Suor Vincenza Martelli era nata a Cagliari il 5 giugno 1902. Proveniva da una famiglia nobile e agiata. Suo padre Valentino era professore. Sua madre era Donna Vincenzina Canelles. Entrò in postulato a Sassari presso l’orfanotrofio il 6 gennaio 1928 ed il 31 gennaio dello stesso anno iniziava il seminario. Il 15 gennaio 1929, alla presa d’abito, fu inviata a Cagliari all’Asilo della Marina, ove emise i voti il 2 febbraio 1933. Tutta la vita l’ha passata al servizio dei poveri e nell’educazione della gioventù alla scuola di suor Tambelli.
Alla sua morte, l’Unione Sarda, il 31 marzo 1985 ha voluto ricordarla con un breve trafiletto dal titolo: Una vita dedicata ad amare la gente. “Prima di morire, ha chiesto di essere sepolta senza troppi onori e non è un caso se i necrologi dei familiari appaiono soltanto oggi sulle colonne del nostro giornale. L’umiltà, il lavoro operoso e silenzioso ha accompagnato per oltre mezzo secolo la vita di Suor Vincenza Martelli, spirata alcuni giorni fa a 83 anni. Nata in città nel 1902, Anna Martelli (scelse il nome di Vincenza in onore di san Vincenzo) ha insegnato per cinquant’anni il pianoforte ad almeno a tre generazioni di ragazze cagliaritane. La sua vocazione tuttavia non era la musica, ma la carità. Alla dolcezza innata univa una forza d’animo incredibile che le consentiva di entrare nelle case più misere del quartiere della Marina trascinando sacchi di viveri e abiti.
La sua opera fu particolarmente encomiabile nell’immediato dopoguerra: fu tra le prime a rientrare dallo sfollamento al suo posto di lavoro, nell’Asilo di Marina, nonostante la quasi totale inagibilità dei locali, straziati dai bombardamenti. Con poche consorelle riuscì a confezionare una colazione calda per tante famiglie che rientravano dallo sfollamento. Con cura materna assolse il compito di collaborare ad educare centinaia di ragazzi del quartiere, i famosi “marianelli”, continuando così l’opera di altre due religiose d’assalto: suor Nicoli e suor Tambelli. Molti marianelli, ormai uomini adulti, hanno voluto portare la bara, durante il rito funebre. Nel suo breve testamento spirituale, suor Vincenza ha espresso l’ultimo desiderio: un seppellimento semplice, con l’annuncio della morte ritardato di una settimana”. Le Figlie della Carità hanno il nascondimento nel sangue. Suor Martelli ha vissuto nutrendosi di umiltà e carità alla scuola dei poveri. Queste furono le leggi inviolabili della sua vita nascosta.