Nel mese di febbraio abbiamo ricordato la Beata Suor Giuseppina Nicoli e la Serva di Dio Suor Teresa Tambelli. Pubblichiamo un interessante articolo, scritto dalla Redazione Culturale della Parrocchia dei SS. Giorgio e Caterina di Cagliari, che racconta il Pellegrinaggio delle reliquie della Beata Suor Nicoli, che si è svolto a novembre dello scorso anno. Molto più che un semplice ricordo.
Si avvicina il 2025 anno del ventisettesimo Giubileo ordinario nella storia della Chiesa. Un’occasione di grande importanza che richiama all’impegno tutte le comunità ecclesiali, nella preparazione di itinerari pastorali che coinvolgano i fedeli di ogni età. In particolar modo in ambito parrocchiale, si sente l’esigenza di attuare proposte di percorsi che abbraccino tutta la vita e le esperienze che siamo chiamati a vivere quotidianamente come cristiani, per poter cogliere consapevolmente i significati autentici di riconciliazione e conversione che caratterizzano l’anno giubilare. A Cagliari, la Parrocchia dei Santi Giorgio e Caterina ha voluto dare in tal senso, un importante contributo costruttivo con un percorso pastorale di evidente valenza formativa sul tema della Fede. In questa direzione vengono promosse dal parroco, don Elenio Abis, varie iniziative finalizzate a rafforzare i fondamenti della fede cristiana e a dare un rinnovato senso al cammino di conversione che ognuno è chiamato a vivere alla luce dell’adesione al Vangelo. La comunità parrocchiale si è così orientata a vivere i tre anni che ci separano dal Giubileo dedicandoli, ciascuno, alle tre Virtù teologali: Fede, anno in corso 2022, Speranza e Carità i prossimi due.
Fra le varie iniziative adottate, tutte di eguale e notevole importanza, si rileva lo spazio destinato alla conoscenza del valore della Santità e dei Santi, esempi di vita conforme all’insegnamento del Vangelo. Tutti siamo chiamati alla Santità e ognuno è tenuto a realizzarla nel corso della propria esistenza con i doni della Grazia (i Talenti) che si rivelano tali quando li poniamo in essere. In qualsiasi ambito (fosse anche quello apparentemente più insignificante) siamo chiamati ad operare con il fine della testimonianza. In tutto e nelle forme più svariate, può essere posto il seme del Vangelo. Questo è il compito del Santo e di tutti i cristiani nel corso della vita terrena: Seminare secondo l’ispirazione della Fede. Raccogliere spetta a Dio.
Nel mese di Novembre, che si apre con la festa dedicata ai Santi, la comunità parrocchiale ha vissuto uno dei momenti più importanti del percorso pastorale culminato con la visita della reliquia della Beata Giuseppina Nicoli, suora vincenziana, segno fisico e tangibile di conforto per il credente, della presenza in mezzo a noi di donne e uomini che hanno dedicato la loro vita al servizio di Dio e che ora ci aiutano e intercedono per noi. Ispirato da una Fede forte e autentica, San Vincenzo de’ Paoli fu ben consapevole che la Santità consiste nell’abbandono nel Signore e induce ad una impostazione della vita improntata sul Vangelo pervasiva di ogni agire che viviamo nella quotidianità e che non può non riflettere le altre Virtù della Speranza e della Carità.
Vari Santi attuali, ci hanno dato esempio di come l’esistenza più comune, fatta anche di piccoli gesti, possa trasformare l’ordinarietà in qualcosa di straordinario e di bello quando con il nostro “sì” ci apriamo al progetto di Dio che si manifesta attraverso un coinvolgimento integrale, nella concretezza spirituale e materiale della vita cristiana. Fu questa ispirazione di Grazia che spinse San Vincenzo a fondare le Figlie della Carità nel XVII secolo, quando prevaleva il concetto che la santità, soprattutto per la vocazione religiosa femminile, dovesse realizzarsi esclusivamente all’interno dei conventi. Esse furono chiamate ad agire con un’opera evangelizzatrice che non si fermava al solo aspetto spirituale per quanto determinante, ma si manifestava in modo assiduo e instancabile, anche sul piano dell’aiuto materiale verso le persone più povere e abbandonate dalla società. La carità verso gli ultimi. Questa preziosa eredità è giunta fino alla contemporaneità, conservando l’indirizzo del Padre fondatore, adeguando e ampliando, in un’organizzazione sempre più funzionale al servizio dei poveri, direttive e metodi. Attraverso la testimonianza di grandi figure che hanno operato e operano, nei più vari contesti sociali del mondo, le Figlie della Carità hanno saputo lasciare vere e proprie orme concrete di santità nel segno del Vangelo.
E’ il caso della Beata Suor Giuseppina Nicoli (1863-1924) che visse e operò a Cagliari, con alcune interruzioni relativamente brevi e legate a varie vicissitudini non sempre serene, dal 1885 fino alla sua morte. La Cagliari di quell’epoca passò, per Decreto Regio del 1866, dallo status di roccaforte militare con conseguente abbattimento di una buona parte della cinta muraria difensiva, a città in via di espansione verso il mare e l’entroterra. Ben presto grazie anche alla sua importante collocazione geografica, divenne un rilevante centro per i traffici commerciali e lo sviluppo industriale, richiamando investitori dall’Italia e dall’estero, prevalentemente francesi e svizzeri . Non particolarmente estesa e con oltre quarantamila abitanti, la città si ritrovò a vivere una situazione sociale segnata da pesanti contraddizioni. Da una parte la tradizionale nobiltà locale, affiancata dalla nuova imprenditoria borghese sempre più decisiva per lo sviluppo economico, che controllava gli affari e amministrava il centro più importante di tutta la Sardegna. Mentre il ceto impiegatizio avrà sviluppo a partire dai primi del novecento, in concomitanza della riforma amministrativa voluta dal governo nazionale guidato da Giolitti. A fronte di tutto ciò, era manifesta una realtà popolare fatta di piccoli artigiani, operai e manovali, perlopiù nullatenenti e spesso con lavori irregolari e saltuari, che conoscevano lunghi periodi segnati dalla disoccupazione e da una pesante povertà. Numerose persone e famiglie versavano in condizioni di precarietà economica e di indigenza fino alla fame e vivendo in ambienti carenti sul piano igienico sanitario; Facile il diffondersi di malattie contagiose, alto era il tasso di analfabetismo. L’atteggiamento prevalente presso i ceti popolari della città era segnato da rassegnazione, abulia e da una generale scarsa applicazione nella condotta di vita.
Questa digressione apparentemente inopportuna, intende tratteggiare a grandi linee il contesto sociale e culturale in cui venne chiamata ad operare la beata suor Giuseppina Nicoli e vuole condurre ad ipotizzare le situazioni concrete di grave difficoltà in cui effettivamente si trovò ad affrontare i vari problemi che andavano dall’assistenza ai poveri, provvedendo alle loro urgenti necessità, all’educazione dei giovani e delle giovani attraverso la formazione spirituale e morale fino alle attività didattiche finalizzate a dare quegli strumenti educativi basilari che potessero promuovere sul piano umano e sociale, la dignità dei piccoli e degli adolescenti di cui si prendeva cura.
Giunse a Cagliari il primo gennaio 1885 con fervore caritatevole ed entusiasmo. Come risulta dai suoi scritti (lettera al padre del 2 gennaio 1885), manifestò subito amore verso la città, che vide con quella dolcezza e misericordia propria di chi si pone al servizio di Dio e del prossimo. Dopo un breve periodo di insegnamento volto alle giovani presso il conservatorio di piazza Indipendenza, fu trasferita all’Asilo della Marina, situato nell’omonimo quartiere storico, un ex convento degli agostiniani che il comune decise di donare alle Figlie della Carità per le loro attività verso i poveri che in quel quartiere erano davvero tanti. Fu Madre superiora, non esitò mai nel farsi carico del recupero di quei piccoli e agiva, sempre infaticabile e in prima persona, nel segno della carità. Da subito prese a cuore la situazione di tanti bambini che vivevano sulla strada. Quei piccoli, spesso senza una famiglia, guadagnavano qualche soldo portando alle signore la spesa del vicino mercato rionale dentro grandi ceste, corbelli, in sardo “corbula” o “crobi”, e perciò conosciuti come “piccioccus de crobi”, ragazzi della cesta. Questi ultimi erano espressione di quell’ambiente estremamente povero sotto tutti gli aspetti spirituale, morale e culturale. Suor Nicoli decise di raccoglierli dalla strada e iniziare con fede, una sfida assai impegnativa: educarli e creare per loro un percorso educativo mirante a farli crescere nella loro integrità. Assicura loro pasti giornalieri e vestiti, insegna loro il catechismo, a leggere, scrivere e far di conto. Insieme alle Figlie della Carità, avvia un lavoro instancabile di recupero della dignità di quei ragazzi e delle famiglie.
Presto il suo lavoro attira interesse e ammirazione inducendo varie persone dell’alta società , soprattutto donne, a collaborare volontariamente e a contribuire agli sforzi e ai sacrifici delle suore. Al recupero dei piccioccus de crobi, chiamati “marianelli” (monelli di Maria), molti dei quali crescendo continueranno a collaborare sentendosi parte della grande famiglia vincenziana, si affianca il recupero delle ragazze più povere che facevano perlopiù lavori umili e faticosi servendo presso le famiglie ricche. Si forma il gruppo delle “zitine” che seguono sempre più numerose, corsi di formazione spirituale, alfabetizzazione e attività di cucito e ricamo. Altrettanto efficace fu la sua opera di carità fondata su una fede autentica e solida, che svolse a Sassari fra il 1912 e il 1914. Questo breve sunto sulla vita di testimonianza della Beata Suor Nicoli nella città di Cagliari, ci rimanda a cogliere in questo esempio di vita cristiana il dato fondamentale che caratterizza la santità: l’affidarsi a Dio, la Fede in Lui, permette di spostare le montagne (Mt 17,14-19) ed è quello che la Beata Giuseppina Nicoli ha potuto fare.
La presenza delle sue reliquie nella Parrocchia dei SS Giorgio e Caterina di Cagliari, è stata ospitata per l’intera settimana dal 06/11, con la celebrazione di accoglienza, fino alla domenica del 13/11/22, giorno in cui successivamente alla messa del pomeriggio, è potuta rientrare nella casa delle Figlie della Carità dove viene conservata. L’intera settimana è stata scandita quotidianamente, nella mattinata dalla recita del Rosario, la novena alla Beata Nicoli e l’Angelus per poi proseguire al pomeriggio con la Celebrazione Eucaristica e gli incontri di catechesi tenuti dalle suore FdC sulla realtà del Carisma Vincenziano e sulla figura della Beata suor Giuseppina. E’ stata anche l’occasione per divulgare libri, immagini e testi di preghiera relativi alle figure dei Santi Vincenziani. Per tutti i fedeli, parrocchiani e non, si è trattato di un momento del percorso pastorale, decisamente ricco di spunti per la formazione e la meditazione sul significato della vita cristiana, dei santi in generale e nello specifico della Beata Nicoli. Si è rimarcata l’importanza della Fede nel dare concretezza all’agire del cristiano che voglia realmente seguire le orme del Salvatore e portare attraverso la testimonianza, il valore edificante del messaggio evangelico al mondo. Sempre l’opera di carità deve essere intesa nel segno dell’amore per Cristo e per l’uomo. Suor Nicoli, sulle orme dell’insegnamento evangelico, ha saputo intendere la persona nella sua completezza e unicità. Da Lei apprendiamo la lezione fondamentale che ogni cristiano deve tenere ben presente specialmente di fronte alla complessità di tempi come quelli attuali, ovvero, che il cambiamento nel bene autentico della condizione umana non può prescindere dal fondamentale riconoscimento del potere dello Spirito e dell’influsso religioso.
La vera rivoluzione non può avvenire se non convertendo il cuore dell’uomo a Cristo. Ogni rivoluzione o idea del cambiamento che pensi al solo benessere materiale, che colga la sola dimensione orizzontale della vita tralasciando anche in parte quella verticale, è miope e perciò destinata al fallimento.
Autore: Redazione Culturale – Parrocchia dei SS. Giorgio e Caterina – Cagliari