Presentazione
di padre Richard Mccullen C.M., Superiore Generale
Il celebre storico francese Henri Bremond, nel suo studio sui movimenti religiosi e le personalità della Francia del diciassettesimo secolo fu conquistato dal fascino e dalla profonda spiritualità che emana dagli scritti di San Vincenzo de’ Paoli. Rimproverò quindi amabilmente la comunità vincenziana per aver troppo gelosamente custodito gli scritti di San Vincenzo senza renderli disponibili al grande pubblico. Ritrattò il rimprovero quando, nel 1920, alla vigilia dell’edizione della sua opera magistrale, apprese che era stato pubblicato il primo dei quattordici volumi della corrispondenza e delle conferenze, di San Vincenzo. Se il Bremond scrivesse oggi a ragione lamenterebbe che il mondo anglosassone conosca ancora così poco gli scritti di San Vincenzo. La lingua è una formidabile barriera e il lavoro di traduzione è impegnativo e lento. Gli anni recenti comunque, hanno visto un’accelerazione nel lavoro di traduzione degli seri e un incremento degli studi sui molteplici aspetti dello spirito di San Vincenzo.
Tra gli studi va posto il presente lavoro – In comunità al servizio dei poveri, Lineamenti di spiritualità vincenziana – che il padre Robert Maloney offre a quanti vogliono rendersi familiare la spiritualità di quest’uomo, il cui nome evoca immediatamente non solo i poveri ma anche la sfida di servirli. In modo accurato e completo padre Maloney presenta, con ampi riferimenti alle fonti i punti essenziali della “via” di San Vincenzo. Caratteristica di questo libro sono le deduzioni e le applicazioni pratiche, che padre Maloney ricava dai voti e dalle virtù, che San Vincenzo considera così importanti per una persona chiamata a servire Cristo nei poveri. Questo aspetto pratico del libro, penso, piacerebbe molto a San Vincenzo, che considerava la preghiera del tutto inefficace se non era sostenuta da risoluzioni concrete per la propria vita quotidiana.
Nel ringraziare padre Maloney e nel dare il benvenuto a questo libro, esprimo la certezza che esso aiuterà i lettori ad avvicinare San Vincenzo, che Papa Giovanni Paolo II ha indicato come «uomo di azione e di preghiera, di organizzazione e di immaginazione, di comando e di umiltà, un uomo di altri tempi e dei tempi nostri».
Introduzione
… ha quasi cambiato la faccia della Chiesa
Alcuni anni fa, mentre preparavo una conferenza sulla spiritualità vincenziana, mi recai a visitare una splendida mostra di dipinti di Claude Monet. Tre di essi mi interessarono in modo particolare. Riproducevano ognuno la stessa località sulla Senna, l’uno all’alba, l’altro a mezzogiorno, il terzo al tramonto. Ciascuno aveva una bellezza tutta sua. Nel primo, i raggi diafani della luce filtravano attraverso la densa foschia del mattino che gravava sul fiume. Nel secondo, la superficie del fiume era immersa nella luce del sole e in essa brillavano il verde vivo degli alberi e il giallo e il rosso dei fiori. Nel terzo, lunghe ombre si stendevano sul fiume, mentre una delicata luminosità color porpora ravvivava il cielo della sera. Erano prospettive molto diverse della stessa realtà, con le quali Monet voleva trasmettere un messaggio importante: non si può esaurire una realtà riducendola a un solo momento o ad un solo punto di vista. Succede lo stesso nei Vangeli: la ricchezza di Gesù possono esprimerla solo parzialmente e da vari punti di vista. Il Gesù di Marco è molto umano nella sua “ignoranza”; il Gesù di Giovanni partecipa alla conoscenza di Dio nella lettura del futuro. Nei Vangeli vediamo Gesù come Signore, e lo vediamo come servo sofferente. Lo vediamo affrontare con forza i farisei, e lo vediamo mite come un agnello condotto al macello. Vi è una cristologia ascendente e una cristologia discendente, e altre intermedie.
Lo stesso avviene con i Santi. Non è facile raccogliere la loro ricchezza in una parola o in una singola espressione. Un solo fotogramma di San Vincenzo o di San Francesco d’Assisi non potrà mai dirci tutta la loro multiforme ricchezza. Non vissero unicamente in un dato momento o in un dato posto. Non furono influenzati da una sola persona. Non hanno realizzato soltanto un’opera. La visione di Gesù che ebbero i Santi è ricca, e le loro vite risplendono davanti ai nostri occhi come sfaccettature di uno splendido brillante. Questa è la ragione per cui si discute su che cosa costituisca l’essenza della spiritualità di San Vincenzo. Alcuni la fanno consistere nel compiere la volontà di Dio, altri nel seguire la Provvidenza. Alcuni la vedono nel modo di unire preghiera e azione; altri la pongono nella semplicità e nell’umiltà. Alcuni, forse più verosimilmente, sostengono che il servizio dei poveri fu tutto per San Vincenzo ed è stata la forza trainante di tutta la sua attività, compresa la formazione del clero. Tutti presentano una parte di verità. Tutti però sono, in qualche modo, incompleti. Ciascuno esprime un aspetto della spiritualità di San Vincenzo, ma nessuno ne coglie l’insieme, il contesto in cui vanno collocati i vari aspetti. Anche questo lavoro, nel suo tentativo di descrivere la spiritualità di San Vincenzo, sarà uno sforzo parziale e inadeguato.
Il Cristo di San Vincenzo mi ha sempre affascinato. «Egli si qualifica l’Evangelizzatore dei poveri», scrive San Vincenzo. Questo è il Cristo che si trova al centro della sua spiritualità. Ma andiamo con ordine. Darò prima un breve cenno su San Vincenzo; dirò poi una parola sulla spiritualità in generale; e, infine, ,ima parola sulla spiritualità vincenziana.
Un breve cenno su San Vincenzo
Quest’uomo straordinario, nato a Pouy al sud della Francia nel 1581, si avviò al sacerdozio in cerca di una sistemazione. Sotto la guida di direttori spirituali come San Francesco di Sales, il cardinal Bérulle André Duval, giunse ad una straordinaria conversione, e offrì la sua vita a Dio per il servizio dei poveri. Nel 1625 fondò la Congregazione della Missione, una comunità di preti e di fratelli laici, il cui scopo è di «portare il lieto annuncio ai poveri». Nel 1633, insieme a Santa Luisa de Marillac, fondò le Figlie della Carità, una forma di comunità a quel tempo nuova, nella quale le suore vivevano “nel mondo” per servire corporalmente e spiritualmente gli ammalati e i poveri. Nel 1617 aveva già fondato le Confraternite della Carità, organizzazioni parrocchiali di laici, uomini e donne, chiamate poi Dame della Carità, destinate ad assistere corporalmente e spiritualmente i più bisognosi. Questi gruppi sono ancora numerosi.
Preoccupato della riforma del clero, organizzò ritiri per gli ordinandi e fondò seminari per tutta la Francia. A Parigi e altrove organizzò le “Conferenze del martedì”, alle quali partecipava gran numero di sacerdoti. Nato contadino in Guascogna, divenne consigliere del re Luigi XIII, che assistette sul letto di morte, e della regina Anna d’Austria; fu amico e confidente di santi come Francesco di Sales, Giovanna Francesca di Chantal, Alain de Solminihac e Luisa de Marillac. Quando morì, il 27 settembre 1660, tutta Parigi lo pianse. Oggi è conosciuto in tutto il mondo come Patrono delle opere di carità. La sua spiritualità ancora oggi anima centinaia di migliaia di laici, uomini e donne, preti, suore e fratelli laici che seguono le sue orme.
Una parola sulla spiritualità
La spiritualità è una visione stimolante, una forza propulsiva. È, da un lato, un modo specifico, con cui la persona si radica in Dio; e, da un altro lato, il modo specifico con cui la persona si rapporta con il mondo creato. È una intuizione che diventa principio di azione. È una visione che genera energia e la canalizza in una direzione particolare e con ciò mette la persona in grado di trascendersi. Per il cristiano, è un modo di vedere Cristo e di essere in lui, che dirige le sue energie al servizio del Regno. Gli scrittori contemporanei sottolineano l’impulso trascendente della spiritualità, cristiana e non. Sandra Schneiders la descrive come «l’esperienza di uno sforzo cosciente di vivere la propria vita in termini non di isolamento e di egoismo, ma di autotrascendenza verso i valori supremi». Le caratteristiche principali della spiritualità, comunemente accolte oggi dai teologi, sono incluse in questa definizione: l’integrazione personale, progressiva e consapevolmente perseguita in vista di un valore supremo. Nel caso di San Vincenzo è Cristo, l’Evangelizzatore dei poveri.
Una parola sulla Spiritualità vincenziana
Lo spirito della Famiglia vincenziana scaturisce dallo spirito del suo Fondatore. Le Costituzioni della Congregazione della Missione da non una descrizione schematica di questo spirito e della spiritualità di San Vincenzo, molto valida, ma, per le ragioni ricordate, necessariamente incompleta. Presento un breve schema dello spirito vincenziano basato sugli articoli 4-7 delle Costituzioni della Congregazione della Missione, del 1984:
Lo Spirito vincenziano è lo Spirito di Cristo mandato a predicare il lieto annunzio ai poveri. Si esprime nelle massime evangeliche spiegate nelle regole comuni.
Si concretizza nell’amore e la venerazione verso il padre nell’amore compassionevole ed effettivo per i poveri.
Nella docilità alla divina provvidenza
La semplicità
L’umiltà
La mitezza
La mortificazione
Lo zelo per le anime
Gesù è la regola della missione e il centro della sua vita e della sua attività
Possiamo trovarvi materia per un’ampia meditazione e addirittura per un intero ritiro. È facile rilevare come le Costituzioni della C. M. presentano una visione dello spirito vincenziano, per un lato unitaria, perché scaturisce dalla contemplazione di Gesù Cristo evangelizzatore dei poveri; e, per un altro lato, diversificata per le molteplici ricchezze e sfaccettature di quella contemplazione. La scelta di San Vincenzo è chiara. La visione che offre ai suoi, non è la visione di Cristo maestro, quale potrebbe essere quella dei Fratelli delle Scuole Cristiane, né la visione di Cristo medico, quale potrebbe essere quella di una comunità dedita agli ospedali, ma del Cristo evangelizzatore dei poveri. I Vincenziani sono chiamati a seguire il Cristo descritto da Luca, caratterizzato dalle parole con cui egli inizia il ministero pubblico: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore». La spiritualità di San Vincenzo scaturisce dalla sua contemplazione di questo Cristo. È lo spirito dell’Evangelizzatore per eccellenza, vivo e operante in San Vincenzo e nel nostro mondo. Si esprime nell’amore e nella venera zione per il Padre, nell’amore fattivo e compassionevole per i poveri, nella docilità alla Provvidenza, e nelle cinque virtù missionarie della semplicità, dell’umiltà, della mitezza, della mortificazione e dello zelo. Coloro che vivono secondo lo spirito vincenziano sono chiamati a contemplare di continuo questo Cristo. Questo Cristo è la regola della Missione. Il Cristo di Luca 4, 18 è al centro della spiritualità dei membri della Famiglia vincenziana e li chiama a procedere con lui nel suo cammino. Senza di lui il cammino sarebbe senza senso e vuoto. Di questo Cristo, San Vincenzo potrebbe ripetere ai suoi le significative parole del Deuteronomio: «ti legherai il suo nome alla mano come un segno, ti sarà come un pendaglio tra gli occhi e lo scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte» (cf. Dt 6, 8-9).
Gli aspetti della spiritualità vincenziana, che saranno trattati in questo libro, si possono indicare nel grafico seguente:
Cristo evangelizzatore dei Poveri
Vangelo – Regole Comuni
Amore e venerazione – Semplicità
verso il Padre – Umiltà
Amore per i poveri – Mitezza
compassionevole e fattivo – Mortificazione
Docilità alla Provvidenza – Zelo per le anime
Autore: Robert Maloney, C.M.
CLV – Edizioni Vincenziane