In questo ritiro di fine anno non mi sono fermato alla terminologia tradizionale della nostra spiritualità, pur ricca e profonda, ma anche per respirare un’altra aria, purissima e sana, ho colto qualche riflessione dalla letteratura giovannea. Naturalmente sarebbe materia questa di una briciola ma utilizzo questa riflessione quasi come augurio per il nuovo anno.
Sono certo che, leggendo con attenzione, ciascuno può fare una bella esposizione molto ampia e dettagliata di termini che collegano, nei vangeli sinottici, tutta una serie di temi sulla predicazione e attività di Gesù. Pensiamo ai miracoli, alle beatitudini, alle virtù… Così lo possiamo fare con San Paolo, e con altri del Nuovo Testamento. Tuttavia ci rendiamo conto che usando questo metodo rimaniamo inseriti in molti pensieri e dottrine periferiche che anche se già avanzate e nuove, ma non ci lasciano entrare nell’intimità del mistero.La terminologia usata dalla letteratura giovannea invece, ci apre per così dire una porta più segreta, più profonda e più immediata che ci fa entrare nel pensiero e nei sentimenti di Gesù.
Proviamo a intraprendere il cammino. Assaporiamo questo brano, che mi sembra molto adatto, Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse (si riempisse) la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Gv 19 36).Leggiamo spesso il verbo compiere, specie alla Croce: tutto è compiuto. Il compiersi si riferisce al tempo, la pienezza (della Scrittura) si riferisce alla quantità del dono, della salvezza, dell’offerta di Gesù. Quando si dice che tutto questo avvenne perché si compisse la Scrittura in greco in realtà usa un verbo che vuol dire riempire: come dicesse affinché si riempisse la Scrittura. I due concetti, pur sembrando entrambi validi e sostenibili, ci sembrano la piena realizzazione del mistero di Gesù, ma in realtà il primo si riferisce al tempo finalmente si è compiuta la Scrittura, le profezie, le promesse, il suo arrivo, la sua nascita, la sua salvezza…ecc; il secondo concetto, invece, (si riempisse la Scrittura) dice una cosa diversa nella sua totalità: affinché la Scrittura (la Parola di Dio, la sua Volontà, la sua Promessa, la sua Paternità, la sua Misericordia, il suo Progetto nel Figlio) si rivelasse PIENO, ABBONDANTE E SOVRABBONDANTE IN COLUI CHE CREDE E AMA IL FIGLIO CON L’AMORE DEL FIGLIO. Da questo ragionamento deduciamo che non è necessario avere sotto gli occhi una lista di virtù, di doveri, di comandamenti – anche importanti – perché insufficienti. Occorre piuttosto cambiare prospettiva: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Dal processo di guardare o di aprirsi promana la conformazione del discepolo a credere e amare. Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. (Gv 20,30-31).
Nella mia esposizione, ho cercato di sviluppare soprattutto questa nuova modalità. È mio desiderio orientare le menti e i cuori verso un orizzonte nuovo che ci faccia scoprire la bellezza di sentirsi figli. Figli amati da Dio.
Autore: P.Italo Zedde, C.M.