Conclusione

Le Conferenze ai Preti della Missione possiedono, come si è cercato di mostrare, una loro architettura spirituale. Ma ciò che vi spicca maggiormente è lo spirito carico di fede e carità che vi si respira. In esse traspare soprattutto il fervore spirituale di san Vincenzo nell’educare quei primi confratelli che si erano uniti attorno a lui dando vita ad un “drappello di missionari” che avessero come forma di vita quella di imitare la vita apostolica di Gesù con i suoi discepoli. Egli non era uno scrittore, ma un formatore. Lo scrittore usa la parola per spiegare, illuminare, far capire. Il formatore esorta per suscitare una convinzione che porti ad agire. San Vincenzo è così: procede a slanci spirituali e ad elevazioni del cuore. Non è un intellettuale, né un letterato, né un teologo. Parla dal cuore. Non è neanche un moralizzatore. Non si mette a giudicare i suoi missionari. Li prende così come sono e ne rilancia le energie verso una positività. E’ un educatore nato, che conosce la forza delle parole buone che rigenerano gli entusiasmi deteriorati dalla debolezza umana, quando è tenuta troppo sotto pressione dalla fatica o è circuita dalla passione. Vive in prima persona quello che dice agli altri. E da questa condivisione emotiva trascina tutti a esperimentare che fare la volontà di Dio non è qualcosa di estraneo all’animo umano, ma è la fonte della pace interiore. Quello che nasce sotto i suoi occhi è l’avventura di un movimento dello spirito, non un’istituzione. Non ha nulla su cui fare leva, se non la libertà dei suoi amici. Questa libertà non la lascia però abbandonata all’anarchia dei sentimenti: la sprona, la blandisce, la incoraggia, la provoca. Egli sa che senza libertà non è possibile alcuna sequela di Cristo, ma sa anche che la libertà è un elemento fragile della condizione umana. Così non la forza oltre misura: cerca piuttosto di farla muovere con il calore dell’esempio e della testimonianza. Esorta alla virtù mediante la valorizzazione dell’ordine degli affetti. E tutto per realizzare quell’unità della Compagnia che è il bene dei beni, poiché da quest’unità fraterna può avvenire l’evangelizzazione dei poveri mediante la carità: E’ stata per me una vera consolazione, tre o quattro giorni fa, vedere la gioia che traspariva da una persona che usciva di qui [Casa di San Lazzaro], perché vi aveva osservato, diceva, una cordialità, un’apertura di cuore e una semplicità deliziosa (sono parole sue), che l’avevano grandemente commossa. Orsù, fratelli, se vi sono persone al mondo che devono impegnarsi ad essere così, sono coloro che hanno incarichi come i nostri: missioni, seminari e tutto il resto, in cui è necessario entrare in relazione con le persone per conquistare le loro anime. E ciò non è possibile senza un volto affabile e grazioso. A questo miravano le Conferenze ai Preti della Missione: ad entusiasmare i missionari nel vivere secondo la grazia della vocazione per rendere visibile la novità che la lieta notizia dell’Incarnazione del Figlio di Dio ha introdotto nella storia dell’uomo.