Suor Nicoli e Suor Tambelli lo sapevano, perciò non si sono risparmiate: la loro vita tutta spesa per i poveri, vicine agli ultimi della società, catechiste eccezionali, educatrici moderne, donne di preghiera e di fede. Non avevano problemi a interrompere l’adorazione eucaristica per correre in aiuto di una famiglia che chiede aiuto. Lasciare Dio per il povero si può, si deve. Le due Figlie della Carità, continentali per nascita e sarde d’adozione, sapevano che “La carità è come la continuazione dell’incarnazione”. Una lezione rilanciata dall’arcivescovo Giuseppe Baturi domenica 24 ottobre nel corso della celebrazione liturgica partecipata dalla famiglia vincenziana sarda, da Caritas diocesana col suo direttore don Marco Lai anche parroco di Sant’Eulalia, sindaco Paolo Truzzu, e da numerosi volontari organizzata per ricordare la beata suor Giuseppina, le sue opere e la sua vita. “È impressionante la capacità di suor Nicoli di creare associazioni; perché il povero, cioè la persona bisognosa, siamo tutti noi poveri, altrimenti – ha detto l’arcivescovo – non possiamo fare la carità agli altri se non ci riconosciamo noi poveri. La carità non marca la differenza tra chi giace a terra e gli altri, ma coinvolge tutti nel proprio riscatto. Perché gli uomini devono essere protagonisti della propria rinascita, devono poter partecipare alla costruzione di un futuro migliore, per sé e per la propria comunità”. Questo hanno fatto prima suor Nicoli e poi suor Tambelli a Cagliari con la meravigliosa macchina di pace messa in moto nell’istituto di via Baylle e in tutta la città: scuola di religione per oltre 200 ragazze; scuole dell’infanzia, elementari medie e superiori; ritiri spirituali per le lavoratrici delle Manifattura tabacchi, sostegno alle domestiche cagliaritane riunite nell’associazione “ Santa Zita”, primo circolo cagliaritano della Gioventù femminile di Azione Cattolica; “Damine di carità” – prima fondazione in Italia – per la visita dei poveri a domicilio. Un motore solidaristico che, con forme e modi adeguati alle nuove realtà, continua ancora oggi. Nel Vangelo della terza domenica d’ottobre il senso della carità vissuta da suor Nicoli e suor Tambelli. Il cieco Bartimeo incontra Gesù partendo da Gerico. “C’è un cambiamento radicale che accade per strada e rinforza l’incontro con Cristo, un incontro che apre alla possibilità piena di ciò che il cieco spera, e lui spera nella misericordia e nella vita”, spiega monsignor Baturi davanti ai rappresentanti dell’associazione “suor Giuseppina Nicoli” presieduta da padre Franco Rana . Ai fedeli che hanno partecipato alla liturgia eucaristica, accompagnata dal coro dell’associazione “Musica viva” dal 2003 diretto da Maria Paola Nonne, il vescovo ha trasmesso un altro punto fermo della lezione vincenziana di suor Nicoli e suor Tambelli: “Dobbiamo imparare che la più grande carità è chiamare per nome le persone, chiamarle per uno scopo, a un impegno e a un incontro. Come è successo a Bartimeo che, gettato via il mantello, balza e va da Gesù perché chiamato e ascoltato”. “La nostra opera – aggiunge l‘arcivescovo – è come il volto di Dio: possiamo far vedere agli altri che Colui che invocano, «abbi pietà», cioè «vieni Signore» perché la pietà è Dio: è presente, è vicino, è dentro il mio percorso, nella mia strada. Questa è una cosa eccezionale per cui dobbiamo sempre ringraziare; anzitutto non per le virtù eroiche dei nostri Santi, ma per la grazia di Dio che non ci abbandona mai, che viene nelle nostre strade, si lascia vedere per poter avere misericordia di tutti gli uomini che gridano”. Un forte legame unisce chiesa di Sant’Eulalia e Asilo della Marina, nel 1943 per alcuni mesi, a causa della guerra, eletto «l’altra sant’Eulalia»: il parroco don Mario Floris vi trasferì la parrocchia. Le braccia della solidarietà delle suore vincenziane ieri, come oggi, si estendevano fino alle periferie cagliaritane, ma cuore e polmone della carità erano non solo all’Asilo della Marina ma anche a sant’Eulalia dove alle 6 del mattino ogni domenica suor Nicoli e suor Tambelli chiamavano a messa i Marianelli. “ Vedere i Marianelli che sono lì, in piedi, che vanno verso Gesù e che continuano a correre, significa – ha detto l’arcivescovo Giuseppe Baturi – che è accaduto qualcosa di Divino. Perché solo Dio permette all’uomo di rialzarsi e camminare. La straordinaria testimonianza di suor Nicoli dice anche un’altra cosa: che la pietà non marca la differenza tra l’uomo buono e il bisognoso, ma anzi lo coinvolge dentro il riscatto della propria vita. È per questo che la vera carità diventa educazione, volontà di seduzione, volontà di far crescere, mette insieme”.
Autore: Mario Girau