Negli anni del superiorato di suor Teresa Tambelli – praticamente 40 anni (1925-1964) – all’Asilo Marina era sempre “giornata dei poveri”: di quelli in spirito, ma soprattutto di coloro che avevano fame di pane e companatico. Lo sapevano tutti a Cagliari che bastava bussare al portone di via Baylle 67 e un pentolino di minestra era assicurato, molte volte accompagnato dal pacco viveri che la suora di turno in portineria aveva sempre pronto. Qualcuno chiamava l’Asilo il “pronto soccorso” dei poveri, altri la “centrale della carità”: questo il ruolo dato all’Istituto, fondato nel 1864, prima da suor Giuseppina Nicoli e poi da suor Tambelli. Una centrale di carità itinerante, mai ferma ai poveri (molti) della Marina, che praticamente abbracciava gran parte della città. I documenti conservati nella Casa Provinciale delle Figlie della Carità riferiscono di sistematici “viaggi” di suor Tambelli nei quartieri di Montixeddu, Palabanda, Giorgino, con borsoni di viveri e incontri con le famiglie. Straordinaria la missione della suora serva di Dio – il suo processo diocesano per la causa di beatificazione è stato chiuso esattamente 13 mesi fa in cattedrale, il giorno dopo l’annuncio della nomina di monsignor Giuseppe Baturi ad arcivescovo di Cagliari – nel quartiere di Sant’Elia. Subito dopo la guerra sotto il forte di Sant’Ignazio l’unica zona abitata è quella del “Lazzaretto”. Una stanza, massimo due, per famiglia quasi sempre numerosa. Senza luce e servizi, l’acqua assicurata da una fontanella comune. Monsignor Paolo Botto, in città appena da due mesi, nel Natale del 1949 vi celebra la Messa e, commosso per tanta povertà, si adopera perché sia allacciata la luce. Un asilo infantile con cappella costituisce la chiesetta domenicale. Suor Tambelli vi porta le suore nel 1950: devono fare catechismo a bambini scalzi. Qualche anno dopo, quando il Comune costruisce le case del vero e attuale quartiere di Sant’Elia, i nuovi arrivati non vogliono integrarsi con quelli del “Lazzaretto”. La “fusione” sarà opera delle suore “tambelliane” con la catechesi per la prima Comunione trascurata durante il periodo bellico. Suor Tambelli organizza le dame di carità del Borgo. Le arruola tra le ex “damine” della Marina. La prima dama – laureata, insegnante – è sorella di un’alunna dell’Istituto Magistrale “Suor Nicoli”, che coinvolge nell’iniziativa amiche e colleghe e alcune donne del quartiere. Suor Tambelli organizza e coordina perché lo stile vincenziano sia sempre garantito. Le “dame” cittadine visitano le famiglie e procurano i fondi per i buoni-viveri, le “dame” del borgo si dedicano all’assistenza degli ammalati; accompagnano i bambini (gruppi di 25) per le vaccinazioni pre-colonia (tram gratis). Le riunioni delle dame presiedute da don Giuseppe Aramu, che scioglie un inno in onore di Suor Tambelli dopo la morte della religiosa. “Il mio cuore di Pastore – scrive il parroco di Sant’Elia – di questa difficile parrocchia è saturo di gratitudine per lei, la Rev.da Madre, che io considero come l’angelo tutelare della mia parrocchia e a lei mi raccomando nei momenti più difficili del mio ministero pastorale. Come segno di gratitudine a lei, per invocare sempre più la sua protezione verso la parrocchia e per mantenere vivo nel cuore dei parrocchiani tutti il suo amabile ricordo, alla prima riunione dl Consiglio pastorale, tanto raccomandato dal Santo Padre, presenterò una domanda che sarà firmata da tutti i parrocchiani tendente a dedicare a lei una via del Borgo Sant’Elia”.

Autore: Mario Girau – Pubblicato su Il Portico, n.42 del 22 novembre 2020