Tra i primi confratelli che si erano quasi immediatamente aggregati ai sette fondatori delle Conferenze di Carità e nel clima di fervore caritativo animato da Suor Rosalie Renduci, fu anche Jean-Léon Le Prevost. Fu lui a proporre, il 4 febbraio 1834, il nome che la piccola società avrebbe preso e mantenuto fino a oggi: Società di San Vincenzo de Paoli, invece che Società delle Conferenze di Carità. Era il più vecchio del gruppo: 31 anni. All’entusiasmo dei giovani confratelli univa la saggezza e concretezza dell’età matura. Fu per anni presidente della Conferenza St-Sulpice, la seconda conferenza parigina. Jean-Léon Le Prevost si era impegnato con gli altri confratelli ad assistere i bisognosi nelle loro case. La frequenza di certe situazioni sollecitava la creazione di nuove istituzioni. Per le ragazze ci pensavano le Suore. La stessa Suor Rosalia aveva un istituto con 200 ragazze in Rue de l’Épée-de-Bois. Vi aveva aggiunto un laboratorio di cucito, un asilo, e poi un nido per facilitare alle mamme di impegnarsi nel lavoro. Ad interessarsi dei maschietti erano i Confratelli della Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli, i quali incominciarono a delineare dei settori di intervento: assistenza ai giovani carcerati, agli orfani da avviare a un lavoro, ai giovani senza istruzione e lavoro. Le Prevost si interessava ai giovani carcerati. Aprì anche una biblioteca: dava così occasione ad alcuni adulti di scambiarsi le opinioni sui loro problemi. Fondò un gruppo chiamato Santa Famiglia, per radunare le famiglie bisognose, dare loro una formazione umana e cristiana e ricrearsi un po’: noi lo chiameremmo “circolo familiare”. Questa sua iniziativa in pochi anni si è estesa a tutta Parigi ed altrove.
L’esperienza di 11 anni tra le miserie aveva fatto scoprire che la pratica della carità era, ed è la via migliore per riconciliare le masse dei lavoratori a Dio e alla Chiesa. “La divina Provvidenza, scriveva, in questi tempi invita a salvare il mondo con la carità”. Con l’andare degli anni Le Prevost meditava: “C’è tanto da fare per i poveri… la messe è tanta… non basta dare un po’ di tempo dopo il lavoro della giornata; ci vuole un impegno a tempo pieno”. Nacque in lui l’idea di dare inizio a una nuova famiglia religiosa, che chiamò appunto Fratelli di San Vincenzo de’ Paoli. Il nuovo Istituto avrebbe fatto un lavoro essenzialmente missionario per l’evangelizzazione della masse, e attraverso l’esercizio della carità, in tutte le sue forme, si sarebbe sforzato di rivelare l’amore di Dio verso tutti. L’undici settembre 1844 aveva incontrato Clément Myionnet, anche lui membro delle Conferenze di Angers. Clément aveva le stesse vedute e gli stessi desideri di Jean-Léon Le Prevost: consacrare cioè la propria vita al servizio dei Poveri in una nuova Congregazione Religiosa. La nuova Famiglia ebbe inizio con la benedizione del Vescovo di Angers, Mons. Angebault, dopo la messa da lui celebrata proprio ai piedi dell’altare delle Reliquie di San Vincenzo de’ Paoli, nella cappella di Rue de Sèvres a Parigi. A loro si era aggiunto quel mattino un giovane, Maurice Maignen, che poi entrò a far parte dell’istituto. I primi membri erano laici, usciti dalle Conferenze di San Vincenzo. Dopo qualche anno egli capì che ci voleva l’assistenza spirituale per i suoi protetti. Si fece sentire l’esigenza di avere sacerdoti pronti a dedicarsi pienamente in questa attività. Il primo sacerdote a entrare nel gruppo fu un confratello della Società, il neo sacerdote Henri Planchat, martire della “Commune” di Parigi. Le Prevost sarà ordinato sacerdote il 22 dicembre 1860.
I nuovi religiosi affrontarono le emergenze tipiche di una società in pieno sviluppo industriale, che riguardavano il proletariato operaio, e soprattutto i giovani. Diedero vita a centri per apprendisti e per studenti, a scuole di avviamento professionale e a pensionati per giovani lavoratori, a iniziative popolari come le mense operaie ecc. Maurice Maignen fu coinvolto nella fondazione dei “Circoli Operai”, che, oltre a svolgere un lavoro di assistenza e di sostegno, erano diventati centri di dibattito dei problemi della giustizia sociale. Fece parte del Movimento Sociale cattolico che preparò le basi per l’elaborazione di molte riflessioni sulle quali fu stesa in seguito l’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII.
I legami di Le Prevost con Suor Rosalia Rendu furono frequenti, ma non si è conservato nessuna lettera, nessun biglietto. Al processo di canonizzazione del Padre Libermann, il fondatore dei Padri dello Spirito Santo, il Venerabile Le Prevost scrisse: “Quando nel 1851 venni a Parigi, … ebbi la fortuna di conoscere Suor Rosalia, una vera “Provvidenza” per tutte le miserie di quel quartiere di Parigi. Considerai come una seconda grazia del Cielo il fatto di abitare vicino al Padre Libermann.” Il nuovo Istituto ebbe l’occasione di incontrare anche San Leonardo Murialdo e uno dei primi Salesiani di Don Bosco. Jean-Léon Le Prevost fu riconosciuto eroico nelle virtù il 21 dicembre 1998 e, secondo la tradizione ecclesiastica, è onorato con il titolo di Venerabile. Le Prevost ha steso nel 1847 il suo inno alla carità con queste bellissime parole: “È la carità che suscita e risveglia le anime intorno a noi, le spinge e le riunisce. È pure la carità che ci trascina e ci coinvolge nella sua azione. La carità non sbaglia mai e non rimane lungo la strada: una volta accesa, bisogna che si diffonda, brilli e porti lontano il suo calore. Tutto le serve da alimento: non abbiamo dunque paura, cari amici, non pensiamo troppo alla nostra indegnità che spesso ci arresta e ci rende timidi. La carità, come la fiamma, consuma e purifica. Nella carità saremo purificati, vivificati, per mezzo della carità saremo trasfigurati. Oh! Come mi anima e mi consola questo pensiero! È la carità che ci sospinge e ci assilla, da lei siamo mossi, da lei così ardente, così possente, da lei forza, volontà, amore: amore infinito, amore di Dio”.
L’originaria denominazione Fratelli di San Vincenzo de Paoli divenne in seguito Religiosi di San Vincenzo de’ Paoli. La Comunità ha mantenuto uno strettissimo legame con la spiritualità vincenziana che i primi membri avevano respirato subito nelle prime esperienze di servizio al povero quando si erano inseriti nelle Conferenze di Parigi e di Angers. Ancora oggi la Congregazione si sente parte della Famiglia Vincenziana e partecipa alle iniziative che la Comunità dei Vincenziani propone.
Autore: Leone Galbiati