Dopo i due anni di pandemia a ri-aprire i festeggiamenti in memoria della Beata Suor Giuseppina Nicoli è il bellissimo Concerto tenuto dal Coro Collegium Kalaritanum, diretto dal maestro Giorgio Sanna, che gentilmente ha voluto omaggiare la nostra Beata con i canti del loro ricco repertorio, un viaggio tra polifonica colta e polifonica popolare. A seguire il triduo di celebrazione eucaristica che ha visto avvicendarsi un giorno dopo l’altro Don Sandro Zucca parroco di San Biagio (Dolianova), Don Gian Marco Lorrai vice parroco della Basilica di Sant’Elena (Quartu Sant’Elena); Don Elenio Abis parroco di San Giorgio e Caterina (Cagliari). I tre Sacerdoti hanno ciascuno evocato il percorso umano a cui suor Nicoli non si è sottratta nel rispondere a Dio alla propria chiamata alla santità nel servizio corporale e spirituale dei poveri, secondo il Carisma di San Vincenzo de’ Paoli, in maniera mirabile “con l’aiuto della multiforme grazia di Dio”. Domenica 23 ottobre la Chiesa di Sant’Eulalia, vestita a festa come nelle grandi e speciali occasioni, ha visto una folta partecipazione di fedeli giunti da diverse parti della città, la rappresentanza della Marina Militare, il Vice sindaco, Volontariato Vincenziano, Opera di Federico Ozanam, le diverse Confraternite, il picchetto d’onore dei Carabinieri che ha seguito tutta la celebrazione e la processione con le Reliquie della Beata per le vie centrali del quartiere divenuto “tempio” della movida serale per i suoi innumerevoli e caratteristici piccoli ristoranti con tavolini all’aperto. La banda musicale e il gruppo folcloristico di Assemini hanno reso solenne e caratteristico il momento celebrativo, guidato da Don Marco Lai parroco della Chiesa Sant’Eulalia. La presenza della Polizia municipale ha reso possibile il passaggio dell’affollata processione nella via Mannu, la via Torino ed altre piccole e sconosciute viuzze interne al Quartiere che sicuramente suor Giuseppina ha solcato, oggi sede di un concentrato di piccole attività commerciali gestite da stranieri extra-comunitari. La solenne concelebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Ferdinando Caschili, Vicario generale, ha visto la partecipazione di parroci e sacerdoti di diverse Comunità religiose ed è stata animata dalla bella Corale Sant’Ignazio da Laconi. Mons. Caschili partendo dal Vangelo: “… ecco Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del tempo” ha citato la Sacrosantum Concilium, là dove dice che una modalità attraverso la quale il Signore si manifesta è tramite le vite dei santi”, nostri fratelli, che per un tempo hanno camminato affianco a noi… infiammati dalla carità di Cristo. Nella sua omelìa Mons. Caschili, citando la Deus Caritas est, si è soffermato sulle parole di papa Benedetto XVI che in conclusione all’enciclica scrive: … infine guardiamo ai santi… Alla vita dei santi – ha proseguito don Ferdinando – non appartiene soltanto la loro biografia perfetta, ma anche la loro vita dopo la morte. Chi va verso Dio non si allontana dagli uomini ma si rende invece ad essi veramente vicino. Per dire che l’insegnamento della vita terrena di suor Nicoli si lega essenzialmente alla sua vita oltre la morte; un’ esistenza – ha proseguito il prelato – che prosegue in cielo nella piena comunione con Dio e che, proprio per questo, è particolarmente vicina a tutti noi e ci consente di chiedere a suor Giuseppina di continuare ad accompagnare i nostri passi perché è nella fede che noi crediamo alla comunione dei santi dato che siamo realmente fratelli in Cristo e loro sono realmente presenti nella storia di ciascuno di noi. Mons. Caschili ha poi proseguito facendo memoria di quando lui da bambino, nato nel quartiere di Sant’Avendrace, non molto distante dal fulcro caritativo dell’Asilo della Marina, ha sentito parlare i suoi nonni e i suoi genitori di questa Suora straordinaria. Nella sua vita – ha dichiarato convinto il Sacerdote – suor Nicoli ha realizzato quello che la Chiesa ci fa pregare quando diciamo “Credo nella comunione dei santi. C’è una bellissima preghiera che noi facciamo nella memoria dei santi, donaci Signore di compiere con l’audacia della fede la via santa che dal fonte battesimale porta alla Gerusalemme celeste. Il tutto per dire che l’arco temporale della nostra Beata suor Nicoli poggia su due punti cardini, il fonte battesimale e la Gerusalemme celeste. Mons. Ferdinando dopo aver tratteggiato la vita in famiglia della giovanissima Giuseppina, si è soffermato sul suo arrivo a Cagliari il 1° gennaio 1885. Ascoltiamolo: Di suor Giuseppina vediamo quello che ci dice San Paolo: Caritas Christi urget nos; è l’amore di Cristo che ci spinge. Non c’è ambito di povertà umana nel quale suor Giuseppina non si sia prodigata: sia in quello dell’assistenza materiale che nella formazione umana; si è impegnata per la formazione scolastica di tante persone, nella formazione spirituale di tante ragazze e di tanti altri che incontrava quotidianamente nel suo apostolato, e intanto, misteriosamente, la malattia cominciava a visitarla, cominciava a indebolire il suo fisico ma non la sua anima, perché nulla veramente interruppe l’opera di carità di questa umile suora. Sappiamo che dal Conservatorio della Provvidenza di Cagliari è trasferita a Sassari come superiora dell’Orfanotrofio delle Figlie di Maria, in via Muroni, poi a Torino, poi nuovamente a Sassari dove si troverà davanti ad una realtà ostile che la metterà in difficoltà; da Sassari tornerà poi a Cagliari all’Asilo della Marina dove continuerà la sua opera di servizio al povero finché il Signore non la chiamerà al premio eterno il 31 dicembre del 1924. Dalla storia di Suor Nicoli possiamo trarre tutti alcune indicazioni per la nostra vita e cioè che il Signore continua a istruirci nel mistero della preghiera… Lui ci da una chiave: soltanto il contatto continuo con Lui presente nella nostra storia, può darci il coraggio di vivere una storia di questo genere. Dobbiamo riscoprire questa verità che non è un qualcosa che a un certo punto si aggiunge alla nostra vita, ma la chiamata alla preghiera è costitutiva dell’essere umano. C’è un testo bellissimo della Gaudium et Spes nel quale si legge: qual è la grandezza dell’uomo? La grandezza dell’uomo consiste nel fatto che dal primo istante della sua esistenza è chiamato al dialogo con Dio. Possiamo dire che la preghiera che ha animato tutta la vita di suor Nicoli è una preghiera costitutiva del suo essere umano. Siamo fatti per un dialogo con il Signore. La liturgia di oggi ci ricorda due cose importanti, una è il richiamo al nostro Credo. Quando lo recitiamo, tra gli attributi di Dio, dichiariamo la sua onnipotenza. C’è soltanto una realtà che rende onnipotente anche l’uomo, ed è la preghiera. Ci sono tanti santi e tanti scrittori cristiani che dicono che davanti alla preghiera dell’uomo Dio si arrende; nella preghiera diventiamo più forti di Dio. Questa realtà ce l’ha consegnata anche Giovanni Paolo II che nella sua enciclica sullo Spirito Santo a un certo punto dice che “quando due mani umilmente si congiungono sulla terra due cuori si aprono in cielo”. Due mani che si congiungono umilmente per la preghiera costringono Dio ad aprire il suo cuore. Lo dice anche il Siracide nella prima lettura, la preghiera del giusto raggiunge il cielo. Il Vangelo di oggi – XXX domenica del Tempo Ordinario – ci presenta una pagina celeberrima, quella del fariseo e del pubblicano, due categorie umane, e ci vengono presentati anche due tipi di preghiera diversi. Da una parte è presentato il curriculum del fariseo che sta in piedi davanti al Signore pensando di poter avere con Lui un rapporto alla pari, (gli legge il suo curriculum come dire “io ho fatto tutto questo, adesso tu dammi la ricompensa dovuta”), dall’altra c’è il pubblicano che sa di non avere nulla da portare davanti al Signore se non il suo peccato. La differenza dove sta? Il primo è impermeabile alla misericordia, il secondo chiede la misericordia e lasciando aperta la porta del cuore la misericordia entra nella sua vita. La misericordia infatti lo raggiunge e il vangelo si conclude con la frase: “e tornò a casa sua giustificato”. La potenza della preghiera ci è testimoniata anche nella lettera di san Paolo di oggi. Questa lettera è il testamento spirituale di Paolo che ci fa vedere che il rapporto assiduo e continuativo con il Signore è capace di trasfigurare la vita dell’uomo. Paolo in carcere sa benissimo di essere un condannato a morte eppure guarda il mistero della morte in faccia, certo che al di là della morte incontrerà il Signore per il quale ha sofferto. La preghiera infonde lentamente nel cuore gli stessi sentimenti di Cristo. Paolo ricorda le tante volte in cui è stato sottoposto a dei processi, più volte è stato giudicato e… “tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto… Solo il Signore mi è stato vicino”. È una forma diversa della preghiera di Gesù in croce: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”. La preghiera crea in noi lentamente i sentimenti del cuore di Cristo e questo è il mistero della vita di suor Giuseppina Nicoli. Quella carità che ha spinto il Figlio di Dio ad entrare nell’opacità della storia umana è la stessa carità che incessantemente ha spinto suor Giuseppina a incontrare tutte le povertà che il Signore le presentava, perché i suoi sentimenti erano diventati quelli di Gesù Cristo. Ringraziamo il Signore per il dono di questa nostra Sorella nella fede il cui sguardo “altro”, umile e semplice, spiazza ogni volta la si guarda; i suoi occhi, che rispecchiano la trasparenza e luminosità della sua anima, hanno visto, contemplato e toccato sempre la povertà della carne di Cristo (Papa Francesco).
Autore: Suor Rita Columbano
Articolo pubblicato da Il Portico
Autore: Mario Girau
Il nome di suor Giuseppina Nicoli, lombarda di nascita e sarda d’adozione, ha varcato i confini nazionali. Segni di devozione e attenzione verso questa Figlia della Carità, elevata alla gloria degli altari il 3 febbraio 2008, arrivano infatti da Albania, Spagna, Polonia, perfino dall’India e dalle Filippine. Ma il centro della venerazione rimane una piccola cappella dell’Asilo Marina, in via Baylle, che accoglie le spoglie della beata. Vi riecheggiano ancora le ultime istruzioni di suor Nicoli alle suore: «Sorelle… amino tanto la loro vocazione… Siano staccate da tutto… facciano sempre la volontà di Dio… Siano ben generose col Signore… la più generosa sarà la più contenta in punto di morte… Coraggio e avanti tranquille!… Io pregherò per loro e pregherò tanto anche la Madonna… Arrivederci tutte in Paradiso… ma tutte!». Questa settimana il reliquiario di suor Nicoli, come si fa da 14 anni, è stato trasferito nella parrocchia di Sant’Eulalia dove dal 19 al 23 ottobre si celebra la festa popolare della beata vincenziana. Aperta dal concerto del coro “Collegium Karalitanum” diretto dal maestro Giorgio Sanna, la “quattro giorni di preghiera” è stata presieduta da don Sandro Abis (20 ottobre), don Gian Marco Lorrai (21 ottobre), don Elenio Abis (22 ottobre). Una suggestiva fiaccolata per le strade del quartiere portuale, subito dopo la messa celebrata dal vicario generale mons. Ferdinando Caschili, riporta domenica sera le reliquie nella chiesetta interna all’istituto diventata ormai un santuario visitato ogni giorno da numerosi fedeli. «Anche questi due anni di pandemia – dice suor Rina Bua, Figlia della Carità operante nell’Istituto – la gente è venuta a trovare suor Nicoli: alla spicciolata, coraggiosamente, nella misura consentita dalle regole del Covid, per invocare la sua protezione e meditarne la vita. Durante la festa popolare del 2020 il parroco don Marco Lai e nel 2021 l’arcivescovo Giuseppe Baturi ci hanno aiutati a far memoria delle belle virtù umane, cristiane di suor Nicoli e di donna consacrata al servizio dei poveri». La beatificazione del 2008, la prima avvenuta in Sardegna, non ha collocato suor Giuseppina in una nicchia di ricordi, ma ne ha moltiplicato la presenza a Cagliari, in Sardegna e nel mondo. Numerose opere e associazioni solidaristiche portano il nome di suor Nicoli, patrona degli operatori Caritas della diocesi cagliaritana. Anche a Sassari attività assistenziali si ispirano allo stile caritativo della “mamma dei piccoccus de crobi” per 40 anni rilanciato a Cagliari da suor Teresa Tambelli. «Siamo in attesa di conoscere – aggiunge suor Rina Bua – l’elenco ufficiale degli istituti e associazioni che nel mondo si ispirano alla beata FdC ormai sarda». Le suore vincenziane hanno un elemento certo di riscontro: la richiesta di reliquie per la consacrazione di altari e luoghi sacri, e di immagini della suora morta il 31 dicembre 1924 a Cagliari. Le Figlie della Carità sono estremamente prudenti. Se la richiesta arriva ufficialmente da un vescovo con tutti i timbri e permessi richiesti dalle regole vaticane, le reliquie si concedono; in caso contrario restano chiuse nei sacri armadi dell’Istituto della Marina. «La prudenza si spiega – dice il vincenziano padre Franco Rana – con la necessità di evitare che significative testimonianze religiose siano usate per fini impropri». Uso consentito è quello di collocare le reliquie di santi e beati, non necessariamente martiri, sotto l’altare in cui si celebra l’Eucaristia.