Suor Teresa Tambelli – biografia

Le origini e la consacrazione
Suor Teresa, al secolo Olga, nasce a Revere, provincia di Mantova, in Lombardia, il 17 gennaio 1884 da Rosa Laina e da Natale Giulio Tambelli. Il papà, avvocato, segue Garibaldi nella famosa “Spedizione dei Mille”. Olga, nata da parto gemellare, è la settima di sette figli. Nella diocesi di Mantova, a cui ella appartiene, guidata da Mons. Giuseppe Sarto, il futuro Papa Pio X, riceve la Prima comunione a 7 anni e, subito dopo, per mano di Mons. Sarto, il Sacramento della Confermazione. A 13 anni è orfana di entrambi i genitori. Studia all’Istituto magistrale della Figlie della Croce a Parma e qui consegue, brillantemente, il diploma magistrale con una media di 9/10. Sin da fanciulla rimane profondamente colpita dal rinvenimento quasi occasionale di un’immagine raffigurante due Figlie della Carità una che battezza un piccolo cinese e l’altra che ne allontana con gesto drammatico una bestia feroce. Immediatamente attratta dall’evocazione dell’immagine, si scopre attratta dal desiderio di far conoscere Gesù nelle lontane terre di Missione. Si avvicina alle Figlie della Carità che incontra durante le sue vacanze di educanda, ad Ostiglia, presso la sorella maggiore e resta conquistata dal loro portamento semplice e cordiale. A 18 anni decide di donarsi al Signore e chiede di entrare tra le Figlie della Carità a Torino. Il suo ardente desiderio per la Missione ad Gentes però non viene esaudito. I Superiori del tempo per la sua salute precaria, la inviano in Sardegna, a Cagliari, Asilo della Marina, dove vi resta ben 57 anni. Suor Tambelli s’inserisce ottimamente nella sua nuova realtà Comunitaria e di servizio. Amabile, umile, vivace, tenace, disponibile, caritatevole verso tutte le consorelle, conquista il cuore di tutti, in particolare i Poveri. La sua prima occupazione è l’insegnamento a cui seguono tutti gli altri servizi.

Con suor Nicoli
Quando nel 1914 giunge Suor Nicoli, come nuova Suor Servente della Casa (Suor servente è’ l’espressione con cui San Vincenzo, precorrendo di tre secoli il «Perfectae Caritatis» denomina l’autorità-servizio delle Superiore tra le Figlie della Carità), Suor Tambelli è ancora ai suoi primi anni di Vocazione. Tuttavia, entrambe già forgiate sul terreno dell’amore di Dio, e “strette con il vincolo della carità”, da subito si trovano in comunione di intenti; per fede, contemplano e raggiungono il Cristo nel cuore e nella vita dei poveri secondo il Carisma di Vincenzo de Paoli, ricalcando perfettamente il comandamento di Gesù: “qualunque cosa facciate al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). E quale stima nutriva suor Teresa per la sua suor Servente! Alla morte di suor Nicoli, suor Tambelli fece una testimonianza intensa e bellissima, raccontandoci la vita di una Figlia della Carità che solo qualche decennio dopo, sarebbe diventata beata. Ma anche Suor Nicoli aveva grande stima verso la giovane Suor Teresa, a cui affida l’opera a lei tanto cara dei Marianelli. L’Asilo della Marina, grazie alla loro intraprendenza nel campo della Carità, migliora in eccellenza, diventa il massimo centro di raduno e di incontro di numerosissimi giovani attratti da un modo nuovo di essere Chiesa in mezzo alla gente. I giovani si rendono conto, forse per la prima volta, di un Dio – vicino, prossimo, non così difficile da incontrare, entrare in dialogo, riconoscere.

Suor Servente all’Asilo della Marina
Nel 1925 Suor Tambelli, succede a suor Nicoli come nuova suor Servente della Casa. Ne prosegue l’opera con finezza di tratto, infaticabile generosità, grande passione e abnegazione. Adegua alle nuove norme le Scuole, l’Asilo, i Laboratori; nel 1941, apre la Scuola Media parificata e le Magistrali, legalmente riconosciute, intitolandole a Suor Nicoli. Nell’inverno del 1943, quando Cagliari, a causa dei bombardamenti, è nel caos più totale e assiste incredula alla drammatica quotidianità della guerra, Suor Teresa Tambelli apre l’Asilo della Marina per dare ospitalità e sostegno agli sfollati. Via Baylle diventa l’epicentro di una vasta Opera di Carità per il Quartiere e la città. La paura di nuovi incursioni aeree fa sì che la popolazione, non senza riluttanza, lasci ciò che resta delle loro case, per andare verso i paesi dell’interno Sardegna più sicuri e mettersi in salvo. Lo stesso fanno le Figlie della Carità, anch’esse chiudono Casa per sfollare ad Uras, un paese a circa 70 Km da Cagliari, in provincia di Oristano. Insieme alle altre consorelle, allestisce prontamente una cucina popolare per i Poveri e, poiché l’altro bisogno immediato è che i bambini non perdano l’anno scolastico, crea una scuola da campo per i bambini. Resta ad Uras circa un anno, durante il quale, impara a conoscere la gente del luogo, intessendo rapporti di fraterna umanità e solidarietà, creando collaborazione, educando e istruendo insieme alle altre sue Consorelle insegnanti. Scrive Suor Tambelli: come è bello consumarsi lavorando, consumarsi respirando, non potendo far altro per la gloria di Dio. Com’è bello morire con le armi alla mano, logorata dal lavoro. Al rientro dallo sfollamento partecipe delle sofferenze, delle fatiche e delle tragedie dei cagliaritani, si premura di raggiungere anche quelli delle periferie della città, per questo si impone, con le sue suore, marce forzate e penose, con sacchi di provviste per andare a trovare chi abita al Lazzaretto, ospizio dei senza tetto, oggi Quartiere Sant’Elia, le grotte di Palabamba e di Monte Urpinu. Dinanzi allo scempio immane dei bombardamenti e della povertà materiale che fa da scenario, cerca di risollevare lo spirito, rianimare al coraggio e alla speranza le famiglie che a lei si rivolgono, i poveri senza tetto e quanti, tra le macerie, sovraffollano sottani e locali semibui e diroccati. In tutto ciò coinvolge e collabora con la Chiesa locale e il resto della società civile per alleviare il martirio della povertà di chi ha perso tutto, rincuorare incoraggiando alla speranza e al darsi da fare per non cedere allo avvilimento. Da donna inventiva nella Carità, quale è, pur con pochissimi mezzi a disposizione, anche in quel Natale, dopo il rientro dallo sfollamento, organizza il pranzo per i Poveri coinvolgendo Dame della Carità, Damine, ex-allieve aventi possibilità economiche, mogli dei più alti ufficiali dell’Esercito e della Marina; le mobilita tutte. La Provvidenza divina alla quale crede ciecamente non delude le sue attese.

I Marianelli (Monelli di Maria)
Ad avere, poi, un posto tutto speciale nel suo cuore sono i Marianelli (i celebri piccioccus de crobi di Suor Nicoli). Ogni domenica mattina, mentre la città dorme ancora, in compagnia di un’altra suora si aggira per le viuzze mal rischiarate del Quartiere per battere le mani davanti alle porte più o meno sconnesse di sottani e tuguri. La luce tremolante di una candela traspare attraverso le fessure e, spesso, la voce insonnolita di una mamma fa eco al richiamo della Suora: «Efisio! Luigi! Toniooo! … E’ l’ora della Messa!». Talvolta, per fare più in fretta, suor Teresa, sulla soglia dello scantinato si china per aiutare il piccolo ritardatario ad infilare le calze, quando le ha. Con pazienza angelica ed affetto veramente materno, raccoglie gli altri bambini che dormono sotto i portici di Via Roma, avvolti in cenci o sdraiati sulle panche del giardino pubblico o sul fondo di una barca o nell’atrio di un palazzo. Per loro, suor Teresa fa tintinnare un campanello ed essi arrivano, chiassosi, per unirsi al gruppo e arrivare in orario alla Messa delle sei, a Sant’Eulalia. Dopo Messa, colazione per tutti con pane e mortadella all’Asilo della Marina e a seguire il catechismo. Il suo metodo è così vivo, chiaro e comunicativo che arriva sempre a conquistare i suoi piccoli amici.

Eccezionale catechista
Da testimone instancabile del Vangelo della Carità, Suor Teresa è una trascinatrice di giovani, nel senso più nobile del termine; ha con loro un tatto tutto speciale per incoraggiare, esortare, far divertire, guidare, accompagnare al Povero e dal Povero a Dio. “Dal cuore del Povero al Cuore di Dio il passo è breve” è solita dire con profonda convinzione. I giovani l’ascoltano e la seguono. Tra le altre sue attività si leva alta l’Opera delle «Damine della Carità» che, per prima in Italia, vede la luce all’Asilo della Marina. L’espansione capillare che Suor Tambelli imprime all’Azione cattolica nell’Isola, riflette gli aspetti di rinnovamento ecclesiale voluti poi da Paolo VI in occasione del suo discorso per l’approvazione del Nuovo Statuto di Azione Cattolica, la missione di mobilità… la diffusione del messaggio evangelico a tutti i livelli della società umana e l’invito a vivere il proprio impegno sociale in maniera diversa”. Le varie attività, che con continuità sono portate avanti dalle Associazioni di Suor Tambelli, sono sempre state lontane dal noioso immobilismo cancellato dal Papa Paolo VI. Non poteva essere altrimenti data la tempra singolare di Suor Tambelli, irrobustita dal Carisma di Vincenzo De Paoli il cui motto: “Caritas Cristi urget nos” ha nel suo DNA originario la duplice dimensione di evangelizzazione e servizio. Non a caso, Armida Barelli visitando a Cagliari le varie sezioni di Azione cattolica volle conoscere, salutare e ringraziare pubblicamente Suor Tambelli. Tutta questa sua attività non la distoglie però dal costante, profondo e quotidiano dialogo con il suo Signore.

Beati voi quando vi perseguiteranno… per causa mia (Mt. 5,3-12)
La mansione di Suor Tambelli, all’Asilo della Marina, sin dai tempi di Suor Nicoli, è di portare avanti la contabilità, è per questo che cade vittima della prepotenza e degli attacchi del Presidente dell’Amministrazione. Del fatto se ne occupa la stampa locale e lo stesso Arcivescovo Monsignor Piovella che, ben conoscendo le virtù di Suor Teresa, le consiglia di cercare altri locali per portare avanti le scuole affidando la gestione alla Comunità. Ma è tanta e tale la persecuzione che il Presidente, pur apprezzandola, mette in atto che fa forza sul Prefetto per rimuoverla da Cagliari. Suor Tambelli che ha imparato a leggere anche i più sottili particolari della vita nella fede, vola alto, accoglie con umiltà e serenità di spirito la decisione del Prefetto che la caccia da città. Tornata All’Asilo della Marina che, in quel giorno brulica di poveri, infatti quel giorno tutto è pronto per il pranzo di Natale in loro onore, anziché ritirarsi o informare le Sue Consorelle dell’imminente partenza, inappuntabile come sempre, si cinge il grembiule e passa per i tavoli a servire i poveri, ad intrattenersi con loro, tutto ascoltando, incoraggiando e sorridendo. Di li a pochi giorni, Suor Teresa lascia Cagliari non senza la costernazione delle sue Consorelle e di quanti la conoscono. L‘esilio dura nove mesi, dal 1 gennaio al 27 settembre del 1934, tra Olbia, Torino e Milano. Ovunque serve i Poveri con volto ilare e perfetta serenità di spirito. Il suo nuovo servizio la porta a far da tappabuchi ora in una Casa della Provincia religiosa torinese, ora in un’altra. Lei, è certa di essere nella volontà di Dio, vive ogni avvenimento con la fede più profonda e capacità di sacrificio straordinaria, sempre amando, pregando e portando in silenzio lo stillicidio della sua croce che altri le hanno imposto. La sua vivacità non è da meno, così la simpatia, l’ umiltà del tratto, la fedeltà ad ogni costo. A Cagliari molte personalità vogliono farla rientrare, ma il Prefetto, avendo dato parola al Presidente, rimane irremovibile. Per i suoi Superiori, benché lontana, Suor Teresa resta la Suor Servente delle Suore della Marina, le quali insieme alle Figlie di Maria, le Damine e numerosissimi poveri, fanno un triduo a Nostra Signora di Bonaria per chiedere la grazia di riaverla in Casa. Il 27 Settembre, festa di san Vincenzo de’ Paoli, suor Teresa è rientra a Cagliari, è restituita finalmente alla sua Comunità locale, ai Poveri, alle allieve e ai suoi Marianelli per continuare ancora a prodigarsi infaticabile al bene di tutti. Suor Tambelli rientra temprata nelle virtù vincenziane di umiltà, semplicità, carità, zelo per la missione, abbandono fiducioso, totale e costante nelle mani di Dio. Tornata a Cagliari la sua vita prosegue sempre più profondamente unita al suo Cristo, che “serve nelle sue membra sofferenti “con compassione, dolcezza, cordialità, rispetto, devozione”, alle Sorelle della sua Comunità locale, ai poveri; tutti i poveri, ovunque con spirito evangelico di umiltà, semplicità e carità sotto la protezione di Maria” (cfr. Costituzioni).

La nascita al Cielo
Il 23 febbraio 1964, subito dopo la S. Messa, il suo cuore cessa di battere improvvisamente, sfinita dalla stanchezza ma con le armi in mano. Porta a compimento il suo percorso terreno vedendo esaudita la preghiera che, con tanto fervore, aveva sempre insegnato ai suoi Marianelli: Gesù, Giuseppe, Maria vi dono il cuore e l’anima mia; Gesù, Giuseppe, Maria che il mio ultimo cibo sia la Santa Eucarestia. La notizia della sua morte si propaga immediata per tutta Cagliari. Nel primo pomeriggio una grande folla sfila dinanzi alla sua bara per renderle omaggio. Una donna con una gran borsa vuota quando le è accanto scoppia in pianto: – come faremo noi a vivere ora che voi siete morta! – I Poveri arrivati in massa la piangono e non la lasciano fino al momento della sepoltura. Era la nostra mamma – ripete uno di loro mentre sostiene il feretro fino al cimitero di Bonaria – da ragazzi veniva a svegliarci a casa per la Messa… e ci infilava le calze perché non tardassimo.

Sembra che la vita di Suor Teresa Tambelli balzi tutta da quelle bellissime parole che San Vincenzo fa dire a Dio: “non avete mai visto le mie Figlie della Carità? Le vere… quelle che portano la cornetta bianca… Non le avete mai viste? … Le Figlie della Carità sono rette e tutte d’un pezzo. Ed è per questo che mi piacciono, dice Dio. Non bisogna cambiarle. Mi piace il loro sguardo. È bello! … è così diritto… così chiaro e puro… Non mi avete mai visto tra le loro braccia quando sono un piccino abbandonato da sua madre? … Oh mia figlia della carità! è stato detto che sei rude perché non sospiri e non gemi. È invece bella la tua voce chiara! Sono belle le tue parole brevi che mostrano alla gioventù lo scoglio da evitare, il cammino irto da salire! … Oh! figlia della carità, è stato detto che hai la mano ruvida perché non accarezza! Ma com’è bella la tua mano rossa e screpolata che prepara i miei pasti da affamato! … Chi potrà mai vantarsi di essere entrato in un cuore di Figlia della Carità? E se nessuno vi è entrato che ne può sapere? E perché ne parla? Io solo, dice Dio, so quello che vi è in fondo a questo cuore e quello che io trovo in questo giardino chiuso! Le figlie della carità, dice Dio, sono rette e tutte d’un pezzo. Non si deve cambiarle. Perché se non le avessi dovrei inventarle.” Oh! se poteste conoscerle! Loro, le Figlie della Carità, quelle vere, quelle tutte d’un pezzo vanno diritte al cuore di Dio. È bello vederle. Qui, c’è tutto, proprio tutto, il ritratto di Suor Teresa Tambelli, il suo identikit umano e spirituale.

Autore: M. Rita Columbano, Fdc