A cento anni dalla nascita al cielo della beata suor Giuseppina Nicoli, figura di donna e di consacrata attualissima, in un tempo di grave crisi vocazionale per la vita consacrata e per la Compagnia delle Figlie della Carità in particolare, suor Nicoli ci trasmette l’unicità e la bellezza della sua vita di donazione incondizionata a Dio e ai poveri nella Carità, via maestra all’annuncio del Vangelo e alla gioia di un’appartenenza che quotidianamente travalica l’effimero con amore paziente, umile, misericordioso. È lei che, bellamente, come ha ricordato alle Figlie della Carità presenti alla S. Messa delle 7.30, don Jean Pierre Mbala Lufu, attuale cappellano della Cappella dell’Immacolata dell’Asilo della Marina, a partire da Cristo ci ricorda chi è una Figlia della Carità, qual è la sua vocazione e la sua chiamata alla vera felicità: Io sono la voce di Colui Che, incapace di far sentire la sua voce ai poveri, mi manda da loro. Mi è affidata una missione di carità, spezzo il pane della Parola di Dio agli ignoranti, spezzo il pane materiale ai bisognosi. E quando questa voce ha compiuto la sua missione, mi ritiro nella solitudine per uscire di nuovo quando il dovere mi chiama. Ecco cos’è una Figlia della Carità: è la personificazione della divina Provvidenza, è la prova tangibile del suo amore per i poveri.

È davvero talentuosa la vita di suor Nicoli, ricorda il direttore della Caritas diocesana di Cagliari, don Marco Lai nella seconda Messa del primo pomeriggio, celebrata per i volontari della Caritas diocesana, di cui suor Nicoli è patrona. Lei così fragile per la sua malattia eppure così decisa e caparbia nel vivere il Vangelo di Cristo, unico amore della sua vita e per questo decisa nel dono di sé ai poveri e geniale nell’arte dell’educare. Si, perché, per lei educare è stato un impegno ed insieme un piacere, una vocazione scoperta in famiglia grazie al buon esempio dei genitori consapevoli della loro missione cristiana ed educativa verso i propri figli. Fianco a fianco della sua mamma, insegnante elementare, Giuseppina ancora bambina è portata per mano ad avvicinare, accogliere, farsi prossima di una fanciulla sua coetanea, povera intellettualmente e materialmente.

Ed è così che ancora giovanissima, illuminata dal suo direttore spirituale, scopre che il Carisma di Vincenzo de’ Paoli, rispecchia il suo modo di essere e, dunque, lo abbraccia per la vita. La sua esperienza, ha detto don Marco Lai, è importante in un’epoca di banderuole dove anche noi per primi rischiamo di esserlo quando davanti ai “poteri forti” che abitano dentro e fuori di noi, possiamo scoprirci deboli e/o incapaci di decidere da che parte stare. È necessario, ha proseguito il direttore della Caritas, recuperare motivazioni, convinzioni, spiritualità, religiosità; è necessario far memoria del buon esempio ricevuto in famiglia ispiratrice di valori decisivi sulla personalità dei propri figli, per andare al cuore della vita e fare scelte che santificano la persona e quanti avviciniamo.

Ed è anche per questo che Suor Nicoli, davanti ai suoi tanti limiti di salute, non si sente “schiacciata” dalla vita, semmai nell’intimità della preghiera – come ha ricordato padre Beppe Crobu, missionario vincenziano nella terza Messa, quella delle ore 18, celebrata con tutti gli amici di suor Nicoli – approfondisce la sua relazione e la sua amorevole comprensione di Cristo povero, casto, obbediente, servo del Disegno d’Amore del Padre, secondo il carisma di Vincenzo de Paoli. Dalla sua familiarità con il Divino arriva a percepire e a comprendere cose che altrimenti le sarebbero state incomprensibili e svianti; virtù che tessono la sua vita e sono causa della sua continua rinascita alle ragioni del soprannaturale.

La sua arte più insigne è stata quella di entrare in rapporto di amorosa fiducia col Cristo in Croce, per scoprire dal quel trono di umiliazione e di massimo sgomento, la forza amorevole e risanante della preghiera e dell’incontro intimo col Signore, “sorgente di ogni Carità”. Vivere con audacia e, senza mai risparmiarsi, la sua missione apostolica di Figlia della Carità, in lieta obbedienza alle esigenze della sua vocazione e nella scelta preferenziale dei poveri, è stato il suo modo di far germinare la speranza nel cuore di tantissimi giovani scavezzacollo e senza una promessa di futuro, col privilegio di essere più umani e adulti migliori, responsabili e capaci di far fronte alla vita nella sua interezza.

Noi Figlie della Carità dobbiamo moltissimo alla persona, alla vita di consacrazione, all’esempio di suor Giuseppina Nicoli, dono di Dio alla Chiesa intera e a questo dimenticato lembo di terra, la Sardegna, in un tempo in cui eravamo ancora e solo terra da sfruttare e conquistare. I tempi oggi non sono molto cambiati, abbiamo altre forme di “poteri forti”… Ci vorrebbe tra Noi un’altra suor Nicoli. Tuttavia, visto che il Signore quando Lui vuole fa parlare anche le pietre, non ci scoraggiamo, chiediamo solo occhi limpidi e puri per vedere e riconoscere il gran bene che, seppure in retrovia per motivi di età, cammina tra le fila della nostra sempre bella piccola Compagnia.

Autore: M. Rita Columbano FDC