Anche quest’anno, in cui ricorre il 100° anniversario della nascita al cielo di suor Nicoli, la sua festa è stata un inno alle meraviglie di Dio nella sua vita e alla sua santità. È sempre una gioia intrattenersi a parlare, anche se solo brevemente, della beata suor Nicoli, la cui testimonianza, nonostante la distanza temporale, ci interpella a fare della nostra vita un atto di fede in Dio.

Suor Giuseppina, come è stato detto dai Parroci delle parrocchie vicine all’Asilo della MarinaDon Alessandro Simula, Don Marco Deflorio, Padre Roberto Tamanti, avvicendatisi durante la tre giorni del Triduo, è stata una consacrata che ha sperimentato nella sequela di Cristo povero, casto, obbediente, la gioia di seguirlo e di servirlo nei poveri, traboccante com’era di Amor di Dio e del prossimo. E’ centrale in lei questa esperienza che le fa scrivere: Poichè Dio ci ha amato senza misura, non mettiamo limiti alla carità verso i nostri fratelli: Dio lo vuole. Suor Nicoli è così! Il suo parlare, semplice e sapiente, umile e profondo, e al tempo stesso comprensibile a tutti, le dà dignità ed esemplare delicatezza d’animo.

Se mi è permesso scriverlo, la ravvicino molto, per l’amore che nutre verso Nostro Signore, alla grande Santa Suor Teresa del Volto Santo; volto che lei, suor Nicoli, riconosce e tanto contempla e tanto ama nei poveri che serve con ogni dolcezza, comprensione, cordialità, rispetto e devozione. La sua Carità dinamica, diffusiva, piena di buoni frutti e di soprannaturale Carità, le fa dire: La carità ci fa volare, giubilando. Serviamo il Signore allegramente, confidando in Lui…

Niente e nessuno scalfisce la sua Carità, quando è messa a dura prova da lutti, malattie, offese gratuite e false diffamazioni, è allora che brilla ancora di più la luminosità della sua vita. Ce lo dice la Serva di Dio suor Tambelli, suo braccio destro negli ultimi dieci anni di vita della beata: la Carità è stata la regola di tutti i suoi pensieri, di tutte le sue parole, di tutte le sue azioni…

Lei, missionaria nel cuore, esprime comprensione, fraternità, prossimità, misericordia, affetto, perdono verso tutti, perché la Carità è per lei, come per San Vincenzo de Paoli, l’anima della missione che le viene proprio dalla pratica delle piccole virtù, come scrive lei stessa: Il segreto per divenire grandi santi è praticare le piccole virtù, facendo tutto bene, nel tempo e nel luogo, nella maniera in cui Dio lo vuole. Quale cosa dà il vero valore alle nostre azioni? L’intenzione e l’affetto del cuore.

Ed è sempre la Carità di Cristo crocifisso che la muove dinanzi alle miserie dei poveri e di quanti avvicina, comprese le consorelle della Comunità locale e gli amministratori pro – tempore che l’hanno fatta soffrire. Una vita la sua capace di conformarsi a Cristo e perciò capace di essere misericordiosa fino all’ultimo istante di vita come quando, sottolinea bene Mons. Mosè Marcia nella sua omelia, totalmente dimentica di sé, si congeda da questa vita offrendo ampio perdono al presidente dell’Amministrazione che, dopo averla tanto calunniata sui giornali cittadini, riconosce il suo errore. Tale è la sua vicinanza al cuore misericordioso di Dio che sa trovare persino delle minutaglie per ringraziare il presidente della bontà avuta verso di lei, con la promessa: pregherò per lei e per la sua famiglia…

Tutto ciò è potuto accadere, ha proseguito il Vescovo, perché: … In Giuseppina era molto chiaro il fine del suo vivere, il perché della sua vita, dove voleva arrivare. Quando è morta abbiamo scoperto che, dentro il crocifisso che le fu regalato per la Professione, conservava una preghiera. Una preghiera che si portò sempre dietro e in cui troviamo il fine della sua vita, dove era diretta. La Beata, rivolgendosi al Signore scrisse: “VolerVi sempre fedelmente servire, praticando la povertà, la castità, l’obbedienza e servendo, per amor Vostro, tutti i Poveri”. E io aggiungo – ha proseguito Mons. Marcia – … tutto l’uomo Povero. Se oggi celebriamo la Beata, chiediamoci: qual è il mio fine? Perché io vivo?

Autore: M. Rita Columbano FDC