Fu beatificato il 20 ottobre 2002.

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Beata Rosalia Rendu

Convinta che il posto delle Figlie della Carità fosse là dove si soffriva e si moriva, non si risparmiò in nulla. Giovanna Maria Rendu nacque nel 1786 a Confort, nella Savoia, dove la Rivoluzione Francese aveva condotto il clero e i nobili costretti alla fuga. Divenuta adolescente frequentò le suore dell’ospedale di Gex; i malati erano diventati per lei un pensiero fisso. Preso l’abito, suor Rosalia seminò parole di conforto e preghiere nelle povere strade del quartiere Mouffetard. Nel 1815 ricevette l’incarico di guidare la piccola Comunità in via dell’Epée de bois dove, oltre a potenziare la visita a domicilio, attivò un laboratorio di cucito per le ragazze, accolse i piccoli nel Nido e nella Scuola materna, le bambine nell’orfanotrofio, gli anziani nella casa di riposo. I poveri che fino a quel momento aveva raggiunto nelle loro case ora venivano da lei a chiedere aiuto. Visse le rivoluzioni del 1830 e del 1848, e le conseguenti epidemie di colera, andando tra la gente in tumulto gridando parole di pace, soccorrendo i feriti e consolando i moribondi. Morì il 7 febbraio 1856. I suoi funerali furono un trionfo. È stata Beatificata nel 2003.

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Beato Federico Ozanam

Cercatore e guida di giovani per l’esercito di Cristo, Federico nacque a Milano nel 1813. Per volere del padre nel 1830 si recò a Parigi per conseguire la laurea in Legge. In questo clima rovente, in cui i sacerdoti non osavano andare in giro con la talare, Federico, con un gruppo di giovani cattolici di Lione, furono accolti da Emanuele Bailly de Surcy, professore di filosofia e fervente cattolico che promuoveva intense attività culturali. Fu proprio da questa fucina di apologeti della Fede che nacquero le Conferenze di Carità di S.Vincenzo De Paoli, una associazione formata esclusivamente da amici cristiani e tutta dedita alla carità di cui Federico fu l’anima e la fiamma. Conseguita la laurea in legge difese con forza le cause dei poveri e divenuto Professore di Lettere alla Sorbona fece della cattedra universitaria un pulpito di apologia della Fede ed un esempio pratico di carità. La sua salute precaria lo portò in Italia dove, seppur sofferente, non si stancò di animare le Conferenze. Morì nel 1853 durante il viaggio di ritorno in patria tra le braccia del fratello sacerdote. Fu proclamato beato da Papa Giovanni Paolo il 22 agosto 1997.

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Beata Nemesia Valle

Testimoniò con la gioia di chi si consuma al proprio posto, ogni giorno, per il Signore. Giulia nacque ad Aosta nel 1847 e a cinque anni, rimasta orfana di madre, si prese cura del fratellino. A 11 anni viene mandata a Besançon in un collegio delle Suore della Carità e ultimati gli studi fu riaccolta dal padre che nel frattempo si era risposato. Le tensioni con la matrigna fecero maturare in lei un atteggiamento di pazienza, di tenerezza, di bontà, di abnegazione. Nel servizio al prossimo apprenderà quell’Amore che la farà consumare per Gesù e per chi è nel bisogno e nel 1866 entrò in noviziato. L’inizio della sua missione avvenne a Tortona tra i bambini della scuola e quelli dell’orfanotrofio, le giovani dell’educandato, i ragazzi del centro culturale, le famiglie, i poveri, i seminaristi e i militari. Nel 1903 andò a Borgaro Torinese, sede della nuova provincia di Torino. Nell’arco di tredici anni, cinquecento novizie impararono da lei ad amare la preghiera, la carità, il servizio dei poveri, la comunità, la fortezza di fronte alle tribolazioni. Morì il 18 dicembre del 1916. Il 25 aprile 2004 fu proclamata beata.

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Beata Lindalva Justo de Oliveira

Donò la vita nelle mani di Colui al quale si era abbandonata, affidandoGli interamente il suo destino. Nata nel 1953 ad Açu in una famiglia cattolica dalla quale imparò l’amore ai bisognosi, Lindalva visse la sua giovinezza nel mondo ma senza appartenergli. Prestò servizio come volontaria in una casa di riposo gestita dalle Figlie della Carità esprimendosi con una gioia contagiosa che manifesterà per tutta la vita. Studiò da infermiera e pronta a dedicarsi al servizio dei poveri entrò nella Comunità. Il dono del servizio di Lindalva era basato sulla sua vita di pietà e di preghiera. Terminato il tempo del noviziato, nel 1991 Suor Lindalva fu inviata al ricovero per anziani Dom Pedro II a Salvador. L’amato Ricovero divenne però il suo Monte Calvario quando vi fu ricoverato un giovane uomo privo di principi religiosi e morali che si interessò con cattive intenzioni a quella suora dalla vita illibata e cominciò ad assediarla in modo insistente e sconveniente. Il 9 aprile 1993, Venerdì Santo, mentre suor Lindalva tornava al ricovero meditando la Via Dolorosa di Gesù, fu brutalmente uccisa. La Chiesa la proclamò Beata il 2 dicembre 2007.

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Beata Marta Anna Wiecka

Imparò cosa voleva dire dedizione, pazienza e sacrificio per amore. Marta nacque nel 1874 a Nowy Wiec, in territorio polacco. Dopo una fanciullezza donata agli altri entrò giovanissima tra le Figlie della Carità a Cracovia. Nel 1893 la sua prima destinazione fu il grande ospedale di Leopoli dove imparò la professione di infermiera divenendo maestra in umanità e messaggera di fede. Dimostrò il suo spirito di intraprendenza anche nell’ospedale di Podhajce dove le condizioni di lavoro erano rese più dure dalla presenza degli operai, dei disoccupati, dei poveri affamati. A Bochnia poi si rivelò un vero tesoro sia per i malati che per le consorelle: sempre serena, sempre disposta a prendere su di sé i lavori più pesanti. Rimase salda alla croce anche quando le gettarono addosso una calunnia pesante e maturò in lei un grande desiderio del cielo. Nel 1902 arrivò nell’ospedale di Sniatyn dove, disponibile come sempre, lavorò nel silenzio e nella preghiera nel reparto infettivi. Lì contrasse il tifo petecchiale per curare la disinfestazione dei locali al posto del portiere dell’ospedale. Morì il 30 maggio 1904. Fu beatificata nel 2008.

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Beata Margherita Rutan

Intravide nel patibolo la croce del Cristo che tanto in vita aveva seguito, difeso, amato e servito nei poveri. Margherita nacque a Metz nel 1736 in una famiglia cristiana. Giovanissima ebbe il forte desiderio di consacrare la propria vita al Signore nella Comunità delle Figlie della Carità. Divenuta suora venne inviata in missione nei diversi Ospedali della Francia, dove svolse con esemplarità il suo servizio agli ammalati. Da superiora nell’Ospedale di Dax mise a servizio tutta la sua competenza e la sua esperienza, suscitando l’ammirazione di tutti. Il 3 ottobre 1793 a tutte le suore che prestavano servizio negli Ospedali o nelle scuole i rivoluzionari imposero di prestare loro giuramento, ma le Figlie della Carità dell’ospedale di Dax rifiutarono. Il Comitato la dichiarò antipatriottica, contraria ai principi della rivoluzione, incivile, fanatica e aristocratica e per questo venne imprigionata insieme ad altre 54 donne. Dopo quattro mesi di prigionia fu condannata al patibolo da dove profuse sentimenti di pietà per i suoi carnefici. Morì il 9 aprile 1794. Fu proclamata beata nell’anno santo 2010.

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Beata Josefa Martinez Pérez e Compagne

Professarono Gesù Crocifisso a costo della vita durante la rivoluzione spagnola del 1936. Conosciute come le martiri di Valencia, esse sono: suor Pérez (Alberique 6/05/1898 – Valencia 15/10/1936) che perdonò i suoi carnefici recitando il santo Rosario; suor Váquez (Cuellar 30/01/1865 – Valencia 4/10/1936) che inginocchiatasi pregò per i suoi persecutori; Josefa Laborra (Sangüesa 6/02/1864) che venne martirizzata insieme alla sua compagna Carmen Rodríguez (Cea 26/04/1877) nel luglio del 1936; suor Nalda (Algodonales 24/05/1871) che subì il martirio il 9 dicembre 1936 nel Picadero de Paterna insieme alle consorelle suor Irisarri (Peralta 26/12/1878) e suor Izquierdo (Páramo del Arroyo 2/01/1885). Dolores Broseta (Bétera 1892), suor Rey (Begoña 23/12/1895) e suor Aregui (Bilbao 19/12/1894) ricevettero i colpi mortali il 29 ottobre 1936 mentre gridavano: Viva Cristo Re. Suor Ciércoles (Saragoza 5/10/1873), suor Hernán (Burgos 6/05/1881) e suor Bermúdez (San Pelayo de Sabugueira 10/10/1893) vennero crivellate con colpi di mitraglia il 18 agosto 1936. Suor Perez e le 12 compagne Furono beatificate il 13 ottobre 2013.

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Le tre Martiri di Vallecas

Testimoniarono col sangue la loro fede durante la rivoluzione spagnola del 1936. Conosciute come le tre martiri di Vallecas esse sono: Dolores Caro Martín (Granatula 21/10/1893), che entrata in Comunità divenne maestra e infermiera. Nominata Superiora della Casa della Misericordia di Albacete, fu stimata e rispettata perfino dai suoi nemici; suor Concepción Pérez Giral (Madrid 10/01/1887), che divenuta Figlia della Carità ebbe varie destinazioni nel campo dell’assistenza e della beneficenza verso i poveri; suor Andrea Calle González (Palencia 27/02/1904) che realizzò la sua vocazione negli ospedali psichiatrici. Queste tre Figlie della Carità appartenevano alla Comunità della Casa della Misericordia di Albacete da dove furono espulse il 25 luglio 1936. Invano cercarono rifugio in casa di conoscenti e parenti. Riconosciute come monache, poiché rifiutarono di rinnegare la fede anche con la possibilità di aver risparmiata la vita, furono insultate, malmenate e infine fucilate alle spalle al loro grido di Viva Cristo Re. Era il 3 settembre 1936.

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Le due Martiri de la Carretera de Toledo

Per amore alla Santa Eucarestia furono martirizzate durante la rivoluzione spagnola del 1936. Sono conosciute come le martiri de la Carretera de Toledo: Suor Modesta Moro (Santibáñez de Béjar 1901) e Suor Pilar Isabel Sánchez (Madrid 5/11/1906). Furono consorelle nella casa di Salute e Maternità Santa Cristina a Madrid ed entrambe prestarono servizio nell’infermeria distinguendosi per la loro simpatia, disponibilità, una forte devozione mariana e una grande fiducia in Dio. Espulse dalla casa di santa Cristina, si rifugiarono nella Casa Provinciale ormai trasformata in Ospedale. A causa dell’aumento del numero di rifugiati, la Visitatrice fu costretta a inviare qualche sorella ad altre case e Sr. Modesta e Sr. Pilar Isabel si offrirono di partire per prime, sacrificando la propria sicurezza. Avendo saputo che nella Casa Provinciale si celebrava ogni giorno l’eucaristia, decisero di tornarci per celebrare la festa di Tutti i Santi. Quasi giunte a destinazione furono sorprese dai miliziani e identificate come Figlie della Carità. Furono fucilate al Km. 6 della strada che porta da Madrid a Toledo nella notte del 31 ottobre 1936.

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Le due Martiri de las Vistillas

Confessarono la loro fede in Cristo a costo del martirio che subirono durante la rivoluzione spagnola del 1936. Sono conosciute come le martiri de las Vistillas: Suor Josefa Gironés Arteta (Garisoain 17/03/1907), che prestò servizio nel reparto maternità dell’Ospedale Clinico San Carlo testimoniando l’amore alla vocazione anche in un clima di persecuzione, e Suor Lorenza Díaz Bolaños (Guía 10/08/1896) che svolse la sua missione nell’Istituto di riabilitazione degli invalidi di Carabanchel. Rifulse per la sua prudenza, la pazienza e la difesa della sua castità contro le provocazioni di un compagno di lavoro. Mentre le chiese di Madrid bruciavano per la violenta persecuzione, un gruppo di miliziani scoprì le due suore nella casa in cui si trovavano. I loro nomi erano nella lista nera dei denunciati. Furono arrestate e imprigionate a causa dei lavoratori degli ospedali dove avevano prestato il loro servizio caritatevole; furono quindi torturate vilmente per non aver rinnegato la loro fede ed essere rimaste fedeli alla loro vocazione. Furono condotte nel Parco de las Vistillas di Madrid e lì martirizzate il 17 novembre 1936.

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La Martire de la Checa

Diede la massima prova d’amore, che è il martirio, durante la rivoluzione spagnola del 1936. Conosciuta come la martire de la Checa, Suor Gaudencia Benavides Herrero nacque a Valdemorilla (León) il 12 febbraio 1878. Entrò in Comunità il 19 gennaio 1899. La sua prima sede fu l’Ospedale di Albacete. In seguito fu inviata come missionaria a Puerto Rico, dove realizzò la sua missione educativa in vari centri e collegi. Tornò in Spagna a causa della sua grave malattia cardiaca e venne destinata a Madrid, nell’Asilo del Bambin Gesù di Alburquerque, per un controllo medico più approfondito. Rifulse per il suo amore alla Vergine e a S. Giuseppe, per la sua pazienza, la sua bontà, e il suo spirito di sacrificio. Arrestata e spostata di carcere in carcere, senza altra accusa che di essere una religiosa, si ammalò gravemente anche a causa delle numerose ferite: fu allora scarcerata in gran fretta per evitare che morisse in carcere. Dal carcere di Ventas fu condotta all’ospedale di S. Luigi dei Francesi, dove morì perdonando i suoi persecutori. Aveva 58 anni compiuti. Era l’11 febbraio 1937.

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Le due Martiri del cammino

Confermarono la propria amicizia con Dio versando il loro sangue durante la persecuzione religiosa spagnola del 1936. Sono definite martiri del cammino perché subirono il martirio nel tragitto da Jaén a Madrid. Esse sono: Suor Juana Pérez Abascal (Madrid 20/10/1886) e Suor Ramona Cao Fernández (Fontey-Rua de Valdeorras 11/09/1883). Entrambe svolsero la loro missione come infermiere in vari ospedali per poi collaborare nel sanatorio antitubercolotico El Neveral de Jaén dove si distinsero in pietà, dedizione al lavoro, e compassione verso poveri e malati. Espulse dal sanatorio, furono arrestate e falsamente accusate di furto. Non avendo delle prove a loro carico dovettero rilasciarle. Consapevoli del pericolo ma salde nella fede, le due suore salirono su un treno di prigionieri politici diretto a Madrid, tra le offese ed un feroce tumulto. Erano vestite da infermiere della Croce Rossa, ma nascondevano il Rosario sotto l’uniforme. Questo fatto le fece identificare come Figlie della Carità e per questo furono trascinate per terra, insultate e alla fine fucilate per il loro stato di Religiose al Pozo del Tío Raimundo il 12 agosto 1936.

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Le cinque martiri di Leganés

Salde nella loro vocazione, andarono incontro al martirio durante la rivoluzione spagnola del 1936. Sono conosciute come le martiri di Leganés: Suor M. Adoración Cortés Buen (Sos del Rey Católico 4/01/1894) e Suor Maria Severina Díaz-Pardo Gauna (Vitoria 23/10/1895), che si dedicarono con amore all’insegnamento nel Collegio dell’Immacolata di Leganés; Suor Dolores Barroso Villaseñor (Bonares 14/10/1896) che svolse la missione di infermiera nell’ospedale psichiatrico di Santa Isabel de Leganés insieme a Suor M. Asunción Mayoral Peña (Tardajos 18/10/1879); lì si trovava anche la sorella di quest’ultima Suor Estefanía Saldaña Mayoral (Rabé de las Calzadas 1/09/1873). Espulse da Leganés, trovarono rifugio nella pensione della sorella di Sr. Estefanía. Là furono denunciate ai miliziani del F.A.I. da due ex allievi. Precedentemente era stato loro offerto di diventare maestre o infermiere del Soccorso Rosso a patto che abbandonassero il loro stato di Figlie della Carità, ma esse rifiutarono, preferendo confermare con l’effusione del sangue la loro vocazione. Furono fucilate presso la Puerta de Hierro di Madrid la notte del 12 agosto 1936.

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Beato Fortunato Velasco Tobar e 13 Compagni

Nel suo aspetto esteriore appariva un riflesso della felicità che sentiva nel cuore; Padre Fortunato (Tardajos 1/06/1906), insieme a tredici compagni della Congregazione della Missione, furono martirizzati nelle diocesi di Teruel, Oviedo, Gijón, Guadalajara e Urgel (Spagna) tra il 13 ottobre 1934 ed il 6 dicembre1936. Appartenevano alla comunità di Teruel Padre Fortunato, Padre Leoncio (Villarmentero, 18/03/1895) e Fratel Luis (Munguía 19/08/1914). Fu martirizzato nella diocesi di Urgel Padre Antonio (Rialp, 17/04/1860). Li colse la gloriosa morte nel collegio apostolico di Guadalajara Padre Ireneo (Los Balbases, 10/02/1879), Padre Gregorio (Saragoza, 9/05/1874) e Fratel Narciso (Sarreaus, 11/08/1917). Facevano parte del Seminario Diocesano di Oviedo: Padre Tomás (Iglesuela del Cid, 6/03/1890), Padre Vicente (Reinoso de Bureba, 5/04/1909) e Fratel Salustiano (Tapia, 1/05/1871). Appartenevano alla comunità di Gijón padre Pelayo-José (Santa María de los Llanos, 30/07/1895), padre Andrés (Salazar de Amaya, 12/11/1886), padre Ricardo (Cualedro, 5/05/1875) e padre Amado (Moscardón, 29/04/1903). Sono stati beatificati a Tarragona il 13 ottobre 2013.

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Beato Vicente Queralt Lloret e 20 compagni

Donarono la loro vita per Cristo durante la Rivoluzione Spagnola del 1936-37. Nel gruppo vi sono Missionari vincenziani, Figlie della Carità e giovani membri dell’Associazione della Medaglia Miracolosa. I missionari sono: padre Vicente (Barcellona 17/11/1894), padre Manuel Binimelis (Reus 1/2/1892), padre Luis Berenguer (S.Maria de Horta 4/7/1869), padre Juan Puig (Habìa 21/7/1879), padre Agapito Alcalde (Rubena 24/3/1867), padre Rafael Vinagre (Feria 24/10/1867), padre José Acosta Alemán (Cartagena, nato il 27.5.1889) che condivise la prigionia e il martirio con don Juan José Martínez e don Pedro José Rodríguez. Si ricordano ancora don Cayetano García e don José Sánchez. Le suore sono: suor Toribia Marticorena (Murugarren 27/4/1882) martirizzata insieme alla consorella suor Dorinda Sotelo (Lodoselo 16/2/1915). I membri dell’Associazione: Raphael Lluch (Picasent 18/1/1917), Francisco García, Modesto Allepuz, Enrique-Pedro Gonzálvez e José Ardil, Isidro Juan Martínez e Francisco Roselló. La Beatificazione ha avuto luogo l’11 novembre 2017 a Madrid, ed è coincisa con il 400mo anniversario del carisma vincenziano (1617-2017).

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Venerabili

Venerabile Salvatore Micalizzi C.M.

Instancabile nel confessare e predicare, Salvatore Micalizzi nacque a Napoli nel novembre 1865. Rimasto orfano contribuì, insieme a una parente che si prenderà cura di loro, alla crescita dei fratelli minori, sospendendo gli studi per dedicarsi ai lavori manuali. Dopo un periodo di discernimento venne consacrato sacerdote nel 1882 e nel 1886 giurò fedeltà eterna a Dio divenendo Missionario Vincenziano. Nella congregazione fu destinato alla formazione spirituale dei chierici esterni e alle Missioni al popolo, a cui si dedicò per oltre 50 anni. Ovunque si impose per la sua umiltà e santità, che trasparivano dal suo sguardo e dal suo sorriso, ma il suo profondo desiderio era la santificazione del clero. In un suo scritto racconta i motivi del bisogno assoluto del clero dell’Italia meridionale di chiudersi in santi esercizi. Convintosi che la missione affidatagli dal Signore fosse di lavorare perché venissero assunti dalla Chiesa come mezzo di formazione permanente e obbligatorio per tutti i sacerdoti, si rivolse direttamente a papa Pio X, e la sua azione fattiva non si fece aspettare. Nel 1937 spirò. Dal 2006 viene chiamato Venerabile.

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Venerabile Jean-Léon Le Prevost

Si distinse per la sua carità e per il desiderio di trasmettere l’amore di Dio a tutti, dedicandosi a tempo pieno agli ultimi. Jean Le Prevost nacque nel 1803 in Francia; nel 1834 propose il nome per la Società di S.Vincenzo de Paoli, all’interno della quale si interessò principalmente ai giovani carcerati. Fondò la “Santa Famiglia” per radunare le famiglie bisognose, dare loro una formazione umana e cristiana e ricrearsi un po’. Questa sua iniziativa in pochi anni si estese a tutta Parigi ed altrove, incontrando tante persone che come lui ardevano per il desiderio di fare carità, convinti fosse la via migliore per riconciliare le masse di lavoratori a Dio e alla Chiesa. Animato da uno spirito missionario fondò la congregazione religiosa dei Fratelli di San Vincenzo de’ Paoli. I primi membri erano laici ma dopo qualche anno egli capì che ci voleva l’assistenza spirituale per i suoi protetti e così vennero ordinati dei sacerdoti tra cui lui che lo divenne nel 1860. Conobbe suor Rosalia Rendu, una vera “Provvidenza” per le miserie di Parigi al dire di Le Prevost. Le Prevost morirà nel 1874. È onorato come venerabile dal 1998.

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Giovanni Francesco Gnidovec

Generoso dispensatore dei beni di Dio, non perdette mai occasione per donarsi tutto a tutti; Janez nacque nel 1873 in una famiglia cristiana; finiti gli studi entrò in seminario e nel 1896 ricevette la consacrazione sacerdotale. Si rivelò da subito capace di annunziare il vangelo in maniera sublime, suscitando ammirazione e avvicinamento d’anime, specialmente giovani, per le quali fondò una Congregazione Mariana. Fu un esimio professore e durante la guerra cappellano militare volontario. Maturato il desiderio di entrare fra i Lazzaristi, fu accolto tra loro divenendone direttore. Nominato Vescovo il suo motto fu: “sono diventato tutto a tutti”. Lavorò assiduamente per tutta la diocesi, dispensando amore e insegnamento in tutte le parrocchie che visitava, rimanendo senza soldi e dormendo all’addiaccio. Continuò fino all’ultimo a spendere parole incoraggianti e confortevoli per i propri confratelli. Ricoverato, morì santamente nel 1939. Madre Teresa di Calcutta, che da lui ricevette la benedizione e il crocifisso di Missionaria, lo reputava un santo. La Chiesa lo proclamò Venerabile nel 2010.

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