Margherita Rutan nacque a Metz, il 23 aprile 1736, allora sotto il regno di Francesco II di Lorraine, ed era l’ottava di quindici figli. Dopo la registrazione, nella Chiesa di Saint- Etienne in Metz, Margherita fu battezzata lo stesso giorno della sua nascita: il 23 aprile 1736. Suo padre si chiamava Charles Gaspard Rutan e sua madre Marie Forat. Furono dei genitori esemplari e testimoni della fede cristiana, e ciò è dimostrato dal fatto che pur nella loro semplicità, diedero ai loro figli una forte impronta religiosa, tanto che, anche le altre due sorelle di Margherita: Françoise e Antoinette-Thérèse diventeranno Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli. Moriranno entrambe giovanissime: la prima nel 1764, la seconda nel 1770.
Verso i 18 anni, Margherita, sentì dentro di sé, il forte desiderio di consacrare la propria vita al Signore, e comunicò alla famiglia la decisione di entrare nella Comunità delle Figlie della Carità. Ma dovette attendere, a malincuore, il compiersi dei 21 anni prima che suo padre la lasciasse partire per il Postulandato, che Margherita svolse proprio nell’Ospedale Saint-Nicolas di Metz. Il 23 aprile 1757, data che coincideva con il suo battesimo e con il suo 21° compleanno, Margherita, iniziò il suo Seminario presso la Casa Madre che all’epoca si trovava nel sobborgo Saint Denis a Parigi. Nel settembre dello stesso anno, terminato il periodo della formazione iniziale, Suor Margherita venne inviata, dalla Comunità, “in missione”, nei diversi Ospedali della Francia, dove svolse, con esemplarità, il suo servizio presso gli ammalati. Ma è all’Ospedale di Dax che il Signore l’aspettava per prepararla al Martirio. Fu il Vescovo, Mons. Laneufville a chiedere altre Figlie della Carità, già presenti in Dax fin dal 1712. Esse arrivarono nel mese di agosto 1779 nel numero di sei. Tra loro c’era Suor Margherita Rutan con il compito di suor servente (superiora), e Marguerite Bonnette (suor Vittoria), sua nipote, originaria di Dax. In questo nuovo campo, Suor Margherita mise a servizio tutta la sua competenza e la sua esperienza, suscitando l’ammirazione degli Amministratori, dei malati e di tutta la popolazione di Dax. Ma quando cominciarono le prime avvisaglie della Rivoluzione, la situazione cambiò radicalmente.
Il 3 ottobre 1793, tutte le suore che prestavano servizio negli Ospedali o nelle scuole, vennnero messe di fronte ad una scelta: giuramento o revoca dell’impiego. Le Figlie della Carità dell’ospedale di Dax, rifiutarono il giuramento con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate. Una delegazione della società popolare del Comune di Dax, nel dicembre 1793 espose denuncia al Comitato di vigilanza contro la superiora dell’ospedale di Dax, portando contro di lei diverse accuse. Suor Rutan venne accusata di corrompere e di rallentare, con il suo incivismo, lo spirito rivoluzionario e repubblicano dei soldati che andavano in ospedale, per farsi curare; fu accusata, inoltre di essere notoriamente riconosciuta come aristocratica e di non godere stima da parte dei sanculotti della città (gente senza regole e senza fede). Il Comitato ritenne fondate le accuse, e la dichiarò antipatriottica, contraria ai principi della rivoluzione, incivile, fanatica e aristocratica. Dopo queste dichiarazioni, il 24 dicembre 1793, suor Margherita venne arrestata e messa in prigione, insieme ad altre 54 donne, nell’ex Convento dei Carmelitani trasformato, per l’occasione, in prigione femminile. Dopo quattro mesi di prigionia, suor Margherita venne condotta, con il sacerdote Lannelongue, suo compagno di martirio, davanti alla Comissione per la lettura della requisitoria. Dopo la lettura, suor Margherita voleva rispondere a quelle accuse ingiuste, ma a un cenno del presidente, il rullo dei tamburi, tuonò così forte da coprire la stessa voce di suor Margherita. Chi le era accanto udì chiaramente dire dalla suora queste parole: “muoio vittima della perversità di alcuni uomini, ma perdono di cuore gli autori della mia morte”.
A Suor Margherita vennero legate prima le mani dietro la schiena, e poi legata di spalle al sacerdote Jean Eutrope Lannelongue, in modo da sembrare una coppia. Quando il corteo iniziò muoversi, suor Margherita intonò il canto del Magnificat. Era un pomeriggio del 9 aprile 1794, mercoledì della settimana di passione, ricorrenza particolarmente significativa a quattro giorni dalla celebrazione delle Palme. La domenica successiva sarebbe stata la Pasqua di Resurrezione. I due militari più vicini al carro, non riuscirono a nascondere il profondo dolore per le due vittime innocenti che stavano accompagnando al patibolo. Margherita, sentendosi toccata da tanta sensibilità, dopo aver cercato invano di consolarli, come segno di amicizia, regalò a uno, il suo orologio, e all’altro il suo fazzoletto. Arrivati a destinazione, Margherita alzò lo sguardo verso la ghigliottina, fermandosi per un attimo a contemplarla, quasi a voler intravedere in quel patibolo la croce di Cristo, quel Cristo che lei, con coraggio aveva seguito, difeso, amato e servito tante volte nella persona dei poveri e che ora, finalmente andava a incontrare, per ricevere da Lui il premio della vita eterna. Mentre iniziava a togliersi la mantellina e poi la cuffia, con discrezione e riservatezza, Il carnefice che le era accanto, cercò di strapparle anche il fazzoletto che le copriva il collo, ma lei con un gesto e con la voce lo arrestò: fermatevi, signore, la mano di un uomo non mi ha mai toccata. Salì con passo fermo i gradini del patibolo, si inginocchiò e piegò la testa pronta a ricevere il colpo mortale. La testa cadde, ma l’anima, scortata da quella di tanti poveri da lei serviti, entrava nel regno dei cieli per ricevere la palma e la corona del martirio.
La Causa di beatificazione, rilanciata nel 1994 in occasione del 2° centenario del martirio, dopo lunghe procedure, è giunta al suo termine. Nell’anno giubilare 2010, in cui si ricordava e si festeggiava il 350° anniversario della morte di Santa Luisa de Marillac e di San Vincenzo de’ Paoli, 1660-2010, fondatori della Compagnia delle Figlie della Carità, di cui suor Margherita è stata degna figlia, la sua beatificazione, suggellava l’opera di questi due grandi Santi e nello stesso tempo a dare nuovo vigore, a noi, e a tutta la Famiglia Vincenziana.