Di origine francese, Federico nacque a Milano il 23 aprile 1813, ma in quella città passò soltanto i primi tre anni e mezzo di vita. Oscuratasi infatti la stella di Napoleone , la Lombardia passò sotto la dominazione austriaca, e il babbo, di professione medico nell’ospedale della città , pensò che fosse più salutare trasferirsi a Lione. In patria egli continuò ad essere “l’amico dei poveri”, ben coadiuvato dalla moglie Maria Nantas. Il fratello di Federico Ozanam, Alfonso, sacerdote, che per primo scrisse una biografia di Federico, racconta un fatto commovente. Verso la fine della sua vita, egli dice, la mamma soffriva di asma e perciò il marito le aveva proibito di salire oltre il quarto piano nelle visite di carità ai poveri. Analoga proibizione però, aveva fatto la moglie al marito, perché soffriva di vertigini e giramenti di testa. Ma un bel giorno uno all’insaputa della’altra, si ritrovarono al capezzale di un malato povero in una soffitta al sesto piano. Si guardarono sorridendo e sì perdonarono a vicenda la marachella fatta in nome della carità. Il loro buon cuore era stato più grande delle loro possibilità. Un triste giorno però, il Dott. Ozanam fece una rovinosa caduta sulle scale sbrecciate dei poveri che egli curava gratuitamente, e morì quasi subito! Alla mamma ed ai tre figli (Elisa, la primogenita era già morta appena diciassettenne), non rimase che l’esempio sublime del babbo, che essi sapevano in cielo. Studente universitario. Da tempo però, il babbo aveva fatto i suoi calcoli: dei suoi tre figli, uno doveva essere sacerdote Alfonso), il secondo avvocato (Federico) ed il terzo medico (Carlo). Così Federico, la cui vocazione naturale erano le Lettere e lo Studio della Storia e della Filosofia, dovette prendere la via di Parigi , per conseguire la laurea in Legge.
Parigi crogiolo di nuove idee
Dal mese di luglio 1830, la Francia non aveva più la monarchia di Carlo X, che aveva abdicato ed era fuggito in Inghilterra. La Chiesa, che aveva incautamente accettato la protezione della monarchia, era disprezzata dal popolino. Le ceneri dell’Arcivescovado erano ancora calde e i sacerdoti non osavano circolare con la talare. Ribollivano nuove idee di democrazia, sia in campo laico con i socialisti (denominati così verso il 1830 ) di Saint-Simon e di Fourier, sia in campo cattolico con il La Mennais (1772-1854). In questo clima rovente era giunto a Parigi Federico Ozanam, con un gruppo ragguardevole di giovani di Lione, diciamo “cattolici”.
Il “forgiatore di giovinezze”
Li accolse un vero padre e forgiatore di giovinezze Emanuele Bailly de Surcy (1791-1861), professore di filosofia, uomo di robusta cultura classica , tipografo ed editore appassionato, ma soprattutto fervente cattolico, che nel ventennio 1820-40, si trovò alla testa di un promettente movimento giovanile. Per i giovani venuti dalla provincia a Parigi per gli studi, egli organizzò anzitutto un pensionato a basso prezzo , aprì la biblioteca della “Société des bonnes études”, e promosse attività culturali, conferenze, discussioni e dibattiti su argomenti vari. A lui si deve la fondazione dei più noti e battaglieri periodici cattolici del tempo. Su tali pagine, venivano pubblicati gli scritti di quei giovani che amavano gettarsi nella mischia. Federico Ozanam fu uno di questi. Le conferenze più frequentate e interessanti erano questioni di storia, ma in realtà in esse si trattava anche di letteratura, di diritto e di filosofia, con frequenti scofinamenti in campo sociale e politico, cosa naturale in ambienti giovanili. Fu proprio da questo “foyer” studentesco , vera fucina di apologeti della Fede, che nacquero le Conferenze di Carità di S.Vincenzo De Paoli, di cui seguiremo lo sviluppo.
I sette Fondatori delle “Conferenze di Carità”
Quando si parla o si scrive sulla Società di S. Vincenzo, si usa riferire l’Opera Federico Ozanam. Non è del tutto esatto, nonostante la parte preminente di giada animatore e sostegno di Federico. Storicamente la fondazione delle Conferenze di Carità va attribuita ad una équipe di sei bravi govani, sotto la guida del Prof. Emanuele Bailly, che ne fu il primo presidente.
L’idea-madre di Augusto Letaillandier
Purtroppo le riunioni giovanili presso il Prof. Bailly non erano formate soltanto da elementi cattolici. Vi prendevano parte anche studenti di tendenze materialiste, volterriane e sansimoniste. Stomacato da certe obiezioni irriverenti, Federico aveva formato un gruppo battagliero e ben preparato per rispondere ai denigratori della Religione e della Chiesa. Ma le risse continuavano. Un giorno Augusto Letaillandier propose: “Io preferirei delle riunioni, dalle quali fossero formate esclusivamente da giovani cattolici , i quali si occupassero insieme soltanto di opere buone”. Era l’idea-madre delle Conferenze di Carità, era il granello di senape gettato nel solco. Ozanam raccolse subito la proposta e disse ai suoi amici: “Non sentite anche voi il desiderio di avere un’altra associazione, formata esclusivamente da amici cristiani e tutta dedita alla carità? Non vi sembra che aro1a e confermare con le opere la vitalità della nostra Fede?” Tutti furono d’accordo e Ozanam fu incaricato di proporre l’iniziativa al Prof. Bailly e chiederne l’appoggio.
La prima riunione (23 aprile 1833)
Il Prof. Bailly, anima imbevuta fino alle midolla di spirito vincenziano, fu oltremodo contento della risoluzione dei suoi giovani migliori e accettò di essere il primo presidente della nuova associazione. La guidò per 11 anni, stendendo i Preliminari del Regolamento. Nel verbale della prima riunione , tenuta nella sede della Tribune Catholique, sono segnati per ordine col Bailly sei giovani. Poi le reclute , attratte dall’esempio, si moltiplicarono. Nessuno evidentemente pensava allora che fosse nata una grande Opera. Ozanam sarà sempre l’anima e la fiamma dei suoi compagni. Divenuto Professore alla Sarbona, egli porterà anche sulla cattedra il suo entusiasmo per la carità e per l’amore dei poveri.
Il Credito materno di Suor Rosalia Rendu
Fu la Beata Suor Rosalia Rendu, la “Mamma dei poveri” del quartiere di Mouffetard, che fornì a questi giovani generosi un primo elenco di poveri da visitare e soccorrere, insieme ad un credito di “buoni”, fino a che la loro associazione non avesse fatto stampare i propri.
Professore alla Sorbona e Sposo felice
Intanto i suoi studi progredivano. Nel 1834 Federico conseguì la Licenza in Diritto, nel 1835 quella in Lettere e coronò la sua fatica nel 1836 con la Laurea in Diritto. Tornò a Lione , dove, secondo il desiderio del babbo, si iscrisse al “foro” e cominciò ad esercitare l’avvocatura. Difese con forza e sincerità specialmente le cause dei poveri, che le Conferenze indirizzavano a lui. Non lasciò tuttavia gli studi di letteratura e nel 1839 conseguì la Laurea in Lettere. Fu il Prof. Claudio Fauriel, esponente del Romanticismo francese, che lo chiamò alla Sorbona di Parigi, offrendogli la cattedra come suo supplente nell’insegnamento di Letteratura comparata. Federico accettò e lasciò Lione (1841). La morte della mamma e il posto fisso all’Università della Sorbona prospettarono a Federico il bivio della sua vocazione: sacerdote come il fratello o apostolo dalla cattedra? Nelle, seconda soluzione gli parve di vedere la volontà di Dio. La cattedra universitaria diveniva un pulpito di apologia della Fede ed un esempio pratico di carità: “Veritatem facientes in Charitate”.
Realizzare la carità con le opere
Nel 1841 pertanto , sposò Amelia Sou1roix, figlia del Rettore dell’Accademia di Lione. Gli sposi si stabilirono a Parigi, subito coinvolti ambedue dall’amore per i poveri. Basta questo bigliettino dell’ agosto 1842, a svelarci la loro vita all’unisono. Federico scrive alla moglie momentaneamente a Lione, che sta per raggiungerla :” Prima che io parta e ti raggiunga, permettimi cara, che doni a questi poveri qualcosa per la tua festa. Prenderò una parte del denaro destinato al regalo per te, affinche il giorno 15 agosto quelle otto piccole creature che Dio ama perché innocenti e sofferenti, preghino per te, per tutti e due e ci ottengano il “picclo angelo”, che la nostra casa aspetta!” L’Angelo che Federico e Amelia attendevano, doveva giungere soltanto più tardi. Il 25 luglio 1845 nacque la piccola Maria che portò tanta gioia. La sua salute però non reggeva più al cumulo di lavoro intelletuale a cui si era sobbarcato. Dovette lasciare l’insegnamento a più riprese e andò a cercare un po’ di salute anche fuori di Francia, finché giunse in Italia, sperando di trovare un clima favorevole. Ma proprio in quell’anno il tempo lo accompagnò soltanto con pioggia a umidità.
E fu subito sera…
Nel gennaio del 1853 raggiunse Livorno e Pisa e si allogò ad Antignano, presso il mare, nella villa Berni, ai piedi di Montenero. Tuttavia , anche in questo forzato riposo, accettò di visitare e animare le Conferenze vicine della Toscana. Il 15 agosto volle ancora partecipare alla S. Messa sorretto dalla moglie. Due ali di contadini lo accolsero alla porta della chiesa, con gesti di saluto e di simpatia, che lo commossero. Da Parigi intanto, i due fratelli Alfonso e Carlo, conoscendo il suo desiderio di morire in patria, erano giunti per riportarlo in Francia. Il 31 agosto una nave lo trasporò a Marsiglia, ma non fu possibile continuare il viaggio per Parigi, per la sua grande debolezza. L’8 settembre, festa della natività di Maria, la sua respirazione si fece difficile. Chiese l’Unzione degli infermi e al fratello sacerdote che lo esortava a confidare nella bontà dì Dio disse: “Come potrei temerlo? Lo amo tanto!” Alle ore 19,30 Federico Ozanam dette l’ultimo respiro. Dalla sua tomba spira ancora carità! Un modesto monumento, eretto nel 1913, riporta queste parole significative : “Hic in pace Federicus Ozanam, conquisitor juvenum in militiam Christi. (Qui riposa Federico Ozanam cercatore e guida di giovani per l’esercito di Cristo!). Il 22 agosto 1997, Giornata Mondiale della goventù a Parigi, nell’entusiasmo di centinaia di migliaia di giovani di ogni nazione, il Papa Giovanni Paolo II, ha proclamato Beato Federico Ozanam.
Autore: P. Luigi Chierotti CM