La memoria di suor Jacob è legata soprattutto al mondo dell’educazione e della carità della Cagliari di fine Ottocento e primo Novecento, in particolare del Conservatorio della Provvidenza, dell’Asilo Umberto I e Margherita e della Piccola Casa san Vincenzo.
Suor Emilia Jacob, figlia di Alfonso e Adelaide Boucher, era nata il 27 settembre 1855 a Villers-Saint-Paul (Seine-et-Oise), nel nord della Francia. Dopo aver studiato presso il collegio delle suore di San Giuseppe di Cluny, andò ad abitare presso i nonni a Nogent-les-Vierges. Fu qui che trascorse la sua giovinezza dai 15 ai 20 anni. La casa era cupa e la vita austera, tanto più che la giovane Emilia aveva la cura di una zia minorata mentale. Era una giovane molto pia e, benché la chiesa fosse lontana dalla casa, ogni giorno vi si recava per ricevere l’Eucaristia. E quando si ammalò, dovendo stare a letto a lungo, ottenne – fatto allora insolito – di poter ricevere la comunione tutti i giorni a casa. Alla pietà univa anche una carità ingegnosa. Vivendo in un villaggio sperduto aveva escogitato di visitare una povera famiglia carica di bambini, confezionando per loro abiti di lana per l’inverno.
A 21 anno decise di consacrarsi a Dio. Entrò, il 13 ottobre 1876, tra le Figlie della Carità. Ed una volta terminato il seminario, nel luglio dell’anno seguente, chiese di essere mandata nelle missioni all’estero. Fu così che fu inviata nel 1877, ad appena 22 anni, a Cagliari, presso il Conservatorio della Provvidenza, che la Comunità aveva proprio allora accettato di dirigere. Si dedicò all’educazione delle bambine con il nome di suor Maria. Fu incaricata delle lezioni di francese e di musica. A fianco del Conservatorio era stato fondato nel 1888 l’Asilo Umberto I e Margherita. Era l’asilo dei poveri. Vi arrivavano i bambini del quartiere, che sarebbero stati abbandonati a se stessi se non avessero potuto essere accolti all’asilo. All’inizio l’asilo occupava alcuni locali del comune in via Martini. Nel 1894 con l’appoggio di don Felice Prinetti, segretario del vescovo, si acquistò e venne ristrutturato il vecchio convento di Santa Lucia, dove l’opera venne trasportata nel 1896. L’asilo dipendeva dalla superiora del Conservatorio che vi destinava qualche suora per l’asilo e per il catechismo. Fra esse primeggiavano Suor Jacob e suor Nicoli soprattutto per quanto riguardava il catechismo ai ragazzetti del quartiere. Quando nel 1898, a 43 anni, divenne superiora del Conservatorio e l’anno successivo suor Nicoli fu inviata a Sassari, suor Jacob assunse in prima persona l’attività di educazione e carità dell’asilo Umberto I e Margherita. All’asilo si aggiunse un laboratorio per ragazze povere, alle quali, oltre che l’insegnamento del cucito e del ricamo, venne impartita una istruzione corrispondente alla terza elementare, stante la povertà di scuole nel quartiere del Castello. Vi fu impiantata anche una fiorente associazione di Figlie di Maria. Nel 1919 queste opere si erano sviluppate assai, sicché ai superiori parve utile rendere autonomo l’asilo Umberto I e Margherita. Suor Jacob chiese di essere sgravata dalla responsabilità di superiora del Conservatorio, o almeno di rimanere con le opere dei poveri. E così le fu assegnato di fare la suor servente dell’asilo Umberto I e Margherita. Il distacco dal Conservatorio, dopo 42 anni, le fu molto doloroso, ma lo accettò per amore dei poveri, che ora avrebbe potuto servire con maggiore dedizione. Sotto la sua direzione l’opera dell’Umberto I e Margherita si rinforzò ulteriormente, diventando anch’essa, come l’Asilo della Marina, sede delle Cucine Economiche, con cui la Congregazione di Carità sfamava a centinaia i poveri del quartiere più alto di Cagliari.
Durante la prima guerra mondiale, nei locali dell’asilo furono ospitati gli alunni del seminario diocesano, i cui locali erano stati requisiti dal governo per sistemarvi i soldati tracomatosi. Dopo la guerra, suor Jacob fece rifiorire l’asilo; nel 1925 vi ospitò l’Opera della Protezione della Giovane, continuando l’intuizione di suor Nicoli, realizzata all’Asilo della Marina, di aiutare le ragazze che, venendo dal Campidano in città per il lavoro, avevano bisogno di essere accolte. Insieme divenne sede dell’associazione delle Madri Cristiane e delle Damine della Carità. Questo fervore di carità suscitò il progetto di riportare a nuovo l’antica chiesa di santa Lucia, dedicandola a santa Luisa de Marillac, da poco beatificata.
Un’opera particolare stette a cuore a suor Jacob: la Piccola Casa San Vincenzo, nella quale con l’aiuto delle Dame della Carità furono ospitate le vecchiette più abbandonate di Cagliari. Non riuscì a dare loro una grande e comoda casa, ma almeno un posto in cui era assicurato un tetto, una minestra calda e l’affetto. All’interno di questa casa, ad un certo momento ospitò alcune bambine tracomatose. Queste, a causa di questa affezione contagiosa agli occhi, non venivano ammesse alla scuola e così passavano i loro giorni lungo le strade esposte ad ogni pericolo. Suor Jacob soffriva per questa situazione e ruminava per trovare qualche rimedio. Finalmente ebbe l’idea di cercare alcuni locali nella Piccola Casa per far posto anche a loro. La sistemazione non era delle migliori, poiché convivevano con le anziane. Ma la Provvidenza attraverso un benefattore istituì un’opera per i bambini tracomatosi a Quartu Sant’Elena, e così vi poté trasferire là le sue bambine. Ne fu felice.
Gli ultimi anni della sua vita furono segnati dalla malattia. Non riusciva più a muoversi. E così passava le giornate su una poltrona e lavorava più che poteva a fare calze e maglie per i bambini poveri. Quando le si domandava come stesse, rispondeva: “Come Dio vuole, faccio la sua volontà!”. La si trovava sempre contenta e con il sorriso sulle labbra. Morì il 13 agosto 1936 all’Asilo Umberto I e Margherita a 81 anno e 60 di vocazione.