All’età di 102 anni, Suor Cecilia Amat, la Notte Santa della grande Veglia pasquale, è volata in Paradiso; nata a Cagliari il 2 febbraio 1922, discendente della nobile famiglia – di origine catalana – degli Amat di San Filippo, è stata un’ umilissima Figlia della Carità. Per circa 80 anni si è trasformata in rifugio accogliente per i Poveri che ha incontrato e servito con amore e pietà; con lei va via un altro pezzo di storia che ha fatto bella la Comunità delle Figlie della Carità, la Chiesa di Cagliari e ha elevato culturalmente la nostra città.
Luisa, Maria, Giuseppina Amat, sin da giovanissima è fervente Figlia di Maria, frequenta con assiduità l’Azione cattolica e intorno ai 17 anni vive la sua crisi adolescenziale con le domande di senso volte a dare significato alla propria esistenza. Dopo il diploma magistrale è dibattuta fra il desiderio di seguire Cristo oppure continuare gli studi universitari. La sua mamma nel dubbio la porta con sé da suor Teresa Tambelli, alla quale in città solitamente si accorre a chiedere consiglio. Luisa, Maria Giuseppina… accoglie con gioia la risposta della Serva di Dio: per essere Figlia della Carità non c’è bisogno della laurea, può seguire la sua vocazione e poi si vedrà… e risponde prontamente alla chiamata del Signore tra le Figlie della Carità anche con il beneplacito dei genitori che non la ostacolano.
Fa il postulato all’Asilo della Marina e, dopo il Seminario (Noviziato) a Torino, la sua prima destinazione è ancora una volta l’Asilo della Marina nel giugno del 1942. Vi ritorna col nome di suor Cecilia, nome che manterrà per tutta la vita, e dove vivrà i suoi primi 20 anni da Figlia della Carità lasciandosi docilmente forgiare dal carisma vincenziano reso vivo dalla testimonianza delle consorelle della Comunità locale dell’Asilo della Marina e dall’impeccabile guida della suor servente (superiora) suor Tambelli da lei considerata sempre come… modello di tutte le virtù… la superiora perfetta: una guida, e un esempio inimitabile…. che non si lamentava mai delle sue sofferenze fisiche e aveva una fede incrollabile; metteva al primo posto il povero perché vedeva nei poveri, il Cristo….
Non c’è da meravigliarsi se, in tutta la sua vita, suor Cecilia cerca di imitarne la virtù, se ama così tanto i poveri e sia sempre pronta a difenderne i diritti. È stata lei la prima, assieme a suor Vincenza Martelli, a raccogliere in un quaderno notizie di prima mano sulla virtuosa e zelante vita della Serva di Dio, alla cui scuola impara non solo ad amare i poveri e a riconoscerli, come voleva san Vincenzo De Paoli, suoi Signori e maestri, ma a dar loro senza misura, ad accoglierli, a credere volutamente alle loro “bugie”, cosa che vede fare qualche volta anche da suor Tambelli che è solita dire: quando mi presenterò davanti a Nostro Signore preferisco che mi rimproveri perché mi sono lasciata imbrogliare piuttosto che mi rimproveri perché quel povero aveva necessità e io gli ho negato qualche cosa…
Mi piace ricordare un simpatico aneddoto di suor Cecilia che dà la cifra del suo superiore senso del povero.
I ladri erano di casa al Sacro Cuore, approfittando talvolta del momento della ricreazione per passare meglio inosservati; bastava solo che la porta della Camera di Comunità fosse leggermente socchiusa per entrare e portar via pc, videoregistratori e quant’altro in dotazione alla scuola. Una domenica le Suore scoprono in casa un ladro che, dopo aver fatto incetta… non trovando porte aperte per fuggire si dà a correre da una parte all’altra dell’ edificio. Le sorelle spaventate si sparpagliano; alcune lo cercano nei corridoi della scuola, altre nella zona della cucina, altre ancora decidono di chiamare la polizia. In questo vai e vieni generale, suor Cecilia, si dirige dalla parte opposta della Casa, intuendo probabilmente che “l’ospite inquietante” sia arrivato fin li. Si ferma al piano terra e, in un silenzio che indugia per discernere segni che ne confermino la presenza, la si sente chiamare: Signor ladro, signor ladro, vada via, le mie consorelle chiamano la polizia! Signor ladro la troveranno, venga giù per favore! Esca da questa porta! E nell’andar via, suor Cecilia apre la porta per lasciare che “signor ladro” fugga indisturbato!
Dopo la laurea suor Amat entra nel mondo della scuola come docente di lettere ed è tra le più robuste e generose su cui la Serva di Dio può contare per fare assieme, a piedi, il lungo tragitto per l’allora ghetto sant’Elia, sostenere le insidie dell’ambiente, fare catechismo e tentare di far scuola a bambini e giovani.
Col trasferimento dell’Istituto magistrale nel 1962 dall’Asilo della Marina all’Istituto Sacro Cuore, anche suor Cecilia lascia la sua prima Casa, per immergersi, senza mai tralasciare i poveri, più a tempo pieno nell’insegnamento che non lascerà neppure da Preside dell’Istituto “Sacro Cuore”. Suor Amat ha istruito eloquentemente generazioni di giovani, ha sempre protetto il diritto all’istruzione gratuita dei più poveri, ha amato e sostenuto la Scuola cattolica, ne ha difeso i diritti talvolta a voce forte e alta e ha trascinato colleghi e collaboratori a fare convintamente altrettanto.
Conosceva a memoria la Divina Commedia, la ricordo in primavera, durante le ricreazioni, nel piazzale dell’Istituto Sacro Cuore, mentre si accompagna ora all’uno ora all’altro degli alunni poco avvezzi a conoscere il “divino poeta”, enunciare a memoria terzine note e meno note di diversi Canti della Commedia, da lei già assegnati ma non studiati, per imparare con più facilità in vista di una degna verifica.
Anche la sua carità verso le sorelle anziane era ben nota. Qualcuno la ricorda di primo mattino, prima di recarsi a scuola, passare per le camere delle suore malate e mettersi a loro disposizione per l’igiene personale e i servizi più umili, in silenzio e con amore.
Donna di elevata cultura, ferrea in ciò che credeva, autorevole, povera di spirito e umile, ha servito materialmente i poveri, seppur con i dovuti limiti dell’età, fino a che ha potuto stare in piedi e cioè fino alla veneranda età dei suoi 99 anni.
I poveri, ora l’uno ora l’altro, giornalmente continuavano a venire alla Casa di Via Dei Falconi a prendere pietanze già preparate e chiedere il suo aiuto. Lei era felice di accoglierli, ascoltarli, intrattenersi con loro e di sostenerli anche con qualche soldino; tante volte prima di arrivare i poveri, suor Cecilia chiedeva ad alcune di noi di poter cambiare in due da 10 le sue 20 Euro o in due da cinque le 10 Euro.
Diversi mesi fa sono venuti a trovarci alcuni ex alunni che hanno espresso il forte desiderio di salutare un’ ultima volta Suor Cecilia, da tempo ormai obbligata a letto in infermeria. Assopita e serena, siamo riusciti a risvegliarla e a stimolarla almeno per un breve saluto. Le abbiamo chiesto di dirci qualcosa…. Poche parole ma essenziali: potendo tornare indietro darei ai poveri di più…
Siamo certi di averla in Paradiso, nella lode perenne dei Santi, tra le amate consorelle, la stimata suor Tambelli, gli innumerevoli poveri da lei gratuitamente cercati, raggiunti, onorati e serviti.
Autore: M.R. Columbano, FdC