Queste le parole pronunciate dal Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nell’omelia della Cerimonia di Beatificazione:
1. La liturgia di questa domenica ci presenta uno splendido trittico biblico, le cui tavole sono unite da un messaggio fondamentale. La prima lettura è tratta dal profeta Sofonia, in cui si vede avanzare una fiaccola di speranza per gli umili ed i poveri. Si annuncia il sorgere della città dei giusti, di chi sceglie la parola di Dio, come guida della sua vita e della sua speranza. Nella seconda abbiamo ascoltato San Paolo che, ai Corinti, ribadisce con forza un’idea che percorre tutta la Bibbia. Le scelte di Dio sono “speciali”, infatti, non punta sugli uomini di successo, sceglie i “minimi”, come Isacco, Giacobbe, Davide, gli impacciati come Mosé e Geremia, i contadini come Amos, i pescatori come gli Apostoli, il povero, la vedova, l’orfano e il forestiero sono i suoi protetti. Nella sua lotta contro il male egli non si arma di guerriglieri, di nobili e di potenti, ma sceglie i deboli o coloro che dagli altri vengono disprezzati, talvolta calpestati. La celebre pagina delle Beatitudini, testé proclamata dal Vangelo di Matteo e che apre il Discorso della Montagna, ha come primi destinatari proprio i “poveri in spirito”, un’espressione biblica per indicare chi ha il cuore e le mani libere. La categoria- per dir così- evangelica del povero in spirito non indica semplicemente l’indigente, perché si può essere nulla tenenti ed egoisti, aggrappati anche all’unica moneta che si possiede. E’, invece, colui che si stacca concretamente e interiormente dalle cose, è colui che non fonda la sua sicurezza e la sua fiducia sui beni, sul successo, sull’orgoglio, sugli idoli freddi dell’oro e della potenza, ma è aperto a Dio e ai fratelli. Se pure, alla boria della storia umana, può apparire uno sconfitto, solo su di esso, in realtà, si posa il cuore di Dio, per costruire un mondo diverso.
2. Le beatitudini sono dense di significato teologico, con una portata cristologica. Gesù, in altre parole, non è soltanto un maestro di morale, che insegna agli uomini i principi di una condotta conforme alla loro dignità e alla loro vocazione; Egli è, prima di tutto, l’araldo della buona novella della salvezza donata da Dio. Questa buona novella Egli non si limita a proclamarla con la parola; Gesù la manifesta con il suo comportamento verso i piccoli, i poveri, i diseredati di ogni specie. Si tratti delle beatitudini o delle parabole, la sua parola non è scindibile dai suoi gesti: essa ne esplicita il senso e la portata. La missione di Gesù non consiste semplicemente nell’annunciare l’avvento del suo regno. Il ministero di Gesù è tutto intero una prima epifania del Regno di Dio, che fa già intravedere agli uomini la vera natura della sovranità di Dio: una sovranità che non vuole dominare, ma salvare e salvare, anzitutto, per pura grazia gli uomini, le donne, i bambini più infelici. La bella personalità della novella Beata Suor Giuseppina Nicoli è pienamente conforme a questo contesto, anzi si staglia, con tratto squisitamente evangelico, ed è partendo da qui che, come risalendo dalle radici alla pianta, vediamo all’opera la linfa della grazia divina, che ne ha animato l’intera esistenza.
3. Così Suor Giuseppina esprimeva la sua più grande aspirazione: «Desidero essere tutta del Signore !» In questo impegno di sr Giuseppina Nicoli, espresso fin da giovane e al quale rimase fedele tutta la vita, troviamo forse la chiave della sua vita spirituale e della sua santità. Fare spazio a Dio dentro di sé e considerarsi quindi strumento e manifestazione dell’amore di Dio: così Giuseppina ha saputo vivere la virtù dell’umiltà cristiana, che non è uno sterile abbattersi e annullarsi, ma è appunto riconoscere che Dio solo opera ed è santo, anzi “magnificus in sanctitate” “maestoso in santità” – come recitiamo nel salterio (Sabato Ia Sett.lodi matt.) – ma vuole calarsi nel mondo e nella storia attraverso di noi. Giuseppina Nicoli ci ha dimostrato che Vivere per Dio e in Dio significa essere veramente liberi: un messaggio di cui forse abbiamo particolarmente bisogno in un mondo che troppo spesso identifica la libertà come auto- affermazione individuale e come chiusura all’altro e al bisognoso. Ella veramente si consacrò tutta al Signore: convinta: che «l’amore del prossimo è la misura dell’amore di Dio», come amava ripetere, dando testimonianza dell’amore di Cristo per i poveri, gli analfabeti, gli indigenti, le cui sofferenze sollevava conducendoli sulle vie del Signore. In sr Nicoli colpiscono la prontezza della carità, con cui coglie e risponde alle nuove sfide sociali del tempo; la speranza evangelica, che non la fa vacillare dinanzi alle incomprensioni e alle difficoltà; la profondità della comunione con il Cristo eucaristico, che la sostiene in tutto il suo impegno caritativo; la tensione evangelizzatrice.
4. La carità è stata “la regola di tutti i suoi pensieri, di tutte le sue parole, di tutte le sue azioni”: così fu detto da chi visse con Lei. Percorse un cammino di umiltà con cui cercava di nascondersi alle lusinghe e alle glorie del mondo, per “scomparire” nell’amore di Cristo, e sperimentò il mistero della carità verso i poveri come atto di amore verso il Signore. La felicità di essere tutta del Signore, contraddistinse nella Beata Giuseppina l’esercizio di virtù quali la Castità, la Povertà, l’Obbedienza, mai vissute come mera privazione o mortificazione, ma come gioiosa, autentica, feconda e completa oblazione di sé e come segno di infinito amore verso Dio e quindi verso il prossimo. La vita di Sr Giuseppina non fu caratterizzata da eventi o fatti clamorosi, ma da una sempre crescente disponibilità alla grazia e una fedeltà convinta alla specifica vocazione di Figlia della Carità. L’esempio che ella ci offre, nella sua semplicità e coerenza vocazionale, può essere di stimolo, per la crescita di quella “fantasia della carità” definita da Giovanni Paolo II come essenziale per far sì che l’annunzio del Vangelo non rischi “di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone. La carità delle opere assicura una forza inequivocabile alla carità delle parole” (Novo millennio ineunte, n.50). Non ci troviamo insomma solo di fronte ad una pur notevole operatrice nel sociale o a una grande benefattrice: Sr Giuseppina, fedele all’insegnamento dei Fondatori del suo Istituto religioso, San Vincenzo e Santa Luisa, ha saputo unificare e dare un senso alla molteplicità della sua azione attraverso l’esperienza del Mistero dell’Amore di Dio. Non a caso è stata definita “Una mistica della Carità”. Ad imitazione di San Vincenzo si può dire che ella amò Dio col sudore della sua fronte e con la fatica delle sue braccia, lasciando un ricordo incancellabile dovunque sia passata ed abbia operato. Ogni volta che si presentava l’occasione si dava tutta a tutti: a nessuno, riferiscono unanimi i testimoni, ricusava ciò che le si chiedeva, sia nelle cose spirituali che nelle cose materiali. Mons. Ernesto Piovella, arcivescovo di Cagliari, stimato santo dai Cagliaritani e tanto vicino a sr Nicoli nel suo dinamismo apostolico e caritativo, così la ricorda in una sua lettera: “Io l’ammiravo mai stanca di fare del bene”. Molti trovarono come tratto significativo della sua santità il suo sorriso: “era sempre sorridente”. Questo sorriso in sr Nicoli non era un fatto marginale, o occasionale, bensì l’espressione di un profondo valore interno. Ella mostrava così l’aspetto umano e bello della vita spirituale e della santità. L’amore verso il prossimo di sr Nicoli si esprimeva, possiamo dire, in tutte le direzioni e senza alcuna limitazione. Pure dobbiamo necessariamente notare che non mancava una predilezione particolare: in lei infatti si realizzava pienamente quella “opzione preferenziale” verso i poveri di chiaro stampo evangelico.
5. Sr Nicoli è stata un’autentica maestra di vita: la sua lezione è ancora attuale nel nostro tempo e nella nostra società, in cui la mobilità e il consumismo, il ritmo frenetico della vita, l’assedio dei mass-media e la perdita dei valori assoluti, minacciano di disorientare e di alienare soprattutto la nostra gioventù. Il modello di vita proposto da sr Nicoli è importante per i giovani d’oggi, così spesso ripiegati sull’effimero, senza valide prospettive, incapaci di impegnarsi in un ideale per il quale valga la pena spendere tutta la vita con coraggio e senza ripensamenti: Suor Giuseppina sembra incarnare il messaggio di essere e di farsi “dono” per gli altri. «Nei Santi – dice Benedetto XVI nella Deus caritas est- diventa ovvio: chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino» (n. 42). Per questo la beatificazione odierna è per la Chiesa che è in Cagliari un grande, inestimabile dono della Provvidenza, specialmente nel contesto della missione cittadina con cui, grazie allo zelo ispirato del vostro Pastore, l’Arcivescovo Giuseppe Mani, il Vangelo torna a camminare per le vostre strade e ad entrare nelle vostre case. I santi sono il vangelo vissuto, annunziato, anzi “cantato” ai contemporanei. La Beata Nicoli viene a dire ai 375 missionari che si sono impegnati in questa appassionata impresa apostolica, come a tutti i fedeli- perché ogni cristiano, come sappiamo è in qualche misura missionario- che il tempo speso per Cristo è quello speso meglio. Dio voglia che sappiamo capirlo come l’ha capito lei. Amen
Cagliari, 3 febbraio 2008
José Card. Saraiva Martins
Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi