Con la morte di suor Angela Niccoli vola in cielo un pezzo di storia della Compagnia delle Figlie della Carità in Sardegna. Nata nel 1927 a San Giorgio Piacentino, entra giovanissima in Comunità e, non ancora ventenne, come tante altre nostre Sorelle del “Continente” solca il mare per la prima volta per raggiungere la Sardegna per la sua prima Missione da Figlia della Carità. La vita nella nostra terra, a quei tempi, era assai difficile e tangibilmente povera, lei però era solita dire di essersi da subito trovata felicemente a suo agio e, al momento della divisione in Province della Compagnia in Italia, pur avendo nel cuore la sua bella terra, sceglie di restare nell’Isola. La sua prima destinazione è all’Asilo infantile di Iglesias, Sulcis-Iglesiente nell’angolo sud-occidentale della Sardegna, i cui abitanti erano dediti al lavoro nelle miniere per l’estrazione del carbone e dei metalli. La povertà era talmente tanta che si poteva “tagliare a fette”, non c’erano leggi giuste ed eque per chi lavorava nelle miniere e i contraccolpi della devastazione bellica del secondo conflitto mondiale si avvertivano anche da noi… Suor Angela, il suo nome di Comunità era Suor Teresa, giovane e piena di energie trovava modo di esprimere al massimo, complice la giovane età e lo sprint vocazionale, la vitalità del carisma vincenziano in mezzo ai giovani anch’essi poveri con i poveri. Nel suo tutta data a Dio in Comunità per il servizio dei poveri ha realizzato la sua vita di figlia, di donna e di madre sempre al servizio degli ultimi. Nella gioia del dono mette a disposizione degli altri le sue belle doti naturali relazionali e di vera maestra nell’arte del cucito, del ricamo e del lavoro a maglia, sempre pronta a rendersi utile. Negli ultimi anni della sua vita emerge maggiormente ciò che da giovane talvolta non appare, causa l’urgere del servizio, ossia il lato contemplativo e di preghiera, il silenzio, l’unione con Dio e, in Comunità, una presenza più presente. Il suo sguardo sorridente e benevolo irradia accoglienza e apertura; vive la sua libertà interiore ovunque l’obbedienza la invii. Ultimamente l’abbiamo vista declinare fisicamente pur restando sempre vigile alla presenza di Dio al quale si è consegnata docilmente giorno dopo giorno col declinare delle sue forze. La morte non l’ha spaventata, il Signore gli si è fatto vicino e l’ha trovata pronta all’ultimo passo, quello della consegna definitiva al suo Amore che ora contempla senza veli in Paradiso per l’eternità.
Autore: Suor M.R. Columbano
Omelia di S.E. Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo emerito di Cagliari, per il funerale
Questa pagina di vangelo (Mt 25,31-46) ci aiuta a immaginare l’ingresso di suor Angela in cielo. E non è fantasia perché qui c’è scritto: “Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei più piccoli lo avete fatto a Me”. Non è difficile immaginare tutta la folla di piccoli e poveri, soprattutto di ex carcerati, guidati ovviamente dal buon ladrone entrato direttamente con Gesù in cielo, che sono andati incontro a questa donna che è stata per loro una splendida mamma e soprattutto che ha saputo riconoscere in ciascuno di loro il volto del Signore Gesù. Forse Gesù stesso ha fatto fatica a farsi largo per andarle incontro, toccava a Lui accoglierla, ma c’erano tutti questi altri, che ormai erano diventati somiglianti a Gesù, tutti con il Suo volto, e suor Angela faceva fatica a ritrovare Gesù stesso. Il suo andare in carcere qui sulla terra era un po’ così: una folla di figli e di fratelli, e così il suo ingresso al cielo non è stato molto diverso dalla descrizione che ricaviamo da questa pagina del Vangelo, dove la frase più importante è l’ultima; non l’elenco delle varie tipologie di poveri ma “l’avete fatto a Me”. Questa parola ci porta al di là di ogni sentimentalismo, quel “l’avete fatto a Me” diventa la chiave di lettura per capire come suor Angela è entrata nella comunità del cielo incontro al Signore Gesù. La prima lettura che abbiamo ascoltato, una pagina di san Paolo ai Romani (Rm 8,31-39) è la pagina giusta per coloro che hanno avuto delle condanne: “Chi accuserà? Chi ci condannerà? Chi sarà contro di noi?”. Il Signore ha dato a suor Angela il dono, la grazia, il carisma, di aiutare questi fratelli a guardare oltre la condanna, guardare verso Colui che valorizza ogni sofferenza di questa terra per farla diventare occasione per scoprire ancora di più l’amore del Padre. Abbiamo letto due giorni fa nel Vangelo della quarta domenica di Quaresima la storia di quei due figli: tutti e due non avevano conosciuto il volto del padre. Uno se ne era andato sbattendo la porta, l’altro viveva in casa, ma pur vedendo tutti i giorni suo padre non si era mai accorto di chi fosse veramente quel padre. Bisogna riscoprire questo vero volto del Padre attraverso le varie vicende della vita, soprattutto attraverso gli sbagli, gli errori, che nelle mani di Gesù si trasformano e diventano fonte di salvezza, diventano degli step verso la risurrezione, verso la Vita Nuova. Ascoltando questa Parola di Dio e pensando ai tanti ricordi che ci legano a suor Angela, c’è un canto che mi torna in mente questi giorni, come ho saputo della sua partenza rapida per il cielo, un passo del canto “Deus ti salvet Maria”, dove si dice di Maria, e va bene quindi per ogni consacrata, “Mama, Fitza e Isposa”. Suor Angela era Figlia di San Vincenzo, Sposa di Cristo e questo l’ha fatta diventare Mamma di una moltitudine di figli. Madre di tutti coloro che lei ha amato nel suo lungo servizio del carcere, ma già prima, perché tutta la sua lunga vita religiosa è stata un continuo servizio ai più piccoli: dai più piccoli di età ai più piccoli di livello sociale, e i carcerati sono sicuramente tra i più piccoli perché spesso e volentieri sono colpevolizzati e dimenticati; questo senza nulla togliere alla necessità dell’ordinamento giudiziario di questa terra, ma che non può mai pregiudicare il futuro e la speranza di nessuna persona. Ecco, “Mama, Fitza e Isposa”, cioè “Mamma, Figlia e Sposa”: vorrei che ricordassimo di suor Angela soprattutto questo: una Figlia di San Vincenzo e di Santa Luisa, che divenuta Sposa nelle nozze misteriose con Cristo ha vissuto questa maternità così ampia che tutti abbiamo conosciuto. Una donna pienamente realizzata. Questa è una delle ricchezze che dimentichiamo spesso: il cammino di una vocazione come quella di suor Angela è strada che porta alla piena realizzazione della propria vita. Pienamente realizzata come donna e sposa, come madre, pienamente valorizzata in tutta la ricchezza della sua femminilità discreta ma viva, sorridente e sempre vicina. Non possiamo ricordare suor Angela senza la sua grande famiglia di poveri che ha incontrato e seguito per tanti anni. Guardando a lei e alla sua figura esile e minuta, guardiamo a una vocazione che ha saputo realizzarla come madre, come sposa, come figlia e come donna. In un tempo ricco di riflessioni e di pubblicazioni su questo tema, la cosa che più conta è vedere delle figure concrete, vive, famigliari. Quando ci chiediamo cosa voglia dire “una donna pienamente realizzata come madre e come sposa”, possiamo pensare a lei; ne abbiamo anche altri di esempi, ma questo è qui vicino a noi. Ci può aiutare a capire qual è la strada attraverso cui tutti, sposati e non sposati, ci realizziamo per essere pienamente capaci di amare con tutte le forze, con tutte le energie che il Signore ha messo nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. Un bel messaggio anche per i più giovani, per la loro voglia di amare, di valorizzare e di non sprecare le ricchezze del loro cuore.
Testimonianza di Don Gabriele Liriti, Cappellano della Casa Circondariale di Uta al termine della celebrazione eucaristica
Come Cappellano della Casa circondariale del carcere di Uta (CA), posso dire che suor Angela non sarà dimenticata. Anche in questi giorni e soprattutto stamattina, i detenuti che ho incontrato hanno manifestato tutta la loro vicinanza e gratitudine per quello che hanno ricevuto da lei e per quello “sguardo d’angelo”. Così ricordano suor Angela! Suor Angela era un angelo veramente, aveva uno sguardo che penso rimarrà per sempre impresso nel loro cuore perché tante volte sicuramente avrà spinto questi nostri fratelli a scelte di bene, scelte di conversione. Porto anche il cordoglio e la vicinanza degli Agenti della Polizia penitenziaria, e qui ne vedo diversi in mezzo a voi, tra loro anche l’ex Direttore, dottor Pala. La vicinanza dell’Istituzione è segno che suor Angela non ha parlato soltanto al cuore dei detenuti ma ha parlato anche al cuore degli operatori, di chi nel carcere ci lavora e molto spesso anche tra tante difficoltà. Per suor Angela è stato chiesto il picchetto d’onore, riservato a dei momenti particolari e a persone particolari, ma non è stato possibile organizzarlo, però anche il solo pensiero di poter avere il picchetto d’onore per suor Angela dice la benevolenza e la considerazione che l’Istituzione ha nei suoi confronti. Dirò ai detenuti che adesso non serve più fare la domandina che solitamente fanno per i colloqui, e soliti fare per parlare con suor Angela, ma che possono guardare in Alto e parlarle quanto vogliono. Grazie!
Testimonianza di Don Carlo Cani al termine della celebrazione eucaristica
Ieri sera 27 marzo è volata in Paradiso suor Angela Nicoli, una figlia della carità che ha profumato di bellezza il lungo itinerario della sua esistenza: 94 anni di cui 72 di vita consacrata. Perché ricordarla? Nella vita il Signore ti pone accanto persone che ti segnano profondamente, che entrano nella tua storia con delicatezza e attenzione, che ti accompagnano con amore sincero e profondo. Persone che custodiscono il volto e il cuore e si fanno compagne di viaggio sostenendo nel silenzio orante le fatiche e le gioie del cammino dei fratelli in una condivisione che moltiplica la gioia dell’incontro. Aveva consacrato la sua vita a Dio nel servizio dei poveri sulle orme di san Vincenzo de’ Paoli e di santa Luisa De Marillac. L’obbedienza l’aveva inviata a Iglesias giovanissima, penso sia stata la prima destinazione, nella comunità dell’Asilo del centro Città. Una suora bella e… una bella suora! La conobbi da bambino quando chierichetto servivo la Parrocchia della Cattedrale. Mi affascinava il suo sorriso pieno di luce, la sua dinamicità, la sua creatività, l’entusiasmo contagioso, l’amore alla Comunità, il suo servizio generoso e fedele, il suo ottimismo che ti trascinava ogni giorno alla scoperta di un mondo semplice e bello, un mondo animato da volti e da affetti che generava futuro e speranza. Una vita ricca di carismi, permeata sempre dall’amore ai poveri che accoglieva come segno di benedizione. La parrocchia era la sua casa come dice san Vincenzo. Animava i vari gruppi della catechesi, in particolare quello dei chierichetti, le celebrazioni liturgiche. L’addobbo floreale per la liturgia sempre creativo rendeva ragione del suo amore per Dio e per i suoi misteri. Aveva anche il dono del ricamo… spesso mi incantavo per ore contemplando con lo stupore di un bambino la bellezza che sbocciava dalla sue mani; ero affascinato da un’arte che parlava, che comunicava gioia. Quelle rose che punto dopo punto prendevano forma e bellezza mi conquistavano a tal punto che, pensando al dono del sacerdozio le avevo chiesto di preparami la stola per l’ordinazione! La nostra amicizia si consolidò nel tempo e nonostante i vari trasferimenti, fedele all’obbedienza, testimoniò nella fedeltà quotidiana il primato di Dio che prende volto nei fratelli e nelle sorelle che incontriamo nel nostro cammino. In tutti questi anni, sono ormai 67, mai è venuto meno il ricordo, il sostegno, il reciproco affetto unito alla preghiera. Un cammino condiviso, un cammino abitato da una presenza materna attenta e premurosa, sollecita e discreta. Gli ultimi 30 anni li ha dedicati ai carcerati. Una passione che ogni giorno si rinnovava nell’offerta al suo Signore, toccando la carne degli scartati e degli esclusi. Una missione profondamente vissuta, incarnata nelle situazioni più varie e spesso complesse, un amore redentivo. Le sue giornate profumavano dl autentica carità, mai ripetitiva; ogni gesto o parola aveva sfumature diverse, la tensione di farsi uno con chi gli stava accanto. Andare in carcere per lei era “dare la vita”, mettersi in ascolto era l’arte di ricostruire dignità e nuove possibilità, offrire tempo e attenzione era un ministero di benedizione e di speranza. Negli ultimi tempi quando le forze sono venute meno, l’unica nostalgia era il carcere… una nostalgia che generava in lei fantasia e impegno per soccorrere in modo diverso quei volti che aveva contemplato. Una Figlia della Carità autentica… al suo arrivo in paradiso, proprio come ha detto Mons. Miglio durante la sua Omelia, penso sia stata salutata così: “Vieni serva fedele perché ero carcerato e sei venuta a visitarmi”… L’ultima volta che ci siamo sentiti è venerdì 25… avevo chiamato per farle gli auguri per la Rinnovazione dei voti. Non rispose subito ma poi mi chiamò… una voce flebile, stanca, sofferente… Sto molto male, mi disse. Rimasi sorpreso perché impreparato… poi parlando con Suor Rosetta ho capito la gravità della situazione. Suor Angela – per me suor Teresa – grazie perché sei stata per me madre, sorella. compagna di viaggio. Continua a contagiarmi con tuo sorriso e con la tua passione per gli ultimi.
Lettera inviata alla Comunità delle Figlie della Carità dalla Dott.ssa Maria Grazia Caligaris, Presidente della Associazione “Socialismo, Diritti e Riforme”
Le socie i soci dell’associazione desiderano esprimere a tutte le Sorelle Figlie della Carità le condoglianze per la perdita della cara Suor Angela Niccoli. Il suo impegno caritatevole e di genuino amore non può lasciare indifferente chi l’ha conosciuta. Per noi che svolgiamo attività di volontariato nella Casa Circondariale di Cagliari, prima a Buoncammino e poi a Uta, Suor Angela ci ha insegnato l’umiltà e il fare senza aspettare niente in cambio.L’abbiamo sempre definita l’Angelo di Buoncammino e Le abbiamo assegnato, insieme alla Fodapa di Cagliari, la prima edizione dell’annuale nel 2012 il “Premio Solidarietà Donna”, ma Lei è stata nella nostra vita un concreto esempio di grande umana pietà e gentilezza. Attraversando i corridoi del carcere, con passo leggero e fermo, tutti si chinavano alla Sua piccola imponente figura. Regalava un sorriso, una buona parola, un ammonimento, un gesto, con una dolcezza che attraversava il cuore di chiunque. L’abbiamo vista accudire bambini e mamme spaventate, insegnare a ricamare e far realizzare lavori di altissimo valore. L’abbiamo vista soffermarsi con uomini dall’aspetto forte e rude quasi trasformarsi specchiandosi nell’azzurro dei Suoi occhi. L’abbiamo sempre vista in attività, instancabile e sempre pronta a ricominciare. Le abbiamo voluto bene e resterà sempre nei nostri cuori, siamo certe è certi che dal Cielo saprà ancora rivolgere verso di noi uno sguardo benevolo e ci farà da guida, come una splendente Cometa. Grazie suor Angela!
Riportiamo di seguito l’articolo di Paolo Matta per L’Unione Sarda del 29 marzo 2022
Addio a Suor Angela Niccoli la suora gli occhi blu che si dedicò ai detenuti
Era l’angelo custode di tutti carcerati. Per tanti, quella mamma che avrebbe voluto avere. A Buoncammino prima, a Uta poi, per lei non c’erano sbarre o controlli: quelle celle erano diventate la sua seconda casa, tutta la sua vita. Suor Angela Niccoli era, prima di tutto, una “rassicurante presenza” perché quell’opera di misericordia corporale “ero in carcere e siete venuti a trovarmi”, lei se l’era tatuata sulla pelle e sull’abito religioso delle Figlie della Carità.
Al servizio degli ultimi
Avrebbe compiuto 95 anni il prossimo 23 giugno. Nata a San Giorgio Piacentino nel 1927, Suor Angela Niccoli arriva in Sardegna nel 1954: superiora a Sorso, viene trasferita a Cagliari che diventerà la sua città d’adozione. Responsabile del Conservatorio della Provvidenza gli anni ‘70 superiora della Casa di riposo di viale Sant’Ignazio, dal 1989 lavora costantemente nel carcere di Buoncammino: il suo non sarà solo un impegno spirituale ma un servizio è una donazione senza limiti a tutti i detenuti. Dai francobolli e la carta da lettera per consentire ai reclusi di scrivere e familiari lontani, al ritiro di documenti, dalle necessità più umili alla cura dei bambini delle detenute. «Una vera istituzione, non solo per gli ospiti del Penitenziario ma anche per tutti gli operatori penitenziali, a partire dagli agenti e dagli educatori», dicono le sue Consorelle.
Il premio
Due occhi celesti che parlavano di cielo e un perenne, dolcissimo sorriso; sulla sua bocca mai una parola di condanna, mai un giudizio, sempre la ricerca della soluzione anche se problema sembrava umanamente insormontabile. «Non c’è persona che non abbia amato suor Angela per la sua umiltà e grandezza di cuore, una religiosa in cui risiedeva, ed era visibile l’amore per il prossimo», dice Maria Grazia Caligaris fondatrice dell’Associazione “Socialismo, Diritti, Riforme”. In collaborazione con la Fidapa Cagliari, nel 2012 alla religiosa andò la prima edizione del premio “Solidarietà Donna”. Ancora più eloquenti le parole che in quell’occasione pronunciò Gianfranco Pala, storico direttore del carcere cagliaritano di Buoncammino: «Al di là di qualche retorica, non c’è un’altra persona che meriti un premio di solidarietà al pari di suor Angela. Oltre all’umiltà, alla caparbietà e determinazione con cui quotidianamente vive l’esperienza dentro Buoncammino, ha la pazienza di ascoltare e soccorrere non solo chi non ha mezzi materiali ma soprattutto chi non ha famiglia, parenti, affetti. Chi è solo. Questo la rende unica e meritevole di ammirazione».
La malattia è la morte
«Se n’è andata in una settimana. Ha lavorato con noi fino all’altro giorno», ricordano le sue consorelle, «pensando sino all’ultimo istante sempre e solo i poveri». Suor Rina Prevosto, che l’ha sostituita nel servizio ai carcerati, non fa che ripetere: «i detenuti e le detenute mi chiedevano sempre e solo di lei. Anzichè salutarmi con il buongiorno mi dicevano: “E suor Angela come sta?”». I funerali di suor Angela, considerata l’erede spirituale di suor Giuseppina Nicoli e suor Teresa Tambelli, questo pomeriggio alle 15 nella Casa provinciale di via dei Falconi. Anche se in Quaresima, per lei risuonerà l’Alleluia Pasquale.