Accade oggi più di ieri che le nostre Sorelle entrino nell’eternità a breve scadenza l’una dall’altra, e nei nostri cuori, nelle nostre Comunità locali, sebbene permanga la loro presenza, lasciano un vuoto, come se con loro andasse via anche un po’ della nostra storia personale di consacrazione a Dio e ai poveri, almeno per il tratto di strada fatto assieme.
Così è di suor Rosalia, una Sorella mite e silenziosa che, ha trascorso la maggior parte del suo servizio ai poveri, servendo il Signore presso l’Asilo Nido della ex Casa Provinciale tra i bambini da zero a tre anni. Sembrava nata per quel delicato servizio! Ricordo la cura che poneva nel gestire in tutto e per tutto i bebè e gli altri “angioletti” più grandicelli del Nido! Mi sovvengono i suoi occhi azzurri limpidi e trasparenti sempre ridenti davanti ai bimbi, la delicatezza nell’accostarsi alle loro culle, il rispetto nel prenderli in braccio, nell’addormentarli. Sembrava tutta una liturgia! Ero allora una giovane suora e questi piccoli ed essenziali gesti di gentilezza verso i bimbi mi colpivano. Negli anni suor Rosalia ammalata di tumore, ha vissuto nel silenzio la sua malattia, fino a questi ultimi mesi in cui sopraffatta dal cancro ha perso via via ogni possibilità di movimento fino al ricovero in ospedale.
Risuonano a questo proposito le parole di padre Franco Rana nella sua omelia funebre, davanti a quanto ci accade… il nostro presente rimane senza parole, perché chi può dire qualche cosa di fronte a una vita che finisce e si interrompe… c’è chi non ha speranza e non vede niente davanti a sé e chi, invece, al servizio del Signore e dei fratelli vi vede una speranza; altrimenti che senso avrebbe sperare se non credere che si ritroverà tutto quello che si è fatto nell’amore e nella carità?!
Suor Rosalia nella sua bontà e semplicità, oltre a circondarsi del nostro affetto e di quello di tante persone care, è stata accompagnata e pianta con amore dai suoi fratelli, le cognate, i nipoti e pronipoti. È stata toccante la loro testimonianza! Ultimamente viaggiavano tutti i giorni, da Mores, suo paese natale in provincia di Sassari, per venire a trovarla in Ospedale, recarle un po’ di conforto e vicinanza ma anche per il solo piacere di salutarla nonostante le limitazioni delle visite … e il rischio di andar via senza vederla.
Davanti a tanto affetto mi sono tornate alla mente le parole di grande umanità del poeta Ugo Foscolo, nel Carme “I Sepolcri”: …Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna… Celeste è questa Corrispondenza d’amorosi sensi… come a dire che la tomba diventa luogo di memoria, il trait d’union tra i vivi e i morti, a patto che lasciamo eredità di affetti, per poi affermare che, questa corrispondenza di sentimenti amorosi è dote divina.
E andando ancora oltre …il Signore che si è incarnato e che ha vinto le nostre morti ci ha insegnato con la Resurrezione, ha concluso padre Franco, come vivere la nostra vita… Perciò quello che possiamo fare è ringraziare il Signore per il dono… di una vita che è stata riempita da una vocazione compiuta fino alla fine nel servizio che il Signore le ha affidato… Davanti alla morte di Lazzaro Gesù dice: “Io sono la Resurrezione, chi crede in me, anche se muore, vivrà”. Di fronte a questa parola noi affidiamo al Signore la nostra vita… e dunque la vita oltre la morte di suor Rosalia.
Autore: Suor Rita Columbano, FdC