Ha cantato il suo ideale, facendo parlare Dio stesso
Non avete mai visto le mie Figlie della Carità?
Le vere!… quelle di San Vincenzo de’ Paoli?
Quelle che portano la cornetta bianca.
Quelle che non hanno mai potuto aver
completamente l’aria di “vere suore”?
Quelle che ho fatte “ad esperimento” per vedere se
così potevano andare.
Non le avete mai viste?
Oh, non dico che siano migliori delle altre, no!
Però sono differenti!
Hanno dei difetti, molti difetti.
Ma sono difetti che non mi fanno pena – dice Gesù.
Il peccato soltanto mi addolora.
Esse hanno tanti difetti.
Ma non fanno tanti peccati.
Certo, che potrebbero essere più dolci…
più compassate… più affabili… più disciplinate.
Ma io ne ho altre che hanno tutte queste doti:
Le Benedettine… così liturgiche.
Le Clarisse… così povere.
Le Visitandine… così dolci.
Le Carmelitane … così raccolte.
E tutte le altre che sono proprio a modo!
Le Figlie della Carità
sono rette e tutte d’ un pezzo.
Ed è per questo che mi piacciono, dice Dio.
Non bisogna cambiarle.
Mi piace il loro sguardo.
È bello!… È così diritto.
Che non si abbassa!
Ma così chiaro e puro.
Che gli occhi degli uomini si abbassano davanti ad esso!
È bello quando prega!
Va diritto a mia Madre
o a me che sono nel Tabernacolo!
Qualche volta si vela.
E, passando attraverso l’anima
giunge diritto al cielo e mi penetra nel cuore!
Allora – dice Dio – mi sento debole come un bimbo
e le grazie sfuggono come per incanto dal mio cuore!
Non domandatemi quali sono queste grazie
È il mio segreto e non lo saprete che in cielo.
Ma i poveri sì che lo sanno!
E i malati! E i bambini! E i peccatori!
Un’altra cosa che pure mi piace tanto – dice Dio –
è che sanno trovarmi, dovunque io mi trovi:
ho un bel nascondermi, coprirmi, travestirmi.
Sempre e dovunque…
Vi è una Figlia della Carità per servirmi!
Non mi avete mai visto fra le loro braccia,
quando sono un piccino abbandonato da sua madre?
Chi ha mai potuto dire che le mie Figlie della Carità sono dure?
Hanno allora un viso talmente dolce
che io rivivo i giorni di Betlemme!
E chi dunque fascia le mie piaghe?
Lava le mie ulcere?
Terge con mano fresca il sudore della mia febbre?
Respira con un sorriso il fetore del mio cancro?
Sostiene i miei passi d’ infermo o di anziano.
Rallegra i miei vecchi anni con il suo giovane sorriso?
E quando sono pazzo – dice Dio – o idiota?
Non vi sono che loro per sorridermi e sostenermi
Per amarmi e rispettarmi ancora!
E piangermi quando sono morto!
O mia Figlia della Carità
è stato detto che sei rude perché non sospiri e non gemi.
È invece bella la tua voce chiara!
Che dissipa le mie ignoranze di bimbo.
Sono belle le tue parole brevi
che mostrano alla gioventù lo scoglio da evitare,
il cammino irto da salire!
E, quante volte
dalla mia culla di bimbo al letto della mia agonia
ho assaporato la gamma delle tue dolcezze nascoste!
O Figlia della Carità,
è stato detto che hai la mano ruvida perché non accarezza!
Ma come è bella la tua mano rossa e screpolata
che prepara i miei pasti d’affamato!
Com’è pronta e leggera
la tua mano intrisa di pus che calma tutti i miei mali
come la mano di una madre!
O Figlia della Carità
è stato detto che il tuo cuore non ha profondità
perché non si espande.
Ma chi può aver detto questo?
Chi potrà mai vantarsi di essere entrato in un cuore
di Figlia della Carità?
E se nessuno vi è entrato che ne può sapere?
E perché ne parla?
Io solo – dice Dio –
so quello che vi è in fondo a questo cuore
e quello che io trovo in questo giardino chiuso!
Le Figlie della Carità – dice Dio –
sono rette e tutte d’un pezzo.
Non si deve cambiarle.
Perché se non le avessi dovrei inventarle.
Presentazione
Il Popolo Santo di Dio partecipa dell’ufficio di Cristo. Così recita la Costituzione Dogmatica Lumen Gentium al n. 12. Riferito alla Madre Susanna Guillemin – deceduta 30 anni fa, il 28 marzo 1968 -, risplende in tutta la sua bellezza. Madre Guillemin aveva il carisma dei Profeti e lo ha vissuto con sorprendente audacia, prudenza, grazia e semplicità da vera figlia di san Vincenzo e santa Luisa. Dotata di qualità naturali non comuni: equilibrio e serenità, lucidità di giudizio, ampiezza di vedute, comunicazione e dialogo, bontà, senso della storia e gusto del bello, ha impressionato soprattutto per la sua straordinaria capacità contemplativa. “Sono nata per questa unica opera: contemplare Dio”, amava ripetere. Questo ricco “arredo personale” donava al suo stesso portamento esteriore una elegante dignità: in lei tutto parlava di Dio ed era evidente, in lei, l’azione di Dio sempre all’opera. La sua profonda fede le donava sapienza, intelligenza, creatività, autorità. Convinta che “l’evento è Dio”, Madre Guillemin ha sempre alimentato e suscitato uno straordinario ottimismo, proprio di chi sa vedere lontano, di chi è chiaroveggente. “Solo gli spiriti chiaroveggenti e le volontà forti, sono capaci di obbedienza”. Madre Guillemin sapeva liberare lo sguardo per scoprire Dio che opera nel mondo ed in ogni persona. Con straordinario coraggio, senza vanità o presunzione, tesa al futuro, affascinava e trascinava in avanti. Non amava le mezze misure, ma ripeteva sovente che nel periodo post-conciliare – periodo particolarmente ricco per la vita ecclesiale e per il mondo – tutto quello che è mediocre è condannato a scomparire. Quante volte alle Seminariste inviate nelle loro Province e Nazioni ripeteva l’augurio di essere Persone di Desiderio. “Oh non siamo di quei cuori apatici, stanchi degli altri e di loro stessi, cuori invecchiati e senza slancio, che non posso no attirare la, grazia, perché non desiderano niente”. La passione per il mistero di Cristo rese la Madre Guillemin eloquente e contagiosa, perciò educò le sue figlie alla contemplazione del mistero di Cristo nei Poveri e quello dei Poveri in Cristo. “Il Cristo che è in noi dobbiamo darlo; il Cristo che è nel Povero dobbiamo servirlo e ritrovarlo. I Poveri! Bisogna innanzitutto vederli e scoprire i loro veri bisogni. Quale attenzione e prevenienza accordiamo a Cristo incarnato nei nostri fratelli? Rivolgiamo loro lo sguardo d’amore con cui li guarda Cristo!”. Le sue parole bruciano ancora della Carità che la animava. Leggendo le sue circolari e i suoi scritti, i suoi interventi, viene da esclamare come i discepoli di Emmaus: “Noi sentivamo come un fuoco nel cuore, quando Egli lungo la via ci parlava e ci spiegava … “. Leggere, meditare, pregare le sue parole a distanza di trent’anni, deve risvegliare in tutti noi un senso creativo di responsabilità nei confronti di questa magnifica eredità che dobbiamo amare, consegnare, tramandare, giammai tradire e tanto meno seppellire! Madre Guillemin è il profeta che ha iniziato un lungo percorso di crescita della Comunità aprendole il cammino di liberazione verso la primitiva purezza. È qui in mezzo a noi con il suo spirito e interpella la nostra coscienza: “Incarnare quaggiù la Carità di Cristo in tutte le nostre relazioni fraterne, apostoliche e sociali” per rinnovare la Compagnia nella sua bellezza genuina, come Dio l’ha voluta. In questa provvidenziale circostanza, riprendiamo e gustiamo il suo messaggio. Non ostacoliamo l’ azione dello Spirito Santo, bensì ringraziamola Trinità per avercela donata.
Eleviamo la nostra preghiera perché diventiamo finalmente capaci di ascoltare la sua voce profetica e di progredire nel discernimento e nella risposta coraggiosa e convinta, ai segni dei tempi. Attraverso queste pagine, che raccolgono le Circolari sui quattro Voti, mettiamoci in sintonia con la Madre e seguiamola nel tratteggiare la Figlia della Carità ideale, quella sognata da Dio da tutta l’eternità: contemplativa nell’azione, sollecita sulle strade dei fratelli, per incontrare, amare e servire il Signore della Carità. Sarà, l’alba di una nuova e grande storia! Grazie, Madre Guillemin, faro luminoso per ogni Figlia della Carità, accompagnaci nel processo di rinnovamento e continua ad affidare la Piccola Compagnia a Maria, perché la conservi fedele all’ultima raccomandazione di santa Luisa sul suo letto di morte: “Abbiate cura del servizio dei Poveri!”
Autore: Suor Rita Ferri, FdC