Il 20 giugno 2020 è stata celebrata la Giornata nazionale del Migrante e del Rifugiato. Nonostante le limitazioni alla partecipazione per Covid-19, il Sindaco di Quartu sant’Elena, dottor Stefano Delunas, ha voluto ugualmente celebrare questa giornata, in collaborazione con la Caritas e le diverse associazioni di volontariato. Nella sala consiliare presenti il Vescovo di Cagliari Monsignor Baturi, il prefetto dottor Corda, don Marco Lai direttore della Caritas e altre autorità, non potevano mancare i protagonisti della giornata e cioè i molti ragazzi provenienti dall’Africa e dal Bangladesh. È stata una mattinata intensa e nei saluti delle autorità sono riecheggiate le parole: accoglienza, integrazione e progettazione. Sia da parte della Caritas, come delle altre associazioni, sono infatti queste le preoccupazioni per i tanti ragazzi e donne che arrivano nella nostra Isola. Mentre ascoltavo le varie testimonianze di due ragazzi che parlavano della loro esperienza, mi passavano le immagini dei 200 ragazzi che abbiamo accolto nella nostra comunità da quando è iniziato l’esodo, mi sentivo come dentro a un film… Pensavo alle condizioni di vita di molti di loro che col tempo mi hanno raccontato, pensavo al loro drammatico tragitto, alla fame che hanno patito, alla privazione della libertà, spogliati dei loro beni o abusati fisicamente e sessualmente. Sono ancora tantissimi i minori fatti oggetto di traffico per l’espianto di organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, come mano d’opera per attività illegali e spaccio di stupefacenti. Il sindaco dottor Delunas ha detto che dei migranti si è parlato molto, ma ad aver dato risposte concrete a questo fenomeno è stata in primis la Chiesa. Le diverse organizzazioni ecclesiali, infatti, hanno cercato di rimboccarsi le maniche e dare avvio a diversi progetti per una vera integrazione. La Caritas, nella persona della dottoressa Anna Puddu, ha esposto un progetto di integrazione che sta portando avanti. Quando sono andata via, con i ragazzi che mi accompagnavano, sapevo che il Signore mi avrebbe interpellato ancora una volta: Che fai per il tuo fratello migrante?
L’indifferenza che ancora oggi pesa sulle vite di tanti migranti, mi scuote e mi interpella, mi impone di farmi artefice di solidarietà; una solidarietà che porti loro speranza e possano finalmente riprendere, con coraggio, il cammino intrapreso con fatica e possano intravedere, nonostante gli innumerevoli problemi del nostro tempo, orizzonti ricchi di nuove opportunità.
Autore: Suor Anna Cogoni FdC