Via Turati 36 e via Principessa Maria a Sassari sono due riferimenti molto importanti per famiglie e persone in difficoltà, soprattutto in questo periodo di emergenza il Centro diurno di Accolgienza e Accompagnamento Suor Giuseppina Nicoli la cui finalità è la cura, l’igiene e il ristoro, si rivolge in modo particolarissimo a chi non può stare in casa perché casa non ne ha. Oltre a questo primario soccorso, il Centro è a disposizione anche per dare ascolto e aiuto economico a quanti bussano al portone; in questo periodo davvero tanti!
Ci siamo chiesti come mai questi nuovi poveri si rivolgono alle Suore Figlie della Carità e non ai Servizi preposti dal Comune, alla Caritas e/o ad altri Centri nelle Parrocchie. La risposta che ci siamo dati, seppure in sordina, è che con tutta probabilità si tratta di persone che hanno vergogna della loro particolare situazione che li porta a vivere nascosti dentro la propria povertà. E difatti ad un primo approccio appaiono subito come individui feriti nel loro senso di dignità; un tempo li si chiamava i poveri vergognosi perché mai avrebbero chiesto apertamente l’elemosina come ad oggi siamo abituati a vedere. I nuovi poveri, che bussano alle nostre porte, cercano un aiuto discreto; è gente che non sa come fare a pagare il fitto, bollette di gas o acqua, gente che ha perso il lavoro! Poco propensi a dare spiegazioni e giustificazioni che il più delle volte alimentano dati statistici e numeri. Varcare il portone di Via Turati 36 e di Via Principessa Maria significa per loro ritrovarsi quasi in famiglia perché ormai abbiamo imparato a conoscerci; ci si telefona… ci si racconta. A ben vedere ciò che vale per loro non è solo l’aspetto materiale ma la relazione di vicinanza che alimenta fiducia, dialogo e condivisione. Un’altra realtà molto significativa con la quale abbiamo stretta collaborazione, quasi un tutt’uno con il Centro Suor Giuseppina Nicoli è la Mensa parrocchiale San Vincenzo (consulta l’elenco di tutte le mense nel nostro sito. Trovi indirizzi e recapiti), che ogni domenica compresi i giorni festivi, come Pasqua e pasquetta, regala circa 80 pasti caldi e la cui attività di preparazione prevede porzioni personalizzate che tutelano il nucleo familiare. C’è Mario, per es. che ha due bimbi piccoli e la compagna è in attesa del terzo figlio; il ragazzo rom che ritira i pasti per la numerosa famiglia in isolamento nel campo di Piandanna etc. Sono attenzioni che fanno bella la Carità per la cura riservata a quella particolare persona… A dare man forte economica a tutto questo è la Provvidenza che non fa mancare i volontari e tutto il resto… Io sono un volontario e mi occupo anche della contabilità, quindi tengo sotto stretto controllo le risorse a disposizione soprattutto in questo periodo dove ogni giorno è emergenza. Nei mesi scorsi il saldo del conto corrente era una costante preoccupazione per poter arrivare a fine mese e coprire almeno le spese fisse del Centro Diurno, da metà marzo in poi – con l’emergenza Covid – si è messa in moto una straordinaria catena di solidarietà ben fotografata dal numero dei bonifici ricevuti, ciascuno dei quali ha un nome che costituisce l’anello di una catena di altruismo da parte di tante persone che vogliono condividere il poco o il molto con chi si ritrova in ristrettezze economiche ed emergenziali. Tanto per dare un’idea ecco di seguito le causali del bonifico: aiuto per la spesa alle famiglie, contributo per le spese della mensa, per i bisognosi che si rivolgono a voi, per la laurea di Francesca, per il compleanno di Nicola, per ricordare Giuseppe, donazione per emergenza Covid-19, in memoria dell’amico Enrico, per le rate morose affitto di Michele e per il Centro Diurno, sostegno economico alle persone in difficoltà, grazie suor Andreana, assistenza famiglie, pasti ai bisognosi, etc. Oltre a ciò riceviamo tanti generi di prima necessità, degno di nota è l’offerta del signor Giovanni Muscas: una pedana di confezioni di pomodori pelati da destinare alla Mensa e alla spesa delle famiglie. Un aiuto che abbiamo voluto condividere con la Casa di Accoglienza detenuti don Graziano Muntoni a San Giorgio (Sassari), che a sua volta ha offerto alla Mensa la carne di maialetto da cucinare per il pranzo di Pasqua. Come chiamare tutto questo? Solidarietà? Generosità? Consapevolezza che la sofferenza di uno è sofferenza di tutti e non si può starsene tranquilli da soli? E’ il senso di Comunità che si fa strada, e se prima questo poteva non essere rilevante perché prevaleva il “prima ci sono io poi gli altri”, adesso ci stiamo accorgendo quanto gli altri siano importanti per noi, noi per loro e i poveri per noi. Ho cercato di fare una sintesi avendo ben presente che dietro ogni esempio riportato ci sono volti, nomi, sofferenza, criticità e con loro anche tante persone buone e generose che, disponendo di un bene in più, hanno costruito a insaputa l’uno dall’altro una bella e importante catena di solidarietà che cristianamente parlando si chiama Provvidenza di Dio. La Provvidenza di Dio che, come ha detto il padre Javier Alvarez, dei Padri vincenziani, nella sua relazione al Seminario vincenziano 2020, … è discreta, naturale, autentica, non ama suonare le campane… agisce con calma e senza rumore. Ne siamo convinti tutti, noi operatori e Figlie della Carità, ciò che resta di fondamentale importanza è sostenere questo periodo di ansie e preoccupazioni collegate tra loro: paura per la salute propria e dei propri cari, crisi economica e conseguente la perdita del lavoro. E poiché non di solo pane vive l’uomo… grazie alla prossimità, alla relazione e al dialogo aiutiamo queste persone a guardare al loro futuro con speranza. La carità ci spinge ad occuparci anche dei bambini e degli adolescenti figli di queste famiglie che non potendosi permettere un tablet o un Pc o una rete internet domestica, per proseguire l’anno scolastico con la didattica a distanza, oggi vengono indicati con il termine dis-connessi. Nuovissima povertà che, causata dal coronavirus, in mancanza di interventi educativi immediati e adeguati anche all’interno della stessa famiglia, questi minori rischiano di rimanere isolati, di fare passi indietro nell’apprendimento e perdere motivazione allo studio, arricchendo ancora una volta la schiera degli esclusi dalla società.

Autore: Antonello Pilo